Il giardino naturale: cattiva come... la vermolina!


Quand'ero piccolo, i miei nonni o mia mamma spesso, per indicare un cibo dal sapore disgustoso, facevano uno strano paragone: dicevano, infatti, che era "cattivo come la vermolina". Per anni mi sono chiesto cosa fosse questa beneamata vermolina, anche se senza eccessivo interesse; fino a quando, un paio di mesi fa, in una visita a Bruno Rossetto mi sono imbattuto in un bel cespuglio di color verde lavanda pallido che cresceva rigoglioso in un angolo del suo giardino. Alla mia domanda, di quale pianta cioè si trattasse, il sig. Rossetto disse senza esitazioni: "Come? Non la conosci? Questa è la vermolina!".
Avete presente cosa significhi sentir parlare per anni di qualcosa, sapere che probabilmente esiste ma non credere davvero che la si vedrà mai... e poi ritrovarsela improvvisamente davanti? Ecco, se lo avete presente potrete capire il mini-shock che ho provato allora. Da allora ho provato a cercare informazioni, per saperne di più su cosa fosse questa pianta esattamente.
La vermolina, così ho scoperto, era un miracoloso vermifugo, che si otteneva mescolando essenza di chenopodio ed olio di ricino; non stupisce quindi che la sostanza avesse un cattivo sapore! Anche il colore rosso la contraddistingueva bene, e aiutava a renderla... indimenticabile ai palati di chi (generalmente bambini) erano costretti a prenderla.
Ma la pianta che soggiornava nel giardino di Rossetto non aveva proprio nulla del chenopodio! Di cosa si trattava, dunque? La risposta è arrivata solo qualche giorno fa, durante una visita all'orto botanico di Padova: la pianta in questione non è altro, infatti, che santolina (Santolina chamaecyparissus). Questa pianta aromatica, nota per le sue proprietà antielmintiche, appartiene alla famiglia delle Compositae. Forma cespugli piccoli e compatti, alti in genere tra i 30 ed i 50 cm; produce fiori gialli, composti, dalla forma di bottoncino, riuniti in infiorescenze apicali. Può essere riprodotta per via vegetativa, prelevando a fine estate talee erbacee da far radicare in un miscuglio di sabbia e torba. I vasetti con le talee andrebbero fatti svernare in un cassone o serra non riscaldati, e trapiantati nella primavera successiva. Ama i terreni ben drenati, e si adatta benissimo anche a condizioni di siccità.
Il sig. Rossetto la utilizza come vermifugo per i propri animali, tagliuzzandola e mescolandola con il pastone a base di cereali delle galline o con la pasta dei cani; tradizionalmente, nel caso di pazienti... umani, gli steli andrebbero tagliati durante la fioritura e quindi lasciati essiccare in un luogo ombroso e ventilato; dovrebbero essere poi utilizzati come per preparare infusi e decotti. Nel suo "Compendio della Flora officinale italiana", Paola Gastaldo riporta che i fiori essiccati possono venire somministrati anche dopo essere stati polverizzati e mescolati con miele o confettura d'arancia. Certo una soluzione molto più dolce di quella adottata (...o meglio, subita!) dai nostri nonni!
Insomma, forse non sarà la stessa vermolina che tanto ha fatto penare i miei cari in gioventù, ma intanto un paio di talee stanno tentando di radicare nei loro vasetti, in terrazza... sperando di poterla apprezzare sempre e solo come bella pianta da giardino, e non per le sue proprietà farmaceutiche!
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