A sinistra di questa piccola baia, a circa cinquecento metri dalla spiaggia, c'era un'isola, Pondikonissi, ovvero l'"Isola dei topi". Come forma ricordava un triangolo isoscele, ed era fittamente coperta di antichi cipressi e cespugli di oleandro che si affacciavano su una chiesetta bianca come la neve e la sua minuscola canonica. Sull'isola abitava un vecchio monaco, un tipo piuttosto sgradevole, che portava una lunga tonaca nera e un cappello a cilindro, la cui funzione principale pareva quella di suonare di tanto in tanto la campana della chiesetta e la sera andarsene remando lentamente fino al vicino promontorio, dove sorgeva un piccolo monastero abitato da tre anziane suore. [...] Poi al tramonto, quando il sole calando trasformava le calme acque attorno all'isoletta in un lenzuolo multicolore di seta cangiante, remava tornando a casa, come un corvo nero e ingobbito dentro quella sua barcaccia scricchiolante e sconnessa.Gerald Durrell, L'Isola degli Animali, Guanda (1995)
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Già in passato ho avuto modo di parlare, seppur brevemente, di Villa Pisani. Oggi torno ad accennarvene in occasione della prima edizione di Horti Venetiani, una due giorni che si svolge oggi 11 e domani 12 settembre 2010. Nella meravigliosa cornice di questo straordinario giardino si danno appuntamento vivaisti ed amatori in una kermesse di piante rare, arredi da giardino, fiori tropicali ed insoliti, frutta antica, bulbose, piante aromatiche e palustri. Molti i vivaisti noti al grande pubblico: Paolo Borgioli con le sue ortensie, Susigarden con una ricca selezione di piante da fiore più o meno insolite, e tanti altri volti noti della scena florovivaistica italiana. La cornice eccezionale rende l'evento ancora più godibile per l'appassionato. Il biglietto d'ingresso costa 6 €, ma c'è la possibilità con un prezzo maggiorato divisitare l'intero parco di Villa Pisani ed anche di avere una guida a propria disposizione.
Noi siamo tornati a casa ognuno con un ricordo particolare: mia moglie Roberta con una bella peonia erbacea bianca, mia cognata Claudia con una pianta di lamponi davvero notevole ed io... Io ho portato a casa con me il piacere di incontrare finalmente di persona Mimma Pallavicini, persona assolutamente squisita e disponibile, che già avevo avuto modo di conoscere via internet e di sentire telefonicamente. Un grazie ancora grandissimo a Mimma per i suggerimenti ed i consigli ricevuti da lei nelle ultime settimane, incontrarti è stato un piacere ed un onore. Un abbraccio e a presto!
Io vi lascio con qualche scatto rubato in mostra, e l'invito a non farvi scappare l'occasione di andare a visitare domani (o per chi può, anche oggi, fino al tramonto) questa bella manifestazione.
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- Le oche: la razza probabilmente più diffusa era la Pezzata Veneta, a volte forse incrociata con la Padovana.
- Le faraone non erano troppo diffuse; gli animali allevati in genere appartenevano alla colorazione comune.
- Le anatre: erano diffuse in allevamento soprattutto due tipi di anatra. La prima era l'anatra muta o di Barberia, che specie nella colorazione pezzata riscuoteva sempre un grosso successo, grazie alle sue eccellenti doti di produzione di carne e uova. Ad esse erano di solito accostati i germani reali ed alcuni loro ibridi, estremamente apprezzati (nonostante la piccola mole) per la bontà delle carni. In particolar modo si potevano trovare tra i maschi molti esemplari quasi neri; le femmine invece mantenevano la colorazione ancestrale. Sono ancora presenti sul territorio ceppi di anatra muta autoctona, con magnifiche caruncole lisce e nere.
- I tacchini appartenevano di norma a ceppi molto leggeri, paragonabili per taglia e caratteristiche ai tacchini bronzati dei colli euganei. In qualche casa di contadini è ancora possibile reperire capi di colorazione grigio-rossastra, sempre di taglia medio piccola, di origine incerta. Le tacchine erano, come in tante altre parti d'Italia, ampiamente utilizzate per la cova delle uova di gallina.
- Venendo ai polli, erano diffuse diverse tipologie di animali. Erano ovviamente presenti polli autoctoni di tipo mediterraneo, a tarsi gialli, cresta semplice (ripiegata nelle femmine) e orecchioni bianchi. Si mostravano alti sui tarsi e con code piuttosto rilevate, molto diversi dall'Italiana Comune Locale tanto propagandata al giorno d'oggi! Erano diffuse numerose colorazioni: bianca, frumento o collo oro, millefiori. Molto apprezzate erano le galline appartenenti alla razza Cuccola, già citata da Mazzon, chiamate qui cenere o capparola e caratterizzate dalla bella colorazione sparviero. Erano inoltre diffusi diversi capi nani, comunemente noti come chichinei e caratterizzati oltre che dalle piccole dimensioni da un'elevata selvaticità ed indipendenza, e da un'ottima attitudine alla cova. Questo le accumunava certamente ad un altra tipologia di gallina, la pepoleta, gallina nana già descritta da Mazzon e utilizzata principalmente come chioccia, spesso dopo averla fatta ubriacare con pane e vino qualora fosse risultata recalcitrante.