Ho parlato, nell'ultimo post, di come selezionare un ceppo avicolo e soprattutto della tecnica della selezione massale.
Se al contrario, per desiderio o necessità, il nostro scopo è quello di migliorare alcune caratteristiche genetiche o eliminarne altre, la strada che ci permetterà di arrivare più rapidamente a dei risultati interessanti è quella della riproduzione in consanguineità o inbreeding, con la conseguente creazione di un vero e proprio albero genealogico che permetta di conoscere gli ascendenti di ogni esemplare del nostro allevamento. Si utilizzano allo scopo il linebreeding ed il closebreeding.
Il primo prevede l'accoppiamento tra animali non troppo strettamente imparentati tra loro, mentre il secondo vede la formazione di coppie fortemente consanguinee (padre-figlia, madre-figlio, fratello-sorella). Ovviamente in entrambi questi casi vi sarà un aumento costante della consanguineità, che dovrà essere seguito con molta attenzione dall'allevatore. In particolare, se il fine è quello di migliorare alcune caratteristiche di razza, si dovranno avere ben chiare le leggi dell'ereditarietà che si applicano a quei caratteri particolari; allevare a casaccio senza la minima nozione di genetica in questo caso significherebbe veder scomparire il proprio ceppo in capo a poche generazioni. Qual'è in questo caso la strategia migliore, allora? E' probabilmente il caso di suddividere i propri animali in due o tre gruppi di riproduttori costituiti da un maschio e 5-6 femmine, se possibile non troppo strettamente imparentati fra loro. Quindi negli anni alleveremo separatamente entrambe le linee riproducendo i capi in stretta consanguineità, cercando di accrescere a due il numero di maschi di ciascuna linea, magari allevandoli in recinti separati dalle femmine, e mantenendo nel contempo un capo della generazione parentale e d uno invece scelto tra i migliori nati dell'anno; quindi, dopo 4-5 anni, potremo incrociare le due linee, mettendo il maschio più vecchio dell'una assieme alle femmine più recenti dell'altra e viceversa; in questo modo potremo ricominciare daccapo il nostro lavoro di selezione, mantenendo sia la purezza del ceppo sia un livello di consanguineità accettabile.
Vorrei far notare infine come moltissimi allevatori si lanciano alla ricerca di ideali di perfezione estetica che non tengono conto della robustezza e della vitalità dei propri capi. Che senso ha allevare polli che diventano campioni d'Italia, ma che in seguito non riescono a fecondare le proprie uova, o ne depongono un numero risibile? O che si ammalano a solo guardarli storti? Eppure non è insolito vedere cose del genere. Per questo il mio suggerimento è e rimarrà sempre quello di cercare prima di tutto di avere animali SANI e ROBUSTI, selezionando queste doti anche a scapito di qualche caratteristica estetica; e se avete la possibilità di allevare animali poco in standard, ma magari provenienti da ceppi antichi, FATELO!! Con la selezione potrete probabilmente recuperare i caratteri desiderati, ma il patrimonio di diversità genetica che quei capi rappresentano per la razza non potrà più essere recuperato, una volta perduto.
Alla fine, alla signora mantovana ho consigliato di provare la strada della selezione massale, o, in alternativa, la formazione di due linee da reincrociare tra loro ogni due o tre anni; la grande variabilità genetica del suo gruppo di riproduttori glie lo consente. In ogni caso, comunque, non dovrà rinunciare a conservare i bei galli che le donò sua suocera - e direi che per il momento questo può essere considerato già un bel traguardo!! Di certo, sull'argomento “selezione” avremo modo di ritornare più volte. Alla prossima!
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