
Ho già parlato, in questo blog, di biodiversità avicola. All'epoca terminai il post invitando la gente a cercare, cercare e cercare.
Ma la domanda che può sorgere spontanea è principalmente una... Vale ancora la pena cercare? Con centinaia di razze a disposizione tra cui scegliere (anche solo a livello estetico), con linee commerciali adatte a produrre uova e carne con la massima efficacia, vale ancora la pena cercare di recuperare qualcosa da vecchi pollai e contadini di vecchio stampo?

Ci sono già linee commerciali in grado di dare carne e uova a profusione? Sì, certo, ma spesso al prezzo di dimenticare quale rapporto ci lega con questi animali, o peggio ancora dimenticare che SONO esseri viventi che ci accompagnano da secoli e NON ingranaggi di una gigantesca macchina per la produzione di cibo. Possiamo - dovremmo! - essere pronti a rinunciare a qualcosa nell'ambito delle prestazioni, pur di salvaguardare parte del prezioso partimonio genetico di cui gli antichi ceppi sono portatori. Possiamo - dovremmo! - esser pronti a rinunciare a l'orgoglio di un nuovo nome, qualore non fosse necessario, pur continuando ad allevare animali che di quel territorio sono bandiere. Vi sembra poco chiaro? proverò a spiegarmi meglio, allora.
Certo, per il mio pollaio potrei acquistare ibridi commerciali a duplice attitudine. Sono comuni, danno tanta carne e tante uova. Ma, pur nella dignità assoluta che meritano, rimangono ai miei occhi animali decisamente un pò... scialbi. Non hanno radici, sono nomadi moderni decontestualizzati, privi di legami con la storia dei luoghi. I ceppi autoctoni ci parlano invece di gente di cui condividiamo il retaggio e la storia, di animali passati di generazione in generazione, di decennio in decennio. Le differenze genetiche accumulate in secoli di selezioni li hanno resi adatti a ciascuno degli ambienti che occupano o che hanno occupato.

Tempo fa, vista la mia passione per le antiche razze venete, chiesi informazioni riguardo al recupero della cosiddetta cucca o cenere, una razza di polli di tipo mediterraneo dalla colorazione sparviero un tempo diffusi nei territori veneti e citata dal Mazzon in alcune sue opere. E successivamente, in una fiera a Verona, vidi poi un esemplare della cosiddetta "Italiana comune locale veneta o cucca", e devo dire che la mia delusione fu parecchia. L'ho già detto, per molti motivi ritengo non si possa effettuare una semplicistica uguaglianza tra Italiener (o Italiana comune locale, come oramai viene chiamata in Italia) e l'Italiana comune VERA; ma se non si tiene conto delle differenze abissali tra i due tipi (e per favore, non ditemi che non ve ne sono! Vi invito a dimostrarmi che prima degli anni '30 in Italia si potessero trovare polli con quelle caratteristiche nelle nostre campagne!) si incorre a mio avviso due errori piuttosto grossi.
Primo, si pecca di superficialità, rischiando di confondere i ceppi autoctoni con quelli alloctoni; secondo, e ben più grave, si contribuisce attivamente a uccidere la biodiversità avicola ancora salvabile nelle nostre campagne. Perchè? Perchè se si propaganda con forza che i ceppi autoctoni sono le Italiener, se passerà l'idea che questi polli sono i nostri avicoli "nazionali", chi continuerà a mantenere gli antichi ceppi, così dissimili da esse ?

Buona cerca e un in bocca al lupo gigante a tutti coloro che desiderassero impegnarvisi; io, dal canto mio, ho già iniziato!
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AVICOLTURA E BIODIVERSITA': LETTURE PER SAPERNE DI PIU'
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