Il giardino naturale: la giuggiola, un frutto dimenticato da riscoprire.

Il frutto maturo della giuggiola. Foto di Andrea Mangoni.
Lo ammetto. Ho sempre snobbato la giuggiola. La consideravo troppo... "esotica", nella mia ottica di privilegiare sempre e solo le essenze autoctone. E poi, nella mia strada era diventato uno dei classici "alberi-figurina": ce l'ho-ce l'ho-ce l'ho-manca! In pratica, metà della mia vecchia via aveva in giardino A) una giuggiola, B) un melograno, C) una magnolia, D) un ulivo. In più non mi piaceva nemmeno tanto il sapore dei suoi frutti. Eccheccapperi!
Poi, per puro caso, nella mia totale ignoranza ho scoperto che questa pianta non solo è un frutto antico e assai poco diffuso, ma che è pure da sempre tradizionalmente coltivato proprio in Veneto! Così ho deciso di rimediare e mi sono preso la briga di informarmi un po' di più su quest'albero.
i frutti, sia maturi che immaturi, di un albero di giuggiole. Foto di Andrea Mangoni.La giuggiola (Ziziphus zizyphus, da noi chiamata in dialetto zixo£a*) è una pianta di probabile origine africana o medio orientale (anche se c'è chi ritiene che possa esserci pervenuta dalla Cina), ed appartiene alla famiglia delle Rhamnaceae, la stessa dello spin cervino e della frangola. Ben nota già ad Egizi e Sumeri, tanto i Greci quanto i Romani ne apprezzavano le qualità. I frutti, simili a delle olive marroni ed oblunghe, maturano proprio in questo periodo. Dapprima verdi, tendono a virare al marrone-rossiccio con l'età; se consumati quando non sono ancora del tutto maturi, cioè quando sono appena diventati marroni, ma non ancora morbidi, il loro gusto è acidulo, rinfrescante e simile a quello della mela; io confesso di aver scoperto di preferirli così. Se lasciati ammollire e leggermente avvizzire, invece, si addolciscono e assomigliano molto più a dei datteri in miniatura. Contengono un nocciolo unico, dotato di una spina apicale cui bisogna far attenzione al momento del consumo. Ma il frutto non è l'unica parte spinosa della pianta: tali appuntite appendici le ritroviamo anche lungo i rami ed i ramoscelli, e per esperienza personale assicuro che possono risultare ASSOLUTAMENTE dolorose!
Questa pianta ha, nel giardino naturale, un'altro motivo di grande interesse: la sua fioritura, seppure non sfarzosa o eccessivamente evidente, attira numerosissimi insetti impollinatori. Certo non potrà rivaleggiare con la buddleja o con la lavanda, ma sono comunque tantissime le specie di ditteri ed imenotteri che lo affollano quando i suoi piccoli fiori gialli sbocciano lungo i rami.
L'albero del giuggiolo può raggiungere i 5-6 metri d'altezza, ed ha spesso un portamento contorto che gli conferisce un'età apparentemente molto maggiore di quella che in realtà si porta sulle spalle, effetto questo accentuato dalla corteccia rugosa. A fine estate si può moltiplicare questa pianta strapiantando i numerosi polloni che essa emette nel corso della bella stagione, oppure tramite seme, interrando in vaso o in seminiera il nocciolo del frutto. Specie in questo secondo caso l'accrescimento è piuttosto lento. Si può anche propagare tramite innesto. Un tempo pianta abituale nelle corti e nei giardini del Veneto, oggi decisamente è meno comune seppur localmente diffusa; tra gli areali tipici di produzione del frutto spiccano i Colli Euganei ed in maniera particolare il comune di Arquà Petrarca. Leggete anche il bel post di Vera su Terre Basse, sulla sua coltivazione tradizionale in Emilia Romagna a ridosso delle mura delle case. Da essa si ricavava il famoso brodo di giuggiole, un liquore dolcissimo. E passando in ambito... gastronomico, ecco un paio di ricette legate a questi frutti, recuperate da Taccuini Storici e da Frutti Dimenticati.
Marmellata di giuggiole
  1. 1 Kg di giuggiole mature;
  2. 0,5 Kg di zucchero.
Si snocciolano le giuggiole mature e si tritano con un frullatore o con il passaverdure; Si unisce alla polpa allo zucchero in una pentola, e si porta il tutto ad ebollizione. Dopo circa mezz'ora si può provare a vedere se la marmellata ha raggiunto la giusta consistenza, poi si invasa come già spiegato nella ricetta della marmellata ai frutti di bosco.
Brodo di giuggiole
  1. 1 Kg di giuggiole;
  2. 1 Kg di zucchero;
  3. 2 mele cotogne;
  4. 2 grappoli di uva bianca;
  5. la scorza di un limone grattuggiata.
Lasciate avvizzire, all'ombra e in locali areati, i frutti maturi del giuggiolo. Snocciolate, tagliate i frutti a pezzi e metteteli a bollire in pentola assieme agli altri ingredienti, come se si trattasse di una marmellata. Aspettate fino a che non avrete ottenuto una purea densa e cremosa, quindi passate al setaccio il composto, imbottigliatelo e conservatelo al buio e al fresco. Utilizzatelo per accompagnare dei dolci.
Ai lettori del blog che desiderassero coltivare questa magnifica pianta ma che non riuscissero a trovarla in commercio, sarò più che felice di inviare gratuitamente dei lotti di 4 semi fino ad esaurimento scorte. Inviate le vostre richieste a info@oryctes.com.
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*Nota bene: per il nome dialettale della pianta, è stato deciso di adottare come trasposizione scritta il termine zixo£a, in cui la "X" dovrebbe essere letta come una "S" tendente nel suono ad una "Z", e la "£" (corrispondente alla "L" nel dialetto veneziano) come una "E" strascicata.
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Il verde fogliame della giuggiola elegante e scuro. Foto di Andrea Mangoni.

8 commenti:

federico zecchin ha detto...

Ciao Andrea,
credo che il contatto diretto con la Natura e "l'operando" per salvaguardarla e trarne i suoi Frutti sia la fonte di energia assoluta per tutti gli esseri viventi...
...beh! premesso questo,
mi daresti qualche consiglio per far germogliare alcuni semi di giuggiolo?
Grazie
Federico

Andrea Mangoni ha detto...

Ciao Federico,
io in verità non ho mai avuto il problema di farli germogliare, molto spesso trovavo semplicemente le piantine all'ingiro; siccome non ho trovato nulla a proposito in rete, credo che la cosa migliore sia un periodo di stratificazione a 4 °C in frigorifero per 4-5 mesi, poi la semina in vaso in terriccio composto da humus 50% e sabbia 50%; mantieni umido e tieni il vaso in posizione luminosa ma non al sole diretto. Mi viene il dubbio che siano un po' coriacei, per cui magari potresti prima della semina scartavetrarli leggermente con la carta vetrata, appunto. ciao!
PS dovrebbe riprodursi anche per talea!

A. W. ha detto...

Salve,

leggo da un po' il tuo blog, e questo post sul giuggiolo mi da lo spunto per porti una domanda che faccio ai fortunati possessori di un giuggiolo:
è normale che il mio giuggiolo ogni estate fa esclusivamente rametti che cadono in autunno?
complessivamente la pianta non cresce da 4 anni, ovvero da quando l'ho piantata.
Si riempe di fiori e frutti... ma non cresce!!

Grazie e complimenti per il blog.

Andrea Mangoni ha detto...

ciao e grazie mille! Il giuggiolo è una pianta che effettivamente dopo i primi anni cresce molto lentamente, e fiorisce e fruttifica solo sui rametti sottili che ogni anno si formano e cadono. ogni anno produce pochi rami destinati ad accrescere la pianta. per cui è probabile che il tuo albero non abbia nulla che non vada, e che stia solo crescendo molto lentamente. se però non hai visto nemmeno un segno di minima crescita, forse il problema è nell'attecchimento delle radici o nel terreno. ha prodotto polloni alla base?
ciao!

A. W. ha detto...

No, nessun pollone... :-(

Andrea Mangoni ha detto...

ciao, che non emetta polloni è molto strano. può essere che, se la pianta era magari stata coltivata molto a lungo in vaso, al momento del trapianto le radici si fossero spiralizzate e che fatichino complice un terreno poco adatto ad allargarsi e a favorire un nuovo slancio di sviluppo della pianta. prova a fornire una concimazione organica con del buon compost ed una pacciamatura di foglie, e vedi se il prossimo anno le cose non riescano ad andar meglio. ciao e auguri!

andi ha detto...

Da qualche giorno ho trovato delle giuggiole giganti, per la semina vanno trattate come quelle piccole ? Grazie

Andrea Mangoni ha detto...

ciao, sì, credo non ci siano differenze. prova a scartavetrarli leggermente e a tagliare la punta acuminata. ciao!