Femmina di ragno crociato (Araneus diadematus).

Il ragno crociato o epeira (Araneus diadematus) è forse uno dei ragni più belli dei nostri giardini, e, per me, è anche legato a ricordi abbastanza... forti. 
Ho una confessione da farvi: per anni sono stato praticamente aracnofobico. Per chi mi conosce, sapendo quale enorme quantità e varietà di animali sia passata da casa mia, sembrerà ben strano, ma in effetti questa paura era legata a un ben preciso episodio della mia infanzia.
Avevo forse 3 o 4 anni, e camminavo in un pomeriggio di aprile nel vecchio orto con mia nonna. Camminavo lungo il viale assolato, circondato dalle alte siepi di ligustro, girandomi verso di lei, quando ad un tratto finii in un nido di ragni sospeso tra due arbusti. I ragni, minuscoli, gialli e neri, iniziarono immediatamente a sciamarmi. Io scoppiai a piangere terrorizzato. Mia nonna mi abbracciò, cercando di consolarmi, ma per anni quel ricordo mi fece fare incubi angoscianti e mi impedì di avvicinarmi con una certa serenità ai ragni, fino a quando non mi ritrovai ad allevare una grossa migale tropicale. Ma questa è un'altra storia... 

Una nidiata di ragni crociati (Araneus diadematus)

Ebbene, quel nido di ragni altro non era che un assembramento di giovanissimi esemplari di Araneus diadematus. Alla nascita infatti questi si riuniscono in gruppi di alcune centinaia di individui, che formano una sorta di sfera sospesa da fili di ragnatela. Al minimo disturbo i piccoli ragni si disperdono velocemente, disorientando così ogni eventuale predatore; a pericolo cessato, poi, il gruppo si ricompatta. 

Una femmina di ragno crociato ha catturato una zanzara tigre.

Il ragno crociato è uno dei ragni più grossi del nostro Paese; la femmina può raggiungere a maturità i 2 cm di lunghezza e una legspan (diametro da zampa a zampa) di quasi 6 cm. I maschi sono sensibilmente più piccoli e snelli. La colorazione può variare parecchio, ma di norma si può riconoscere, nell'area dell'addome, un motivo fogliforme su cui spiccano delle macchie più chiare che formano una croce grossolana, da cui questi animali hanno derivato il proprio nome comune.

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Proprio il disegno a croce ha valso a questo ragno la nomea di esser particolarmente velenoso, cosa assolutamente falsa: a meno che non si sia ipersensibili, il morso di questi ragni è innocuo e poco doloroso. Del resto sono animali che cercano la fuga piuttosto che attaccare un eventuale assalitore, per cui il rischio di morso è davvero remoto.

Primo piano di una femmina di Araneus diadematus.

Il ragno crociato costruisce grosse tele orbiculari, regolari e ovaliformi, e può essere osservato sia al centro di esse sia rintanato tra le foglie o i rami ai capi di uno dei fili di sostegno della tela stessa. Qui attende l'arrivo delle prede, costituite da mosche, farfalle, zanzare, cavallette e insetti di varie specie. Non appena i malcapitati finiscono nella tela, il ragno si fionda su di loro attratto dalle vibrazioni causate, e si affretta ad avvolgerli nella propria ragnatela per poi divorarli in pace.
Questo fa sì che il ragno crociato sia uno degli ospiti maggiormente benvenuti in un orto o in un giardino, dove aiuterà a mantenere sotto controllo le popolazioni di insetti nocivi.


I neonati di ragno crociato formano masse compatte...

...che però si sfaldano alla prima fonte di disturbo.

I maschi, più piccoli e sottili delle compagne, si riconoscono anche per i pedipalpi ingrossati. Dopo l'accoppiamento, in cui la femmina può divorare il compagno, vengono deposte fino a oltre 500 uova in un bozzolo sericeo riparato dagli agenti atmosferici, di norma sotto qualche foglia, in una fessura, sotto un ramo o una roccia. Ogni femmina può deporre più bozzoli di uova, nel corso dell'autunno. I piccoli, come abbiamo visto, nasceranno in primavera.

Una femmina di ragno crociato attende le prede a un capo della sua tela.

Insomma, la prossima volta che vedrete questi animali in un angolo, lasciate loro un posto di riguardo del vostro giardino. La loro presenza, anche se non per tutti rassicurante, vi assicurerà una quantità di insetti in meno.


L'alba nella mia campagna.
La primavera scivola leggera tra gli steli d'erba, all'alba, sotto il sole che sorge placido in un cielo terso e infuocato. Con lei si alza la rugiada che ha lavato dolcemente il vigneto, che fortunatamente non ha risentito delle notti fredde di questi giorni. Quest'anno inizierò a cambiare i sostegni di alcune vigne, sostituendo i pali con giovani aceri campestri, per far rivivere anche nei miei campi la magia della vite maritata. Torno indietro, con la rugiada che bagna le scarpe, verso il ricovero dove mi attendono i pulcini che vogliono giustamente la loro parte.

I pulcini di Polverara nati pochi giorni fa. 

I nuovi nati delle mie Polverara sono belli, come tanti piumini neri e bianchi. Avrei voluto poterli far nascere molto prima, ma le cose sono anche quest'anno complicate.
Polpette fatte con gli avanzi di pollo arrosto: un secondo veloce e gustoso.

Riciclare gli avanzi era una delle consuetudini del mondo contadino. Oggi siamo abituati a scartare e gettare un'incredibile quantità di cibo, ma la cosiddetta decrescita passa anche dai nostri piatti: imparare ad usare al meglio e in modo gustoso gli avanzi di altri piatti è importante e abitua a non sprecare. Ecco quindi una ricetta semplice per riciclare i resti del pollo arrosto, ricavando delle ottime polpettine. Vediamo cosa ci serve:

  • 500 gr di carne avanzata di pollo arrosto;
  • Erbe aromatiche a piacere;
  • 2 uova;
  • Una manciata di formaggio grattugiato;
  • Pan grattato;
  • Olio di semi.


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Lavate, asciugate e sminuzzate le erbe aromatiche. Per questo tipo di polpette io trovo interessante un mix di
Relatore Andrea Mangoni
10 Aprile 2017 - ore 20.45
Sede dell'Università Popolare di Camponogara

Il Veneto è a sempre una delle regioni con la maggior vocazione per quel che riguarda l'Avicoltura. La nostra regione ha infatti visto nascere numerosissime razze avicole, di ogni tipo. Ma come hanno interagito queste con il mondo che le ha viste nascere? Che ruolo ha svolto nella loro formazione il mondo contadino veneto, e in che modo (e in quale misura) esse hanno influenzato altri campi come l'arte o la letteratura? 
Parleremo della storia e delle tradizioni contadine delle nostre terre, di razze avicole, di arte e di molto altro ancora in una serata a tema nell'ambito della Settimana della Cultura promossa dall'Università Popolare di Camponogara
Vi aspetto  lunedì 10 Aprile 2017, presso la Sede dell'Università Popolare di Camponogara (Via Papa Giovanni XXIII n° 44, Camponogara, Venezia), alle ore 20.45. Sarà un'occasione per fare AvicUltura. A presto!


Un gallo di Barbuta di Watermael in un giardino mediterraneo.

Negli ultimi anni tra gli appassionati di Avicoltura sono divenute sempre più popolari perché belle, colorate, singolari per forma e portamento: stiamo parlando delle razze nane di polli, spesso chiamate - non sempre a proposito - bantam. 

Si tratta di polli selezionati per avere una taglia estremamente ridotta - spesso i galletti più grossi non arrivano agli 800 grammi di peso. Possono essere razze nane autentiche, ovverosia selezionate solo nella versione mignon, oppure derivate, selezionate cioè come versione nana di una razza di taglia molto superiore. Tra le prime, la Bantam Java, da cui mutuiamo spesso il nome generico "bantam" per le razze nane; tra le seconde, le varie versioni miniatura di Langshan, Leghorn, Italiener, Plymouth Rock, Wyandotte e quant'altro. Ma perché dedicarsi all'allevamento di questi "nanerottoli"? Ecco 5 buone ragioni per farlo.

Un gallo Chabo passeggia ai margini di un sentiero, in giardino.

1) Occupano uno spazio minore. Animali di piccola taglia possono essere allevati agevolmente in spazi ridotti senza che ne abbiano troppo a soffrire. Inoltre i polli nani si prestano bene ad esser ospitati in pollai decorativi, particolarmente belli se posti in un giardino ben curato. Chiaramente daranno comunque il meglio di sé se allevati