"Purtroppo oggi si spacciano, con molta disinvoltura, soggetti che nulla hanno della vera razza – sono dei pessimi Crevecour o dei mal riusciti padovani e più spesso degli olandesi di scarto: tanto nell’uno che nell’altro caso, non si tratta che di animali di poco stimabili anche per la pentola. [...] L’importante si è che siano dati dei veri Polverara e non degli animali senza valore, che con essi nulla hanno di comune."
"[...] all’ingiro per la provincia, era una scorribanda di filibustieri che racimolavano tutto ciò che di «Polverara» potesse avere il più lontano segno."
Da Pollicoltura Padovana - 1934 - di Italo Mazzon.
Questi brani del Cav. Mazzon, scritti nel 1934, mi sono tornati prepotentemente in mente stamattina, quando mi sono recato alla tradizionale fiera del bestiame di San Rocco, a Dolo (VE). Aggirarsi tra le bancarelle e le gabbie dei venditori, oggi, è stato davvero... un pò triste. Molti gli animali in vendita, molti davvero belli, alcuni ben tenuti, altri un pò meno. Ma la Polverara... scarseggiava. Un peccato, per una delle razze più antiche del nostro Paese. La maggior parte degli esemplari presenti erano di taglia troppo piccola, oppure troppo giovani per poter essere adeguatamente valutati. Tantissimi poi gli esemplari con ciuffo "sparpagliato", alla Padovana.
Comunque sia, arrivo ad una gabbia che contiene un marasma di polli, tra cui un paio di Padovani Gran Ciuffo giovani, dei Polverara, e poco altro. Vedo un animale che mi interessa, un galletto giovane che potrebbe essere utile per un progetto che ho in mente, e chiedo gentilmente alla padrona dell'animale di che cosa si tratti, intendendo chiedere con questo da quale incrocio fosse saltato fuori.
La risposta mi raggela.
"E' un Polverara".
Secca, diretta, semplice.
Devo aver fatto una faccia parecchio strana, perchè lei si affretta a ripetere, più sicura di prima: "E' un Polverara".
Un Polverara? devo essere rimasto indietro con la definizione di gallina di Polverara. La mia è abbastanza semplice: zampe ardesia, pelle ed orecchioni bianchi, mantello bianco o nero, ciuffo ritto, cresta a cornetti... L'animale che ho di fronte ha mantello blu screziato di marrone, cresta semplice, assenza di ciuffo, zampe verdi (segno di pelle gialla), orecchioni rossi.
Alla fine chiedo direttamente: "No, voglio sapere con cosa avete incrociato la Polverara per ottenere questo gallo!". Risposta, disarmante ma sincera: "Con una gallina comune".
Nella gabbia ci sono esemplari con ciuffi quasi assenti, altri con cresta inesistente, altri con zampe verdi o coda dal portamento davvero troppo basso. Tutti venduti come Polverara.
Me ne vado con un profondo senso di amarezza.
Non ci sono molti dubbi sul perchè la razza stia faticando così tanto a farsi strada e ad entrare nelle case dei contadini e degli amatori! Fino a che si continueranno a vendere, senza serietà alcuna, incroci di prima generazione come razza pura, che genere di animali potrà trovarsi davanti chi muove i primi passi nel mondo dell'avicoltura? Che tipo di credibilità potrà avere la razza, se chi li vende non rispetta minimamente la persona che andrà ad acquistarli? E' un po' il discorso che si faceva riguardo la famosa "Italiana Comune Locale". Certo, anch'io ho nel mio allevamento ibridi ed esemplari che non sono conformi allo standard; ma se mai li cedessi chiarirei da subito ed in maniera inequivocabile quali sono le loro caratteristiche e le loro ascendenze.
L'allevatore dovrebbe avere una forte etica, tanto nell'allevamento quanto nella vendita dei propri esemplari. Fino a quando non verrà coltivata questa dote, al fianco della competenza tecnica e della passione, le tante, meravigliose razze avicole del nostro Paese non potranno mai davvero diffondersi nella maniera che meritano.
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AVICOLTURA E BIODIVERSITA': LETTURE PER SAPERNE DI PIU'
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