Poche settimane fa una signora mantovana mi ha chiesto di risolverle un dubbio che le stava molto a cuore: è vero che è nocivo allevare per troppi anni in consanguineità un gruppo di avicoli? Sua suocera infatti le aveva lasciato un gruppo di polli, che lei per oltre dieci anni aveva continuato a riprodurre guidata dal buonsenso. Ora un amico di famiglia le aveva consigliato di eliminare i suoi galli e di sostituirli con uno acquistato al mercato, perché a suo dire era ora di tagliare il sangue, pena avere animali di qualità scadente, addirittura carne non più buona da mangiare! La signora però era ovviamente molto indecisa - non aveva il minimo desiderio di perdere i suoi galli - e si era quindi decisa a chiedere consiglio a me. Così ragionammo brevemente assieme su alcuni punti importanti, visionai il suo ceppo di persona e le detti
alcuni suggerimenti, col risultato che lei non abbandonò la propria linea maschile, ma continuò ad allevarla.
alcuni suggerimenti, col risultato che lei non abbandonò la propria linea maschile, ma continuò ad allevarla.
Ovviamente, non esiste una risposta universale a questo genere di domande; di norma va valutato caso per caso. Comunque sia va sfatato un luogo comune, e cioè quello che dopo alcuni anni sia obbligatorio eliminare parte dei vecchi capi per evitare problemi di consanguineità. Questo, è importante specificarlo molto bene, NON E' NECESSARIAMENTE VERO. Esistono esempi lampanti del contrario: ad esempio, in Giappone molte linee di galli da combattimento vengono allevate da decine (se non centinaia) di anni senza apporto di sangue dall'esterno; e alcuni ceppi di Leghorn commerciali furono riprodotti per quarant'anni consecutivi utilizzando solo una manciata di maschi tutti originari della stessa famiglia. E' importante capire che la consanguineità è portatrice di disgrazie solo se la selezione dei propri animali è lasciata totalmente al caso; gestita con criterio può persino diventare un eccellente strumento per il miglioramento di un ceppo. Lo ricordava persino Darwin nei suoi scritti:
Accrescere la consanguineità di una popolazione di cattiva qualità non comporta che rovina e devastazione, quando entro certi limiti questa pratica può essere attuata senza danni partendo da animali di prima classe.
Già, ma come agire, in pratica?
Per prima cosa, bisogna capire se gli animali in questione rappresentino o meno una razza pura. Gli animali della signora, ad esempio, erano un ceppo derivante dall'incrocio di una linea di polli pesanti con il combattente indiano. E' ovvio che in questi casi la variabilità genetica è tanta e gli accoppiamenti produrranno se lasciati al caso animali con molti caratteri in eterozigosi. Le cose, insomma, sarebbero già più facili. Se invece il ceppo presenta caratteri molto uniformi anche se non appartiene ad una razza riconosciuta, potrebbe avere buona parte dei suoi geni in omozigosi, segno questo forse di una variabilità genetica meno scontata e di una maggiore consanguineità. E' un po' il caso che mi è da poco capitato, quando sono venuto in possesso da un anziano contadino di un gruppo di polli dalle caratteristiche fisiche piuttosto omogenee, in cui solo le colorazioni non erano fissate. Per il resto taglia, peso, colore di pelle, tarsi, orecchioni, ecc..., tutto sembrava piuttosto uniforme negli animali in questione. Quali dovrebbero essere, in questi casi, le priorità per un allevatore?
La cosa più importante, probabilmente, è quella di aumentare il prima possibile il numero di maschi, e con essi, così, il numero di possibili differenti linee parentali. In un allevamento familiare due o tre maschi rappresenteranno un buon inizio. Quindi si dovrà passare alla scelta successiva: allevamento massale o allevamento a pedigree.
Nell'allevamento massale, i maschi sono liberi di accoppiarsi con tutte le galline a proprio piacimento; non si ha così certezza della paternità, né possibilità di costruire un vero e proprio albero genealogico di ciascun esemplare. Il grande vantaggio di questo genere di selezione è che in genere, anche se non vi saranno miglioramenti rilevanti nella qualità generale delle caratteristiche del ceppo, la variabilità genetica in esso rimarrà abbastanza alta da non richiedere particolari precauzioni. Se ogni anno si sostituisce parte dei riproduttori con esemplari giovani di qualità equivalente, il ceppo manterrà la sua vitalità per molti anni senza particolari problemi. E' in genere il modo di selezione con cui i nostri nonni hanno continuato per decenni ad allevare e selezionare il pollame, ed è il modo con cui la maggior parte delle razze italiane ha visto la luce.
La prossima volta parleremo di inbreeding e closebreeding. A presto!
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