Una neanide di Ramulus thaii. Foto di Andrea Mangoni.

Ieri sera stavo facendo il solito giro, prima di andarmene a letto, per fare da bravo "papà" ai miei "protetti": un'occhio a Chicco, un pappagallino calopsitta trovato lungo la strada dopo un temporale; l'ultima girata alle uova di gallina in incubatrice (sì, lo so che avevo detto che quella di settembre sarebbe stata l'ultima covata dell'anno... ma mi sono state regalate una dozzina di uova provenienti da un ceppo un po' strano, e così...); la solita inconcludente occhiata alle uova di fasmide, per vedere se si sono schiuse... No, frena: stavolta non è inconcludente! Sulla pellicola trasparente che funge da coperchio alla vaschetta-incubatrice, infatti, ci sono la bellezza di tre piccoli insetti stecco, appena schiusi!

Gli insetti stecco appartengono all'ordine dei Phasmatodea o fasmidi, e sono insetti emimetaboli dallo spiccato mimetismo criptico: moltissime specie infatti somigliano incredibilmente a ramoscelli, bastoncini o foglie. Inoltre, tra parecchie specie è diffusa la riproduzione per partenogenesi, che permette alle femmine di questi animali di riprodursi anche in assenza del maschio. Se si aggiunge che molti di questi animali vengono allevati fin dal XIX secolo e che si riproducono a meraviglia in cattività, non c'è da stupirsi del fatto che siano così diffusi tra gli appassionati di animali da terrario.

Ho allevato ininterrottamente insetti stecco dal 1994, fino a quest'estate, qando son morte le ultime femmine di Medauroidea extradentata, purtroppo prima di poter deporre le uova. Non mi era mai capitato prima, in 14 anni di allevamento, di non avere neanche un fasmide, nemmeno qualche ovetto... Ma gli scorsi 12 mesi, tra laurea, matrimonio e l'attuale trasloco sono stati così densi di avvenimenti da farmi abbandonare lentamente quasi tutti gli insetti allevati. Mi restavano le tre suddette femminucce di insetto stecco, appartenenti proprio al ceppo ricevuto 14 anni fa... e purtroppo morte prima di dar vita ad una discendenza. Così, era stato con piacere che avevo accettato l'offerrta di alcune uova, un emse e mezzo fa, da parte di una amica di mia moglie, che si era ritrovata con una notevole eccedenza. La specie in questione è Ramulus thaii, una specie di insetto stecco originaria del parco naturale di Khao Yai in Thailandia ma allevata e riprodotta in cattività da decine di generazioni. Si tratta di un fasmide di dimensioni medio-grandi: le femmine, a zampe distese, possono raggiungere e superare i 20 cm, mentre i maschi, molto più esili delle corpulente compagne, rimangono sensibilmente più piccoli. In questa specie, che si nutre delle foglie di rovo (Rubus sp.) e di rosa (Rosa sp.), oltre che di altre essenze, la riproduzione può essere sia partenogenetica che sessuata. Le uova, schiacciate, a forma di scheggia di legno, deposte a centinaia da ciascuna femmina, schiudono dopo un paio di mesi dando alla luce i piccoli, gracilissimi e lunghi appena un centimetro e mezzo. Allevati a temperature comprese tra i 20°C ed i 25°C, in capo a circa 5-6 mesi essi accrescono le proprie dimensioni attraverso 6 o 7 mute.

I miei nuovi piccoli ora stanno in una vasca adeguata alle loro esigenze, con un bel ramo di rovo fresco da sgranocchiare. Se vorrete saperne di più sui fasmidi, sulla loro riproduzione e sul loro allevamento potrete consultare la pagina del mio sito, Oryctes.com, dedicata all'allevamento di questi insetti:

http://www.oryctes.com/fasmidi.htm

Vi lascio con un primo piano di uno dei piccini nati ieri sera. Non ha degli occhioni adorabili?

Primo piano di una neanide di Ramulus thaii. Foto di Andrea Mangoni.
Primo piano della povera beccaccia (Scolopax rusticola). Foto di Andrea Mangoni.
Quando l'ho vista, povero corpicino spezzato nell'erba, non ho potuto fare a meno di sentire un tuffo al cuore. Era ancora viva, lievemente palpitante, ma già destinata a fine certa. La piccola beccaccia (Scolopax rusticola), col suo piumaggio perfettamente mimetico, sarebbe sembrata un mucchietto di foglie morte al suolo. E invece a morire era lei: una fucilata aveva fermato per sempre il suo volo.
Particolare del piumaggio della beccaccia. Foto di Andrea Mangoni.
Certo, la beccaccia è specie cacciabile... E potrà pure essere - non lo metto in dubbio - che rappresenti un piatto prelibato. In questo caso sarà così: conosco il cacciatore che l'ha abbattuta, un contadino di vecchio stampo, che era abituato - e lo è ancor oggi - a non cacciare per il gusto di portare a casa un trofeo, ma per il gusto tout-court. E' uno di quei cacciatori per cui la battuta di caccia rappresenta il gusto di girare in campagna coi segugi, la contentezza di vedere i propri cani comportarsi con maestria, e se si riesce a portare a casa una lepre o un fagiano per la pignatta, tanto meglio, altrimenti niente crucci e andrà meglio la prossima volta. Insomma, una persona cresciuta quando la fame era tanta, e da bambini bisognava ingegnarsi per racimolare un pò di proteine da mettere nel piatto... e allora, via con le trappolette costruite in casa per mangiare nelle gelide giornate d'inverno un pò di carne, poco importa che fosse di passero o storno, merlo o tordo.
Particolare del piumaggio della beccaccia. Foto di Andrea Mangoni.
Ho conosciuto cacciatori di vari tipi, e accanto a dei perfetti imbecilli ho incontrato per fortuna persone che sanno amare la propria terra e rispettare la natura che li circonda in una maniera complessa ma certamente più vera della passione che muove molti ipocriti. Però questa bestiola uccisa mentre cercava cibo nella lettiera di foglie, che viveva ben distante dall'uomo e che stava attraversando il mio lembo di campagna, mi fa comunque una gran pena. Mi rendo conto che potrà sembrare strano, in fondo io allevo polli, e di certo non sono vegetariano. Ma non riesco a non vedere una sorta di... mutuo scambio, tra me e i miei animali: io cerco di garantire loro la possibilità di vivere una vita degna, rispettosa della loro etologia, in campagna, sotto le vigne... Liberi di azzuffarsi e combattersi, di cercarsi e formare amicizie e legami. Li nutro, assisto alla loro nascita, li curo dalle malattie e li proteggo dai predatori, e loro, tramite le loro uova e più raramente tramite loro stessi, nutrono me. Ma questa bestiola nata e vissuta sempre libera, che non aveva bisogno dell'aiuto di alcuno per badare a se stessa, che sarebbe ripartita in capo forse a pochi minuti e che invece non volerà più, mi fa una enorme pena. E' per questo che, comunque, nonostante abbia trovato più rispetto per l'ambiente in alcuni cacciatori che non in altre persone, innamorate più dell'idea degli animali e dell'ambiente che degli animali e dell'ambiente stessi, io continuerò ad essere contrario alla caccia. Ho scattato qualche foto all'uccellino (non ne avevo mai visto uno e avevo la macchina fotografica con me, perciò...), ma non posterò le immagini della sua agonia. Ve ne lascio solo un ritratto non troppo crudo, ed un paio dei dettagli di quell'arabesco meravigliosamente autunnale che era il suo piumaggio. Spero solo di poter rivedere un suo simile, in futuro, razzolare lungo la mia riva, e spero altresì che non vi siano canne di fucile puntate su di esso.
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