Sulla mia scelta. Analisi sulla veridicità di 12 affermazioni vegane sull'alimentazione umana.

Quale dieta è la più adatta all'uomo? Dal punto di vista etico, quella che ci sentiamo di seguire.  Dal punto di vista scientifico, onnivorismo con forte tendenza alla frugivoria. Image source: Aula Gastronomica
Attenzione. L'articolo è lungo, complesso e forse per qualcuno risulterà noioso. Se volete solo sapere quale sia stata la mia scelta, leggetevi direttamente l'ultimo paragrafo. Se decidete invece di leggere l'intero articolo, leggetelo fino in fondo, per favore, prima di commentarlo, condividerlo, criticarlo o quant'altro. Magari fate una scappata anche a leggere gli articoli originali linkati. Poi decidete liberamente se conservarlo o gettarlo, ma prima per favore arrivate in fondo. 

Negli ultimi tempi sempre più persone, tra quelle che conosco, stanno meditando di passare da un'alimentazione onnivora a una vegetariana o vegana. Pur non essendo vegano, non ho personalmente nessun motivo di criticare queste scelte alimentari, anzi. Credo che ognuno di noi debba scegliere sempre secondo coscienza ciò che preferisce fare della propria esistenza. Credo che le scelte vegetariana eo vegana siano eticamente parlando tra le più degne, senza contare la loro sostenibilità dal punto di vista ecologico. Purtroppo assieme a una mutata sensibilità nei confronti dei temi correlati alla scelta vegana o vegetariana aumentano come d'incanto anche le affermazioni drastiche, incaute, a volte totalmente prive di fondamento scientifico, affermazioni che poi vengono riportate pedissequamente come un vangelo, senza che si sia speso un secondo ad analizzarne la veridicità.
Rimango dell'idea che sia inutile se non dannoso riportare delle false notizie di tipo scientifico per far accettare una scelta che secondo me dovrebbe risultare principalmente etica. Questo post nasce quindi dalla mia personale esigenza di far luce su una serie di informazioni date a volte acriticamente per esatte da tanti entusiasti vegani. La prima, e la più comune, è:

Mangio vegan, così non uccido animali per nutrirmi!
FALSO. Nessuno, e sottolineo NESSUNO, si può liberare dalla ruota dell'uccisione di altri viventi solo smettendo di alimentarsi di alcuni di loro. In particolar
modo, occorre ricordare che se si vogliono avere alimenti vegetali genuini e non prodotti asetticamente in laboratorio si fa il conto, dolorosamente, con le MILIONI di morti animali causati dalle pratiche agricole volte a procurarci frutta, verdura, cereali e qualunque altro nutrimento.
Nelle nostre campagne attuiamo regolarmente la rotazione soia/mais/frumento. Beh, pensate al pane e alla pasta che mangiate: sono stati prodotti a partire dal grano, e per la coltivazione di quest'ultimo in generale la terra viene arata, dissodata, erpicata, fresata; il grano viene raccolto con la trebbiatura; possono essere necessari trattamenti antiparassitari o rodenticidi per preservare il raccolto; insomma, ciascuno di questi passaggi implica la morte di migliaia e migliaia di animali, OVUNQUE venga prodotto il grano. E stiamo parlando sì di insetti e molluschi, ma anche di rettili, anfibi, uccelli e soprattutto mammiferi. È stato calcolato che per produrre 100 kg di proteine dal grano si devono uccidere almeno 50 mammiferi di varia specie, oltre naturalmente a decine di altri animali. Stesse identiche considerazioni per il mais e le altre cerealicolture. Il riso è anche peggio: come visto in passato in questo blog, i prodotti usati per eliminarne i parassiti provocano l'avvelenamento delle acque dolci, la distruzione di intere popolazioni di macroinvertebrati, e possono causare morie di pesci e anfibi oltre a deformazioni negli stadi embrionali di questi animali.
La soia? Se venite in Veneto al momento della trebbiatura di questo legume, probabilmente vi verrà spontaneo porvi una sola domanda: “Ma nel mio tofu mangerò purea di soia con un po' di cimici tritate dentro, o purea di cimici con qualche traccia di soia in mezzo?”
Passiamo al vino. Nella vendemmia si raccolgono grappoli ben maturi di uva, che al momento di essere macinata per ottenere il mosto contengono una quantità enorme di animali al loro interno. Di solito le specie più comuni sono ragni, forbicine, cimici, vespe, ma finiscono dentro anche api, falene, emitteri vari e a volte persino lucertole. Tutti finiscono indistintamente nel mosto, una volta macinati. Il mosto stesso, se la vinificazione non avviene in condizioni supercontrollate, attrae e alimenta milioni di drosofile e di altri moscerini, che finiscono a loro volta per essere... torchiati.
Anche nelle altre pratiche orticole gli invertebrati e a volte i roditori fanno una brutta fine.
Considerate poi che una MAREA di prodotti di uso comune, dall'acciaio alle palline da tennis, dalla porcellana alle sigarette, vedono utilizzare nei loro processi di fabbricazione sostanze di origine animale. Persino tra i concimi usati per coltivare le verdure per i vegani ce ne sono di origine animale, dal letame alla pollina, dall'humus di lombrico alla cornunghia.

La trebbiatura, una delle pratiche agricole che miete più vittime. Foto da Obiettivoagricoltura.it

Volete diminuire le morti legate alla vostra alimentazione vegan? Provate la strada dell'autoproduzione. Coltivare da voi frutta e verdura diminuirà la quantità di animali uccisi per nutrirvi. Fatevi da voi i concimi usando solo macerati vegetali e altre preparazioni che non comportano lo sfruttamento animale. Potete trovare ottime indicazioni a proposito nel blog di Erbaviola. Se unite anche le indicazioni dell'agricoltura naturale e sinergica, diminuendo le fasi di lavorazione della terra, gli animali uccisi per nutrirvi saranno ancora meno. Ma non pensiate di eliminare le morti dalle vostre tavole semplicemente eliminando le proteine di origine animale: ogni pagnotta o ogni piatto di riso comportano la soppressione di decine di vite.

L'alimentazione vegan o vegetariana saranno le sole sostenibili in termini di ambiente nei prossimi decenni.
VERO, probabilmente. Gli allevamenti intensivi sono una delle maggiori cause di inquinamento al mondo. Tra emissioni di gas metano, consumo di terreno per monocolture dedidicate all'alimentazione animale, consumo di acqua gli attuali allevamenti zootecnici sono quasi del tutto insostenibili. L'ONU ha ribadito che senza una netta inversione di tendenza verso differenti tipi di alimentazione, come quella vegana o vegetariana, il sistema alimentare del mondo collasserà in capo a pochi decenni.
Il grosso del danno lo fanno ovviamente i Paesi occidentali. In questo caso lo spreco della risorsa alimentare è spaventoso, con migliaia e migliaia di tonnellate di cibo derivante da animali che vanno gettate al vento nella spazzatura ogni giorno. E ogni grammo di quel cibo è costato moltissimo in termini di cereali, acqua ed energia utilizzati nella sua produzione. Uno spreco che si moltiplica sempre più.
Anche lo sfruttamento del mare e del pescato sta portando a veri disastri ambientali. Alcune specie sottoposte a forte pressione pescatoria sono al limite dell'estinzione.
In termini ecologici quindi non possiamo non augurarci una forte diminuzione degli allevamenti intensivi e soprattutto del consumo e dello spreco di carne e altri alimenti derivanti dagli animali. Se continueremo su questo percorso, la disfatta sarà inevitabile. La migliore strada percorribile è quella basata sul cambiamento delle abitudini alimentari, con diete ricche soprattutto in vegetali. Gli allevamenti animali potrebbero al massimo essere utilizzati per valorizzare e sfruttare dal punto di vista alimentare aree altrimenti non utilizzabili per la coltivazione di ortaggi, frutta o vegetali, attuando regimi di allevamento biologico in luogo dell'estensivo e aspettandosi una diminuzione della produzione mondiale di carne e un forte aumento dei prezzi di questi prodotti.  Non dimentichiamo poi che agricoltura sinergica e permacoltura hanno molto da insegnare in fatto di integrazione di allevamento e agricoltura; è a queste pratiche agricole che dovremo guardare sempre più in futuro.

L'allevamento biologico permette di sfruttare terreni altrimenti inutilizzabili dal punto di vista agronomico, e  garantisce una qualità di vita elevata agli animali. Foto Andrea Mangoni.

I vegani assumono con la dieta tutto il ferro, la vitamina B12 e il calcio che serve loro.
VERO E FALSO. Una dieta vegana equilibrata e variata, che contenga frutta, verdura, cereali non raffinati, legumi, essenze spontanee è in grado se ben ponderata di fornire tutto il ferro e il calcio di cui l'organismo ha bisogno. Va ricordato che molti alimenti di origine vegetale contengono calcio e ferro in dosi più elevate, ad esempio, di latticini e carni rosse. I legumi (tanto per sfondare una porta aperta) sono ottime fonti di proteine; tofu, sesamo, fichi, ravanelli sono tutti alimenti ricchi di calcio; e così via.
Ovviamente va fatta attenzione all'assunzione di giuste dosi di vitamina D, indispensabile per fissare il calcio.
Discorso un po' diverso per la vitamina B12. Quest'ultima, più propriamente detta cobalamina, è  fondamentale per il nostro organismo e risulta specialmente importante nelle donne in gravidanza e allattamento e nei bambini in accrescimento. Pare che alti livelli di vitamina B12 possano aiutare l'organismo a difendersi da malattie degenerative come il morbo d'Alzheimer. I suoi effetti sono paragonabili per certi versi all'acido folico, altra vitamina del gruppo B. La vitamina B12 si può trovare in forma biologicamente attiva nelle carni (fegato e rognone soprattutto), nelle uova e nei latticini. Gli animali di norma la ottengono direttamente o indirettamente tramite batteri (in qualche caso tramite la popolazione batterica del rumine, o ingerendo le proprie feci - ciecotrofia), e la fissano poi nei propri tessuti, così che i predatori la assumono ingerendo le carni delle prede. I vegetali non la sintetizzano, ma di norma sarebbero contaminati da batteri che al contrario sono in grado di farlo. La quantità di vitamina B12 prodotta in questo modo NON sarebbe COMUNQUE in grado di soddisfare il fabbisogno umano giornaliero (e ciò contribuirebbe a indebolire l'ipotesi dell'origine strettamente frugivora dell'uomo, vedi più in basso), ma poiché però le più elementari norme d'igiene richiedono un'accurato lavaggio dei vegetali destinati alla nostra mensa, questi preziosi batteri vengono letteralmente spazzati via. Risulta quindi fondamentale per chi intraprende una dieta strettamente vegana (e, in misura minore, anche per i vegetariani) integrare la propria alimentazione con degli adeguati integratori alimentari per evitare pericolose carenze di questa sostanza.
Ovviamente, nel caso di bambini le scelte alimentari assumono un peso maggiormente rilevante; la dieta in questo caso va MOLTO più attentamente studiata in modo da adeguarsi alle differenti esigenze dell'organismo nelle varie età di crescita; mai come in questo caso l'attenzione all'alimentazione dev'essere massima. Anche le donne in gravidanza devono fare estrema attenzione, perché eventuali carenze nutrizionali (es. assunzione insufficiente di vitamina B12, il cui fabbisogno aumenta in gravidanza) possono significare conseguenze negative per lo sviluppo psicofisico del bambino dei primi mesi di vita. Una dieta bilanciata con adeguato apporto di integratori potrà eliminare ogni rischio sul nascere. 

Gli allevamenti sono tutti dei lager, dove gli animali sono trattati in maniera irrispettosa delle loro fondamentali esigenze!
VERO E FALSO. L'allevamento intensivo, in cui l'animale perde qualunque connotazione di vivente e assume solo quella di pezzo di carne non ancora macellato, è una pratica (oltre che non più sostenibile economicamente ed ecologicamente) assolutamente crudele. Nessuno può pensare che una gallina costretta a vivere per tutta la vita in uno spazio pari ad un foglio A4 o a condividere con altre 7 compagne un metro quadro di cemento in un capannone, bombardata di medicinali, possa essere un animale felice, sano fisicamente ma anche etologicamente. Idem per gli altri allevamenti di animali, dai suini (tra i più vessati) ai bovini.
Ma pensare che non esistano allevamenti o tipologie di allevamento più rispettose degli animali è ugualmente scorretto. Le metodologie di allevamento biologico, che guardano al rapporto tra animale e ambiente circostante, e che garantiscono spazi verdi alberati adeguati al numero di capi considerato, sono soluzioni certamente più rare e difficili da ottenere, ma in grado di garantire agli animali una vita degna e a noi prodotti alimentari di qualità superiore. Penso alle mucche all'alpeggio, alle pecore che affrontano la transumanza e - perché no? - anche ai miei polli che possono godere regolarmente di un eccellente pascolo alberato. L'allevamento di tipo biologico si presta peraltro benissimo alla salvaguardia delle antiche razze zootecniche, più frugali dei moderni ibridi e in grado di sfruttare al massimo anche terreni marginali in cui risulterebbe impossibile o quasi effettuare colture agronomiche.

Questa foto di alcuni anni fa, ritraente quelli che erano allora alcuni animali del mio allevamento,  è stata scelta da un anonimo  vegano per rappresentare in un'infografica gli allevamenti di tipo biologico-estensivo, cosa che (sebbene non mi fosse stato chiesto il permesso d'uso dell'immagine) mi ha fatto molto piacere. Gli animali allevati in regime di allevamento biologico vedono rispettate le loro esigenze biologiche ed etologiche.

Homo sapiens è un frugivoro: lo dicono le maggiori somiglianze con le scimmie frugivore piuttosto che con gli onnivori, i carnivori e gli erbivori.
FALSO. Girano sul web tabelle in cui si comparano di solito un felino predatore, un orso, un erbivoro, una scimmia frugivora e l'uomo. Si vanno a confrontare lunghezza dell'intestino, dentatura, gestazione, placenta, urina e non so quante altre caratteristiche, solo per arrivare a dire che l'uomo è frugivoro perché l'animale a lui più simile è una scimmia frugivora. Beh, mi stupirei molto se la grande maggioranza delle somiglianze fisiche dell'uomo con un'altra specie NON lo assimilasse alla scimmia frugivora, vista l'indiscutibile origine comune. Ma i dubbi che rimangono sono molti, e in particolar modo... ma siamo sicuri che la specie usata come confronto sia proprio una scimmia frugivora? Mi spiego meglio. In nessuna tabella viene specificato il nome scientifico della specie usata come confronto. Come possiamo essere sicuri quindi che si tratti davvero di una specie esclusivamente frugivora? La maggior parte delle specie di scimmie frugivore integra la sua dieta con insetti, piccoli animali, uova e nidiacei. Si tratta quindi in realtà di scimmie onnivore con forte tendenza alla frugivoria, esattamente come appare essere l'uomo. Senza un'adeguata identificazione della specie usata per raffronto, quindi, è impossibile dire se il paragone sia valido o anche solo sensato.
Del resto, considerate le specie di scimmia a noi più vicine, ovverosia i vari rappresentanti del gruppo degli scimpanzé (bonobo, scimpanzé) con cui condividiamo buona parte del nostro patrimonio genetico, notiamo come già esse NON siano frugivore, ma integrino la loro dieta regolarmente con insetti e piccoli animali, altre scimmie comprese, che vengono cacciate da gruppi di questi primati.
Del resto, se fossimo DAVVERO solo frugivori, come si spiegherebbe la nostra plasticità nell'adattamento a diete completamente differenti senza eccessivi problemi? Andiamo cioè a vedere la dieta delle varie popolazioni umane disperse sul pianeta. Davvero un frugivoro obbligato dovrebbe essere in grado di adattarsi a una dieta costituita quasi unicamente da proteine animali, come quella degli Inuit o di certe popolazioni africane (come i Masai, la cui dieta per secoli è stata basata su latte e sangue bovino), così come a diete principalmente vegetariane come negli Huntza?

Inoltre, il confronto basato sulla dentatura e sul regime dietetico principale di una specie potrebbe ingannare. Osservate il cranio di questa foto, secondo voi qual'è la dieta seguita da questo animale?

Teschio di ratto (Rattus norvegicus). Fonte: Will's Skull Page.

Avrete capito che si tratta di un ratto, di Rattus norvegicus per l'esattezza. Il primo pensiero che viene alla mente è "roditore!", con annesso corollario di semi, ghiande, bacche, eccetera. Eppure il ratto è un eccezionale predatore di uova, nidiacei, insetti, piccoli animali. Chiedete a chiunque allevi polli, vi verranno raccontate storie notevoli sulla ferocia dei ratti. Io per primo ho visto polli adulti, compreso galli di grandi dimensioni, venire decapitati e sbranati dai ratti. Ho trovato pulcini afferrati attraverso le maglie delle loro gabbie e divorati vivi. Ho persino trovato un pollo con una gamba infilata nella tana di un ratto: il roditore gli stava mangiando il piede mentre lui cercava di scappare, inutilmente. L'ho salvato per miracolo. Tutto questo solo per dire come l'analisi degli elementi anatomici di una specie non possa rivelare la totale verità sulla sua alimentazione, e che i dubbi possono aumentare per specie a dentizione meno specializzata come appunti certi primati. 

L'uomo è frugivoro perché i suoi antenati erano frugivori!
FALSO. Deriviamo da un gruppo di primati che aveva nella sua dieta un forte apporto di frutta e vegetali, ma ci distaccammo alcuni milioni di anni fa da quel ramo evolutivo che ha portato ad esempio la nascita di australopitecini dediti a una dieta vegetariana specialistica, come ad esempio Paranthropus boisei. Uno dei primi rappresentanti del genere Homo a noi noto, Homo habilis (vissuto tra 2,4 e 1,5 milioni di anni fa) prende il suo nome specifico dal fatto che accanto ai suoi resti sono stati rinvenuti strumenti come i chopper, particolari pietre scheggiate realizzate per tagliare la carne e le pelli dei grossi animali. I rappresentanti dello stesso genere che seguirono, come Homo erectus, H. ergaster o Homo neanderthalensis, hanno in più occasioni dimostrato di essere stati ottimi cacciatori. Per alcuni non solo sono state rinvenute prove di dieta a base di proteine animali, ma anche di casi di cannibalismo. Volendo per forza di cosa credere che Homo sapiens nasca come frugivoro obbligato, dovremmo chiederci quale strano circolo vizioso evolutivo abbia prodotto un frugivoro partendo da una lunga linea evolutiva di onnivori, per poi ritrasformarlo in onnivoro alla prima occasione. Un po' troppo ingarbugliato per essere credibile - e per di più discorso privo di qualunque evidenza scientifica.
Alcuni vegani si rifanno agli studi di fine anni '70 di Alan Walker, paleontologo presso la nota John Hopkins University, che tramite l'analisi della superficie dei denti di ominidi di varie specie arrivò alla conclusione che le specie direttamente nostre antenate fossero vegetariane o frugivore. Ma l'antropologia ha fatto, dagli anni '70 ad oggi, passi da gigante e la stessa John Hopkins University ha patrocinato studi che dimostrano come i nostri antenati avessero una dieta molto più varia.
Alcuni studiosi sono anzi convinti che proprio l'accesso a maggiori fonti proteiche di origine animale abbia potuto permettere la genere Homo di aumentare il volume del cervello così rapidamente.

Homo habilis utilizzava chopper per macellare gli animali di cui si nutriva. Fonte:  ElDiario.net.

L'uomo no ha strumenti per cacciare e procurarsi prede animali: non ha artigli, veleno, non è forte né veloce. Non può essere nato come onnivoro o carnivoro!
FALSO. Il corpo dell'uomo non è adatto apparentemente alla predazione di animali di grande taglia... ma il corpo dell'uomo è una macchina eccezionale sotto molti punti di vista. Se usciamo dallo stereotipo onnivoria = caccia ai grossi animali, scopriremo come ad esempio non ci servano artigli o altro per procurarci abbondanti pasti a base di proteine animali. Un esempio pratico? Mi trovo al mare mentre scrivo questo articolo, e non più tardi di tre ore fa ho visto due ottantenni tedesche riempire due enormi borse di mitili e molluschi, senza fare particolare fatica. Accanto a loro, sugli scogli, due bambini di età inferiore ai 10 anni avevano messo nei loro secchielli granchi grossi come piattini. Crostacei, molluschi, insetti, invertebrati e uova di uccello sono fonti proteiche preziose e possono essere raccolte facilmente, persino da quegli individui, come anziani e bambini, che non rappresentano certo il massimo della forza della specie umana. L'entomofagia è del resto ampiamente diffusa in tutto il mondo, e anche in Italia, un tempo, si usava mangiare particolari larve di insetto, tanto che una farfalla (i cui bruchi pare fossero molto graditi ai Romani) ha meritato il nome scientifico di Cossus cossus, ovverosia “mangiato mangiato”
Chiaramente un maschio umano adulto avrebbe armi ben diverse, già in grado di fargli ottenere prede di dimensioni maggiori. Il morso di un uomo adulto può generare una pressione di oltre 50 Kg per cm quadrato, ottimo per spezzare semi ma anche ossa di piccoli animali. Il pugno di un uomo viaggia a 6-12 metri al secondo, quando lo scatto di alcuni rettili predatori come la vipera non arriva oltre i 5 metri al secondo. Un uomo adulto può sollevare senza grossi problemi pesi anche superiori ai 50 Kg, e raggiungere senza apparenti difficoltà velocità di oltre 20 km l'ora sulle brevi distanze. Sono tutti aspetti della nostra anatomia che ci rendono in grado perfettamente di cacciare prede di piccola e media taglia anche da soli. E soprattutto, l'uomo ha un cervello molto sviluppato, che gli permette di ovviare ai propri limiti... ma questo lo vedremo meglio nel punto successivo.
Inoltre l'uomo, badate bene, è un animale sociale. E quello che non riesce al singolo, riesce al gruppo. Un insieme di individui è perfettamente in grado di sopraffare prede cui normalmente non avrebbero possibilità di accedere. Vi sembra innaturale? Beh, credo che bisognerebbe fare allora la paternale prima a molte specie animali. Se volete si può cominciare dai lupi, che da soli non si azzarderebbero ad attaccare un ungulato adulto ma che in branco li possono sopraffare senza eccessivi problemi; o si potrebbe guardare alle formiche cacciatrici, dove un animale di pochi millimetri di lunghezza riesce, assieme a centinaia di migliaia di simili, a uccidere e divorare prede di svariati kg di peso. O se preferite il fascino dei leoni, prego, accomodatevi. Un leone da solo non riuscirebbe a sopraffare la maggior parte delle grosse prede che normalmente compongono la sua dieta, non sarebbe né abbastanza veloce né abbastanza forte; ci riesce solo grazie a un gioco di squadra ben congegnato. Il lavoro di squadra dà loro accesso a prede che altrimenti non solo sarebbero difficili da cacciare, sarebbero addirittura IMPENSABILI. Esiste ad esempio un gruppo di leoni che ha imparato a cacciare gli elefanti di notte. Non devo dirvi certo io che l'uccisione di un elefante non è nemmeno contemplabile da parte di un singolo leone.
Insomma, la natura sembra dirci che i limiti fisici del corpo di un predatore non sono necessariamente importanti nel successo della caccia, quando la sua etologia e i comportamenti acquisiti e tramandati possono ovviare ai suoi limiti; tanto più questo finisce per valere per un onnivoro, creatura dal piano strutturale ancora più elastico rispetto a predatori o erbivori obbligati.
E questa obiezione è legata a doppia mandata alla successiva, ovvero:

L'uomo non può essere onnivoro o predatore, perché per cacciare deve usare strumenti, ed è l'unico animale a doverlo fare!
FALSO, clamorosamente. A parte il fatto che abbiamo già visto che l'uomo può avere accesso a molte fonti proteiche animali senza usare strumenti, NON è certo vero che sia l'unico animale che ne fa utilizzo! Se si pensa che l'uso di una lancia sia innaturale, si dovrebbe iniziare a fare processi mediatici a tutti quegli animali che usano strumenti per procurarsi cibo che i loro corpi non sarebbero in grado di far loro raccogliere. Potreste iniziare con...
1. La larva di alcuni tipi di formicaleone (famiglia Myrmelontidae), troppo grossa e lenta per cacciare le formiche, le deve abbattere lanciando loro addosso granelli di sabbia e facendole così cadere in una trappola a imbuto appositamente costruita.
2. Alcune specie di pesci d'acqua dolce, come il pesce arciere (Toxotes jaculator), notissimo, o le colisa lalia (Trichogaster lalius), meno note, sono in grado di usare l'acqua prendendola in bocca e schizzandola addosso a piccoli insetti che si trovino nello spazio aereo, per farli cadere sulla superficie dell'acqua e divorarli.
2. Il friguello delle Galapagos picchio (Camarhynchus pallidus) ha il becco troppo corto e tozzo per penetrare nei fori del legno in cui vivono le larve di insetti xilofagi di cui si nutre, per cui prende rametti sottili e spine dei cactus e, tendole col becco, le usa per snidarle dalle tane.

Fringuello delle Galapagos picchio (Camarhynchus pallidus) mentre usa uno strumento per estrarre una larva da un ramo. Foto da Flickr. 

3. La lontra marina (Enhydra lutris) non ha artigli o denti in grado di aprire alcuni dei gusci più duri dei molluschi di cui si nutre, ciononostante li divora dopo averne rotto le conchiglie schiacciandole su appositi sassi. I sassi vengono anche utilizzati per staccare gli stessi molluschi dalle rocce del fondale marino cui aderiscono.
4. Gli scimpanzé (Pan troglodytes) usano steli di piante per penetrare nei termitai e raccoglierne le termiti, che poi divorano con gusto.
5. Che dire poi dell'orango (Pongo pygmaeus) fotografato recentemente mentre cerca di arpionare dei pesci con un bastone, imitando le movenze dei pescatori umani che lui stesso spiava?

L'orango recentemente fotografato mentre cerca di arpionare dei pesci con una lancia. Fonte Dailymail..

Questi esempi sono solo alcuni tra i più eclatanti, ma sono tante le specie animali che utilizzano a vario titolo oggetti diversi per avere accesso a fonti di cibo altrimenti per loro impossibili da ottenere. Insomma, non c'è nulla di innaturale nell'usare attrezzi!

La carne rossa porta tumori!
OPINABILE.
Un particolare studio  pubblicato dalla rivista PLOS One correla positivamente il consumo di carne rossa cotta alla griglia con maggiori percentuali di rischio di contrarre il tumore alla prostata. Precedenti ricerche  avevano invece mostrato risultati differenti  o discordanti, spiegabili secondo l'autore dello studio col fatto che il metodo di cottura più che il consumo di carne di per sé potrebbe essere la causa principale dell'aumento dell'incidenza di questo cancro. Per contro, altre ricerche non hanno rivelato apparenti correlazioni tra consumo di carne rossa e cancro alla prostata.
Un'altro studio apparso sul Journal of American Medical Association avrebbe mostrato poi come il consumo prolungato di carne rossa sarebbe anche correlato positivamente all'incidenza del cancro del colon, in particolare a quello della giunzione rettosigmoidea. Ancora una volta, è stato posto l'enfasi sul metodo di cottura e preparazione della carne, più che sulla carne in sé.  Come sopra, anche qui altri studi non hanno evidenziato legami diretti tra l'assunzione di carne rossa e cancro al colon-retto.
L'analisi degli studi che cercano una connessione tra consumo di carne e cancro al seno mostra che il consumo di carne rossa sembra non essere direttamente correlato con questo tipo di carcinoma.
Dopo queste righe potrebbe venirvi il serio dubbio che gli scienziati siano schizofrenici. In verità simili studi sono di difficile attuazione. Andrebbero infatti eliminati dagli studi una serie di altri fattori, dalla sedentarietà all'attività fisica, dall'etnia di appartenenza alle caratteristiche ambientali. In particolar modo, credo che siano soprattutto due i fattori da considerare che possono alterare i risultati di simili esperimenti.
Primo: tipologia e origine delle carni consumate. Carne di cervo cacciato in natura e carne di bovino proveniente da allevamento intensivo hanno poco da spartire. In particolar modo andrebbero considerati gli effetti delle sostanze cui gli animali vengono in contatto negli allevamenti intensivi. Dubito che il consumo di carne di una cinta senese allevata allo stato brado e quello di un suino ibrido allevato in batteria abbiano anche solo lontanamente le stesse possibilità di influire sull'incidenza di un qualche tipo di cancro.
Secondo: molti studi si soffermano sulla tipologia di preparazione della carne stessa. Questo significa che ad essere pericolosa per la nostra salute non è la carne in sé, ma le culture alimentari di certe regioni del mondo che portano a prepararla in maniera potenzialmente dannosa per la salute.

Le uova sono le mestruazioni delle galline, e non vanno mangiate perché sono una schifezza! In più portano un sacco di colesterolo nella dieta!
FALSO. Abbiamo smentito questi falsi miti in un altro articolo che trovate qui, ma riassumendo: le uova NON sono le mestruazioni delle galline, e non è vero che il loro consumo di per sé aumenti in maniera significativa il tasso di colesterolo nel sangue, in quanto oltre l'80% del colesterolo è di origine endogena, ovvero prodotta dal nostro stesso corpo. Sono altri alimenti, sia di origine animale che vegetale, che possono indurre l'organismo ad aumentare il tasso di colesterolo nel sangue producendone di più.

Le uova NON sono le mestruazioni delle galline e NON aumentano in maniera significativa il tasso di colesterolo!


Il latte fa male, e aumenta l'incidenza di molte malattie!
OPINABILE. Escono continuamente studi scientifici contrastanti sull'argomento. In particolar modo, si è notato negli ultimi anni come studi scientifici diversi diano risultati contrastanti: ad esempio, da un lato gli studi effettuati dal World Cancer Research Fund e dall'American Institute for Cancer Research sembrano aver accertato che l'assunzione di latte e derivati possa avere un effetto preventivo nei confronti di certi tipi di cancro (come quello al colon), dall'altro ricerche differenti hanno evidenziato come il latte potrebbe essere uno dei fattori che favoriscono l'insorgenza del cancro alla prostata
La scienza è del tutto impazzita? No. È solo che un alimento non è sempre per forza di cose angelo o demone, ma va considerato all'interno della dieta, dello stile di vita, dell'ambiente, e di molti altri fattori. In particolar modo appare evidente come i risultati di molti studi evidenzino l'impatto di elevate quantità di calcio assunto tramite dieta sull'organismo, e non di quello del latte di per sé. Ovverosia latte e latticini si trasformerebbero in "angeli" o "demoni" solo in virtù del loro apporto in certe sostanze, sostanze però reperibili anche in altri alimenti e che ottenuti tramite questi ultimi non daranno certo problemi o vantaggi differenti! Ad esempio, occorre ingerire più di 2 grammi al giorno di calcio per ottenere un aumento del 63% delle probabilità di avere il cancro alla prostata rispetto a chi ne assume solo 1 grammo, ma 2 grammi di calcio al giorno si assumono bevendo circa 1,6 litri di latte al giorno, quota non proprio facile da raggiungere! Attenzione che la stessa quantità di calcio si può assumere mangiando mezzo kg di tofu fritto, o 34 grammi di lievito per dolci! Insomma, occorre sempre capire e contestualizzare ogni studio leggendo se possibile il testo originale per capire in che modo essi sia stato ottenuto.
Infine, come per la carne anche per il latte latte andrebbe considerata la sua origine, ovverosia da quale tipo di allevamento esso derivi. Possiamo facilmente immaginare che il latte di mucche allevate in maniera intensiva possa essere più “inquinato” da sostanze potenzialmente nocive derivanti da antibiotici, farmaci, e altre sostanze assunte dagli animali in allevamento. Per stabilire correttamente l'influenza del latte nel causare malattie dovremmo considerare solo latte di mucche allevate biologicamente in maniera estensiva in ambienti scevri da contaminazioni ambientali.

Latte, muesli e banana, una colazione che non tutti si possono permettere. Fonte: Wikicommons.

Il latte è un alimento innaturale! Siamo gli unici animali che lo bevono dopo lo svezzamento!
VERO E FALSO. Il latte è prodotto dai mammiferi fino allo svezzamento del cucciolo, e viene digerito grazie a un particolare enzima, la lattasi, che permette di scomporre il lattosio e che a un certo punto dello sviluppo dell'animale smette di esser prodotto. Ciononostante non è esatto dire che siamo gli unici animali che bevono il latte da adulti se ne hanno la possibilità: cani, gatti e tanti altri mammiferi sono più che disponibili anche oltre lo svezzamento ad assumere un po' di latte e latticini nella dieta. Persino gli uccelli (i polli ne sono un esempio) sembrano apprezzare i latticini freschissimi, prima che inacidiscano, e in certi casi traggono beneficio anche dallo yoghurt.
Ma resta il nodo cruciale, l'uomo. L'uomo è fatto per bere latte da adulto? Il fatto che circa i due terzi della popolazione (65%) sia intollerante al latte non depone a favore di questa ipotesi. Ma c'è un grandissimo PERO'. Il terzo di popolazione che risulta in grado di bere latte possiede una o più mutazioni genetiche che consentono alla lattasi di non smettere di esser prodotta dopo lo svezzamento, ma di continuare a fare il proprio lavoro fino all'età adulta. Ora ci sembra forse una cosa da poco, ma immaginatevi la vita dei nostri antenati 8000 anni fa, quando si pensa che questa mutazione sia apparsa per la prima volta in Asia ed Europa. La sua presenza permetteva a certi adulti umani di accedere a una fonte di cibo, i latticini, che era preclusa ai loro consimili. Questo ha portato loro un tale vantaggio adattativo che in certe popolazioni la mutazione si è diffusa rapidissimamente, fino a coprire anche il 95% della popolazione stessa. Questo è un chiaro esempio di selezione naturale applicata all'uomo.
Quindi, alla fin fine, se si riesce a digerire il latte da adulti vuol dire che si è in quel terzo della popolazione il cui corpo è frutto di 8000 anni di selezione naturale volta a utilizzare questa fonte di cibo. Nulla di più naturale. Allo stesso modo, se facciamo parte di quei due terzi di popolazione il cui corpo non è in grado di utilizzare i latticini come fonte alimentare, vuol dire che per noi è innaturale nutrircene. In questo caso più che mai è la dotazione enzimatica del nostro organismo a decidere cosa sia naturale per noi o meno.

Ma alla fine di tutto, tu cosa hai deciso di fare?
Bella domanda. Ci penso ogni giorno e mi confronto regolarmente con questo argomento.
Non sono vegano. Potrei dire che lo ritengo innaturale visto che la nostra specie è ed è sempre stata onnivora, ma non è questo il punto.
Io sono consapevole, ogni giorno, in ogni momento, che la mia vita è la summa di una miriade di altre vite che hanno contribuito a formarla. Sono convinto che la vita degli altri viventi sia un dono prezioso, che si tratti di un vegetale o di un animale, e sono convinto che la mia esistenza non potrebbe essere senza le loro. Sono convinto cioè di essere dipendente da ogni vivente, e che ogni tipo di cibo che entra nel mio piatto meriti rispetto, perché deriva dal sacrificio di altri viventi, animali e vegetali. Per questo lascio anche che altri si arroghino il diritto di proclamarsi amanti degli animali. Volete pensare, cioè, di essere gli unici ad amare gli animali, in base alla vostra scelta alimentare? Mi va benissimo. A me basta poter dire che ho il massimo rispetto per tutte le vite che sono servite a sostenere la mia. Sono consapevole che per il mio piatto di pasta sono servite le vite di cereali, pomodori, roditori, insetti e mille altre creature: quelle che sono state coltivate e quelle che sono morte affinché le prime potessero essere coltivate. Idem per le verdure, per la carne, le uova, il latte, il pesce. Sono consapevole - e voglio restare tale - del fatto che senza tutti gli altri viventi io non esisterei. Ho paura che se decidessi a priori di allontanarmi da uno di loro, mi verrebbe l'arroganza o la tentazione di pensare “posso fare a meno di lui”. Ecco, io NON posso fare a meno di nessun vivente. Per questo devo rispettarli tutti, il più possibile. Animali e vegetali.

Autoproduco buona parte del mio cibo, così so cosa è stato fatto per limitare il numero di morti che arriva sulla mia tavola. Un buon 60% abbondante della mia dieta è costituito da vegetali e derivati, e tendo ad aumentare costantemente questa quantità. Mangio le verdure del mio orto, coltivo le mie aromatiche, produco il mio vino. Cerco di prendere prodotti vegetali locali, magari di varietà tipiche della mia regione. Ogni tanto introduco nella dieta piante spontanee, per ritrovare alimenti preziosi che il mercato non vuole o non sa proporre. Cerco di eliminare alimenti troppo raffinati, per sostituirli con quelli integrali o con controparti più salutari – meno zucchero bianco, più miele e stevia; meno farina 00, più farina integrale.
Allevo i miei polli e le mie anatre, che mi danno uova e carne. Cerco di allevarli in regime di allevamento biologico o all'aperto, rispettandone le esigenze vitali ed etologiche. Li proteggo dai predatori, dalle malattie, garantisco loro cibo e riparo. Li faccio riprodurre, assicurando al loro patrimonio genetico una discendenza. Io proteggo e alimento loro e le loro stirpi, loro alimentano l'orto, me e la mia famiglia. Cerco, per quanto possibile, di esser parte di un ciclo completo, senza escludere nessuno dei suoi componenti. 
Mangio raramente carne rossa e salumi e quando lo faccio cerco di fornirmi solo da allevatori che trattano in maniera dignitosa i propri animali. Compro latte fresco dal distributore di un allevatore che conosco. Se prendo pesce, cerco di farlo da amici pescatori o da venditori del mercato che so acquistare solo pescato di qualità proveniente dai nostri mari.
Mi piacerebbe arrivare all'autosufficienza alimentare, ma ne sono ben lontano. Non è detto che un giorno non arrivino un mulino per la macinazione dei cereali, che non allevi delle caprette o una mucca per il latte, ma è fin troppo presto per parlarne. Nel frattempo guardo sempre con maggiore interesse alla permacoltura e all'agricoltura sinergica, e vorrei, quanto prima, iniziare più attivamente a sperimentare in questo senso.

Questa è la mia scelta; questa è la mia vita. Non ho la pretesa che altri la possano condividere. 
Mio figlio sta crescendo; lui avrà modo di fare le proprie scelte. Se un domani, dopo aver preso coscienza delle origini del cibo – di tutti i cibi - intraprenderà la strada del vegetarianesimo o del veganesimo, avrà tutto il mio aiuto e la mia benedizione. Ma se e quando prenderà una decisione, voglio che sia pienamente consapevole di ogni aspetto della sua scelta.
E questo, per me, è tutto.

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7 commenti:

Al Fogher ha detto...

Che dire...NIENTE è stato detto tutto! Una piccola aggiunta: Se fossimo tutti Vegan, la superficie terrestre non basterebbe a produrre i vegetali necessari.

Unknown ha detto...

Ho letto il tuo post tutto di un fiato e lo condivido pienamente. Io e mio marito stiamo seguendo un percorso simile al tuo e di giorno in giorno scopriamo sempre di più il piacere che dà l'autoproduzione. Ci permette di avere un controllo molto maggiore su quello che finisce sulla nostra tavola oltre alla consapevolezza di aver rispettato al massimo tutte le creature che fanno parte del nostro 'micro-ambiente'

Andrea Mangoni ha detto...

Vi ringrazio ragazzi, credo e crederò sempre che l'equilibrio si trovi nel mezzo delle cose. del resto senza una strategia flessibile la nostra specie non si sarebbe mai evoluta. ciao!

Anonimo ha detto...

Complimenti un bellissimo articolo che affronta ogni tema criticamente senza schierarsi ne da una parte ne dall altra.. mi piace pensare che ci sia gente che prima di sposare una tesi sposa il rispetto per la vita in genere senza necessariamente ricercare conferme scientifiche per scelte etiche che gia di per se sono rispettabili...

Andrea Mangoni ha detto...

ciao, grazie per il tuo commento. sì, credo che alla fine la decisione (qualunque essa sia) la possa prendere solo il cuore e la coscienza di una persona. a presto!

Unknown ha detto...

Grazie, davvero un'ottima lettura del panorama moderno. Risponderei Al Fogher sul fatto che se fossimo tutti vegani non basterebbero i terreni a disposizione...
Il 51% dei terreni agricoli è destinato all'allevamento animale; considerando che nel mondo ci sono circa 20 miliardi di animali d'allevamento, che probabilmente per media ponderata tra peso di gallina/coniglio/tacchino/capra/maiale/mucca/cavallo sono pari al peso della media ponderata di un infante ed un obeso dello IOWA. Quindi, evidentemente ad oggi il pianeta nutre quasi 27 miliardi di esseri viventi. Se poi, a breve si considerasse di fermare il consumo di suolo con i tetti verdi (il prato che tolgo per le fondazioni poi lo rimetto sul tetto e sono pari) probabilmente fermeremmo questa deriva ecologica. Non sarebbe bello vedere i nostri nonni coltivare i pomodori sulla terrazza di un palazzo in centro città ?

Andrea Mangoni ha detto...

credo che AlFogher intendesse dire che se tutti fossero vegani gli animali allevati attualmente si ritroverebbero a dover comunque mangiare, divorando risorse che poi non rientrerebbero nel nostro ciclo alimentare (per capirci, se oggi i campi impiegati per il cibo degli animali si trasformano in cibo per gli umani grazie agli animali stessi, in un mondo "vegano" sarebbero campi da cui l'uomo non riuscirebbe più a trarre cibo - per semplificare enormemente), senza contare un altro dilemma: cosa fare di miliardi di animali incompatibili con una vita in natura? Animali resi a volte incapaci di riprodursi da soli, e che comunque richiederebbero per vivere da selvatici una quantità di spazio e territorio enorme che non è nemmeno lontanamente presente?
Insomma, molto su cui pensare e da considerare... io auspicherei il ritorno a un consumo enormemente più moderato di carne, con conseguente aumento esponenziale del prezzo di quest'ultima oltre all'allevamento di razze rustiche in grado di sfruttare terreni non coltivabili per il proprio approvvigionamento.
E si, sarebbe bello vedere noi stessi - non i nostri nonni, noi! - coltivare tetti verdi e ricavarne cibo!