Acquario: Sphaerichthys osphromenoides, il gourami cioccolata.

giovane esemplare di Sphaerichthys osphromenoides. Foto di Andrea Mangoni.

In acquariofilia gli Anabantidi sono sempre stati la mia grande passione. Oltre al Betta splendens, di cui ho già iniziato a parlare, ho cercato negli anni di allevare e riprodurre esemplari appartenenti ai più disparati generi, di solito con discreto successo. Uno dei miei desideri, però, era quello di riuscire a tenere il famoso gourami cioccolata (Sphaerichthys osphromenoides), un animale per me bellissimo ma che rappresentava una sorta di... sogno proibito: difficile da trovare in commercio, delicatissimo ed esigentissimo per quel che riguarda le caratteristiche dell'acqua e per la carica batterica della stessa, per anni su questo pesce e sul suo allevamento erano giunte notizie contrastanti. Addirittura la sua riproduzione sembrava avvolta nel mistero: oviparo od ovoviviparo, costruttore di nidi di bolle o incubatore orale? In ogni caso sembrava proprio che, per la sua delicatezza, fossi destinato a penare a lungo per trovare questi pesci.

Sphaerichthys osphromenoides. Foto di Andrea Mangoni.Lungo fino a 6 cm, il gourami cioccolata prende il proprio nome dalla colorazione color cioccolato scuro, ravvivata da strie verticali dorate. E' diffuso in un ampio territorio che comprende Malaysia, Borneo e Sumatra. Se immaginate che pesci così delicati in acquario in natura vivano in acque cristalline e purissime... Beh, vi sbagliate di grosso!! Questi animali sono stati trovati in ruscelli puliti, questo è vero, ma anche in pozze stagnanti eutrofizzate e persino nei canali di scolo dei campi coltivati e degli allevamenti di polli, spesso con concentrazioni di pesticidi da brividi! Eppure, questi gioiellini in acquario sembrano avere l'unica ambizione - come disse Dieter Vogt, se non sbaglio - di morire al solo guardarli storti! Appassionati di labirintici come Horst Linke sono ovviamente riusciti ad allevare questi pesci ed i loro congeneri, e persino a riprodurli con successo. In questo caso, i pesci venivano tenuti in acquari totalmente spogli o quasi, con pH pari a 4,5 - 5, 2-3 °dGH, cambi frequenti, sifonatura costante del fondo (importante perchè sennò si formano i batteri per la decomposizione degli avanzi di cibo), temperatura 26 - 28°C, filtraggio attraverso torba, ecc...

E qui mi vengono una serie di osservazioni in mente... ad esempio, chi sifona il fondo di uno scarico di acqua lurida di un allevamento per polli? O ancora, la carica batterica di una pozza fortemente eutrofizzata è davvero così bassa? Insomma, com'è che dovremmo allevare questi animali in condizioni così palesemente innaturali?

Sphaerichthys osphromenoides. Foto di Andrea Mangoni.

Per me, che sono da sempre un assertore dell'acquario inteso come un mini-habitat (quasi) indipendente, tutto questo è davvero quasi inconcepibile. Se da un lato venire incontro alle esigenze fisiologiche di un pesce è sacrosanto, credo sia necessario d'altronde trovare un modo di allevarlo che non risulti totalmente innaturale. In fondo, se in natura questi pesci colonizzano acque tanto diverse da loro, devono possedere in bagaglio potenziale di adattabilità notevole... forse - e dico FORSE - l'unica vera sfida è fargliela tirare fuori. L'idea che mi sono fatto è che questi animali siano soprattutto molto sensibili ai bruschi cambi di valori dell'acqua, e che reagiscano abbassando fortemente le loro difese immunitarie. Per questo è più importante che mai, al momento del passaggio da sacchetto di plastica ad acquario, fare un adeguato ambientamento aggiungendo all'acqua del sacchetto quella dell'acquario, in piccole dosi, e poi rilasciare delicatamente i pesci in vasca dopo una ventina di minuti.

Sphaerichthys osphromenoides. Foto di Andrea Mangoni.Il gourami cioccolata ha infine rivelato parte dei suoi segreti agli allevatori che con caparbietà l'hanno studiato. Ad esempio, si è infine scoperto come questo pesciolino si riproduce: è un incubatore orale, cioè la femmina, dopo la deposizione e la fecondazione delle uova, prende queste ultime in bocca e le tiene lì, ben protette, per due settimane (periodo nel quale essa cessa di nutrirsi). Alla fine di questo periodo essa rilascia i piccoli, lunghi circa 6-7 mm ma già in grado di nutrirsi di naupli di artemia ed altri minuscoli crostacei. Anche i pesci adulti (dai quali i piccoli devono essere allevati separatamente) hanno una forte predilezione per il cibo vivo, o almeno congelato, ma si adattano pure al granulato e al cibo in fiocchi. In teoria, si possono allevare gruppi di 5-6 esemplari in una settantina di litri d'acqua; i pesciolini diverranno persino territoriali, se si sentiranno a proprio agio.

Sia quel che sia, per anni i gourami cioccolata rimasero un sogno, almeno fino a quando non incontrai un eccezionale negozio di acquari, il D.A.M. di Selvazzano (Padova), i cui proprietari Mario e Michele sono prima di tutto grandi appassionati di acquariofilia, e non sono dei "pescivendoli". Tramite loro riuscii ad ottenere il mio primo gruppo di "cioccolatini", appena più grandi dell'unghia di un pollice ma già perfetti nella loro colorazione cioccolato scuro a bande dorate. Bellissimi, scivolavano nella vasca con eleganza, e dopo alcune perdite iniziali il gruppo continuò a vivere per molti mesi senza problemi di sorta. Purtroppo, forse a causa degli altri ospiti presenti in vasca, non riuscii ad ottenerne la riproduzione; fu un vero peccato. Poi passarono gli anni, si succedettero altri pesci, la vasca acquistò altri equilibri, ed infine trascorsero 3 anni in cui l'acquario ospito solo piante, pochi gamberetti ed altri crostacei. A parte i periodici rabbocchi d'acqua, non dovevo fare nulla: un vero mini-ecosistema. Anche l'arrivo di una coppia di pesci combattenti non variò di molto la situazione: avrei potuto lasciare i pesci senza dar loro cibo per settimane, e loro non ne avrebbero risentito. Poi, proprio pochi giorni fa, passando in un negozioi miei occhi sono caduti su due minuscoli, meravigliosi cioccolatini, abbastanza in forze ma un po' denutriti. Così, senza pensarci troppo, i due sono stati prelevati e rilasciati dopo un accurato ambientamento nell'acquario... i Betta sono stati trasferiti, per evitare che disturbassero troppo i nuovi arrivati, e gli Sphaerichthys hanno subito iniziato a girovagare e - gioia e gaudio! - a nutrirsi dei crostacei che colonizzano le alghe. L'unica accortezza che avrò sarà quella di effettuare i rabbocchi con acqua demineralizzata cui aggiungerò della torba per abbassarne il pH; per il resto, lascerò che gli animali vivano in maniera il più possibile simile a qella che avrebbero avuto in natura. Se poi dovessero essere una coppia...

Sphaerichthys osphromenoides. Foto di Andrea Mangoni.

3 commenti:

Angelo Scarcella ha detto...

complimenti, anche a me piacciono moltissimo e sono intenzionato a metterli in vasca non appena maturerà il filtro. E' vero comunque che sono rarissimi, in vita mia ne ho visto solo un paio (girando quasi tutti i negozi di Napoli e Campania). Tienici aggiornati, a presto, Angelo

Andrea Mangoni ha detto...

ciao Angelo, sì, purtroppo la situazione in Italia è questa, in Germania e Olanda sarebbero probabilmente più facili da trovare...
tienici tu aggiornati sui tuoi animali! Ciao!

Chiara ha detto...

ciao! io ho un negozio di acquari e nn tengo nemmeno io nelle vasche un pesciolino come questo gourami che passerebbe inosservato... ma per averlo... BASTA CHIEDERE! :-)