Giovane assiolo (Otus scops)


Quest'anno, durante il lockdown, le notti di Camponogara risuonavano del canto monotono e leggermente lugubre del più piccolo gufo italiano, l'assiolo (Otus scops). I nostri nonni lo chiamavano, qui nel Veneziano, "El ciò", e gli avevano dedicato una breve filastrocca: "Ciò, Ciò, no xè pì ora de 'ndare filò".

E a furia di cantarla, questa filastrocca deve aver fatto effetto: l'assiolo infatti è ora piuttosto raro e localizzato, ed non è così comune incontrarlo. Eppure laddove persistono alberi cavi e vetusti, e parchi ben strutturati, può capitare ancora di sentirlo: il suo canto ad esempio si può ancora udire a Venezia, città molto più verde di quanto si crederebbe. 

Immobile, sarebbe scambiato per un ceppo... se non avesse gli occhi!

E anche a Camponogara a quanto pare è tornato, visti i noiosi concerti notturni di questa primavera. Non solo, l'assiolo ha pure nidificato, come dimostra questo pullo rinvenuto oggi da alcuni ragazzi in pieno centro città. Il giovane rapace non aveva però bisogno di aiuto: era caduto a terra nel corso dei primi tentativi di volo tipici di questa specie. Ho quindi provveduto a costruire una cassettina in legno in cui adagiarlo, cassetta che poi ho posizionato su un lato riparato del tronco dell'enorme Pioppo che probabilmente ne ha ospitato il nido. I genitori potranno così continuare a nutrirlo, e lui, sempre più abile e forte, presto si involerà definitivamente, pronto a lanciare il proprio stridulo richiamo nelle notti estive.

Meraviglia.