Biodiversità - Neotinea tridentata, l'orchidea tridentata

Neotinea tridentata, infiorescenza. Foto Andrea Mangoni.

In questa Giornata della Terra 2013, il nostro blog torna a parlare di creature davvero speciali, le orchidee spontanee, e in particolare di una di loro: l'orchidea tridentata, Neotinea tridentata.

Di questa specie mi sono innamorato anni fa, quando un amico, Marco Uliana, me ne ha indicato uno splendido sito a Codevigo (PD), dove vivevano centinaia di esemplari di queste orchidee. Ogni anno torno a cercare queste piante meravigliose per poterle fotografare e godere così della loro effimera bellezza. Si tratta di una specie di medie dimensioni, alta fino a 40 - 50 cm, con una rosetta basale di foglie che in aprile genera un lungo stelo che porta l'infiorescenza. 

Neotinea tridentata. Foto Andrea Mangoni.

Le infiorescenze di queste piante sono costituite da una pannocchia di fiori che può assumere nel suo complesso forme affusolate, globose o piramidali. I fiori di N. tridentata sono di norma bianchi o rosa con strie e
puntini più scuri. Sono caratterizzati da un labello trilobato fittamente puntinato e da un casco dotato di tre punte, che ne ha generato il nome. A proposito di quest'ultimo, fino a pochi anni fa questa specie era scritta al genere Orchis, da cui è stata successivamente separata per entrare a far parte del genere Neotinea.

Neotinea tridentata, ambiente naturale. Foto Andrea Mangoni.

L'orchidea tridentata è diffusa in molte regioni d'Italia, e spesso occupa prati aridi e piuttosto assolati. L'habitat naturale di Codevigo in cui l'ho trovata, e di cui ho già parlato in passato, si discosta un po' da questa tipologia, perché è costituito da un prato stabile vicino all'argine di un fiume. Il terreno ricco in sabbia è piuttosto drenante, cosa che deve facilitare non di poco la vita a queste geofite. 

Neotinea tridentata, bocciolo. Foto Andrea Mangoni.
Sebbene fiorisca solo in aprile-maggio, la rosetta basale di N. tridentata inizia a formarsi già durante l'inverno, a volte in dicembre o gennaio. Circa una settimana prima che il fiore emerga inizia a formarsi uno stelo verticale racchiuso in una foglia; L'infiorescenza impiega poi un paio di giorni per aprirsi del tutto. Una volta terminata la fioritura, tutta la pianta inizia a seccare e avvizzire, e scompare fino alla ricomparsa della rosetta basale nell'inverno successivo. I semi prodotti sono decine di migliaia, minuscoli, e richiedono la simbiosi con particolari funghi del terreno per poter germinare. 

Neotinea tridentata, infiorescenza. Foto Andrea Mangoni.

N. tridentata possiede due bulbotuberi che come in altre orchidee ne permettono il rigenerarsi anno dopo anno. Generalmente, uno di essi si è sviluppato nell'anno precedente (il bulbo vecchio) e un altro invece in quello in corso (il bulbo nuovo). Mentre quello vecchio diminuisce sempre più le proprie dimensioni, cedendo le sostanze nutritive in esso raccolte alla pianta, quello nuovo si accresce sempre più incamerando i nutrienti che forniranno energia all'iniividuo l'anno successivo.

Neotinea tridentata, infiorescenza. Foto Andrea Mangoni.

L'impollinazione è entomofila, e affidata generalmente a piccoli imenotteri e coleotteri. Negli anni ho però avuto conferma di come questa specie si moltiplichi anche per via vegetativa. Nella maggior parte dei casi, la riproduzione poer via vegetativa avviene tramite produzione di bulbi aggiuntivi, che si staccano dalla pianta madre dando vita ad altre pianticelle; Ho però almeno in un caso constatato la formazione di un vero e proprio rizoma, dotato di scarne radici, prodotto da una pianta di grandi dimensioni. 

Neotinea tridentata. Foto Andrea Mangoni.
Queste piante sono dei veri e propri gioielli, che vanno ammirati e riguardati e MAI prelevati in natura per essere introdotti in giardino. Nella maggior parte dei casi, infatti, essi morirebbero nel giro di un paio d'anni, a causa della mancanza delle giuste condizioni microbiologiche nel terreno. E poi, non disperate: a volte capita che qualche orchidea spontanea riesca a nascere spontaneamente nei nostri giardini, grazie ai semi portati dal vento. Non rimane che attendere fiduciosi e nel frattempo ammiratele quindi limitandovi a "rapirle" con la macchina fotografica. farete un favore a loro e alla nostra sempre più povera, ma bellissima, Terra. 

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3 commenti:

Unknown ha detto...

Beh, è una delle poche specie che si adattano piuttosto facilmente ad habitat assai diversi, tanto è vero che risulta presente anche su terreni acidi. A me è capitato di trovarla, quasi sempre insieme a Neotinea ustulata (ho beccato persino un ibrido..), anche sulla sponda piemontese del Lago Maggiore e a S.Domenico, vicino al passo del Sempione.

Franco Casini ha detto...

Boh, nel commento di prima non mi ha preso l'account... comunque ero io...;-)

Andrea Mangoni ha detto...

Ciao Franco, sì è davvero molto adattabile. Un amico l'ha trovata anche lungo il margine di una rotonda vicino a un aereoporto, in un posto dove cresceva solo gramigna o quasi. ciao!