Il Carnevale della Biodiversità - 6 - Parenti serpenti

 Rullo di tamburi! Eccoci arrivati al sesto - ed ultimo  - Carnevale della Biodiversità, questa volta ospitato da OggiScienza. Qui troverete tutti gli interventi dei partecipanti a questa edizione.
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Parenti Serpenti. Accidenti, quante cose da dire, potenzialmente! Di cosa parlare? Dei gamberi d'acqua dolce europei, scalzati dai fiumi e dai torrenti dall'infido parente Procambarus clarkii o gambero della Louisiana, che oltre a cibarsene li fa ammalare trasmettendo la peste del gambero? Parlare degli imenotteri Crisidi e di come cleptoparassitizzano innumerevoli specie di altri imenotteri? O degli imenotteri Icneumonidi che parassitizzano altri imenotteri, i Siricidi? No, per l'ultimo appuntamento col Carnevale voglio raccontarvi una storia di biodiversità zootecnica e di come questa possa risultare intricata ed affascinante quanto un romanzo.
Si tratta della storia di due lontane parenti, che si rincorrono da secoli rubandosi primogeniture, nomi e patrimonio genetico: sono la Gallina di Polverara e la Gallina Padovana a Gran Ciuffo.

A Polverara rooster. Photo Andrea Mangoni.
Primo piano di un gallo di Polverara. Foto Andrea Mangoni.
C'era una volta una gallina.
Viveva nell'Europa dell'Est, in un pollaio, quando uno studente decise di infilarla in una stia e di rapirla dalla sua bucolica felicità. Era una bella gallina, grossa, con un vistoso ciuffo di penne in testa; lo studente l'avrebbe utilizzata come produttrice di uova - e in caso estremo come viatico - durante il lungo viaggio che lo avrebbe portato a Padova a studiare, alla
prestigiosa università. Non si sa quando questo sia successo esattamente. Forse il XII secolo? Forse l'XI?
Passarono i giorni, e la città d'Antenore si faceva sempre più vicina. Lo studente giunse a riposarsi in un monastero, poco fuori Padova, in un paesino detto Polverara. I monaci lo rifocillarono, e lui ripartì lasciando loro in dono la bella gallina che gli aveva dato tante uova durante il viaggio. Nell'idillio della campagna, la gallina trovò ben presto posto nell'harem di un focoso gallo locale, e finì col produrre grossa e numerosa prole. Tanto piacquero i suoi discendenti agli abitanto del villaggio che li selezionarono, ne aumentarono la taglia, ne fissarono la caratteristica genetica del ciuffo, ne fecero il vanto dell'intera zona di Padova. Le galline di Polverara, grosse e produttive, iniziarono a dar bella prova di sé e a essere esportate in tutta Italia, ad alto prezzo, divenendo vanto delle mense dei ricchi signori. Nei cortili dei Medici a Firenze come sulla tavola di Galileo, nella corte di Isabella d'Este come tra i patrizi veneziani, la Polverara raggiungeva apici di notorietà incredibili. Venne persino inviata quale politicissimo ostaggio - pardon! dono - al Sultano Maometto II, da parte del Senato Veneziano.

Il Gallus patavinus e la Gallina patavina dell'Aldrovandi.
Si noti la grande somiglianza con le odierne Polverara.
I viaggiatori europei ne decantavano le lodi e ne deprecavano la rarità e la gelosia cui essa era fatta oggetto da parte dei pochissimi allevatori della razza; i mercanti veneziani l'esportavano in Europa del Nord come in Albania. Del resto, polli alti e grandi, pesanti fino a 5 kg, non erano certo comuni a quei tempi, e rappresentavano una vera leccornia anche a causa della loro carne morata e saporitissima. La gallina era tanto famosa che non venne più ricordata col nome del paese d'origine, o meglio non solo con quello, ma acquisì anche l'appellativo di "patavina", ovverosia PADOVANA. Con questo nome infatti, illustrandola nella sua opera sull'Ornitologia, ne parla l'Aldrovandi, famoso naturalista bolognese vissuto a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo. Nel frattempo, però, ombre di guerra si addensavano sulla Serenissima.

La Lega di Cambrai stava preparando i suoi attacchi. Per tre anni avrebbe tentato inutilmente di vedere la disfatta della Serenissima; in compenso furono i soldati Francesi a doversi ritirare mestamente. E qualcuno di loro, passando per Polverara, pensò bene di fare scorte di cibo... ed ancora una volta delle galline ciuffate si ritrovarono a finire in gabbia per essere usate quale viatico da affamati e delusi soldati francesi. Non tutte però subirono l'onta della pignatta, e qualcuna giunse nelle aie dei poderi della Normandia, a Caux, dove continuare le glorie della propria razza.
In Italia intanto poeti, umoristi e scrittori citavano la gallina di Polverara nelle loro opere, ed i Querini Stampalia, a Venezia, la allevavano nei piani bassi del loro palazzo; dove oggi sorge l'omonima fondazione, un tempo razzolavano le glorie avicole di Padova. I contadini che la possedevano la chiamavano S-ciatta, schiatta, per indicarne la nobile origine, e si facevano vanto a distanza di decenni di averne avuto un esemplare. Ma più cresceva la sua fama, più essa si rarefaceva: la consanguineità ne stava minando le dimensioni e la produttività, e i giganteschi animali d'un tempo stavano scomparendo rapidamente. Ai primi dell'ottocento la Polverara o Padovana si trovava quasi agonizzante, quando un colpo bassissimo le sarebbe stato rivolto proprio da una lontana parente proveniente dalla Francia.

La Francia, ve la ricordate? Vi avevamo lasciato nel cuore della Normandia, a Caux,  gli esuli eredi delle deportate Padovane. Qui erano divenuti famosi per taglia, piccola cresta e ciuffo... tanto che venivano chiamati indifferentemente Poule de Caux o Poule de Padoue (Padova in Francese). Ma la Francia vantava un'altra tipologia di pollo ciuffato. E qui comincia l'altra storia...

Gallo di Padoue o Padovana Gran Ciuffo. Foto Andrea Mangoni.
C'era una volta un'ALTRA gallina.
Proveniva anch'essa dall'est europeo, arrivando in Francia forse dalla Polonia, al seguito del suocero di Luigi XIV, o forse tramite i Paesi Bassi. Era un animale più piccolo rispetto alla Padovana di Polverara, dotato però di un ciuffo più grosso, anche se le origini delle due razze erano probabilmente comuni: i suoi antenati infatti derivavano dagli stessi antenati di quella gallina che secoli prima uno studente aveva portato in Italia, a Polverara, entrambe eredi dei polli ciuffati della sconfinata Russia, di quella razza Pavloff che oggi è così rara. Ebbene, questo pollo, chiamato semplicemente Poule Huppé o Crested Hen, ovverosia "Gallina Ciuffata", aveva un bellissimo mantello con più di sette varietà di colore, le più spettacolari delle quali erano quella con penne rosse orlate di nero, bianche orlate di nero e rosse orlate di bianco.

Raffigurazione settecentesca di polli identici all'attuale Padoue. Si noti la gallina, già con una perfetta livrea camosciata. La didascalia recita ancora le denominazioni di Poule e Coq Huppé.

In alto, la Padovana Gran Ciuffo nell'opera di
Buffon. Viene chiamata ancora Coq Huppé.
Il Buffon la distingueva dalla Poule de Padoue, e con lui tanti altri autori di Avicoltura e naturalisti del settecento e dei primi dell'ottocento. E proprio in questo periodo, però, le storie di queste due lontane parenti si intrecciano inesorabilmente. La Gallina Ciuffata infatti, per motivi sconosciuti, prende in Francia il nome di Poule de Padoue: forse per la passione che Madame de Pompadour nutriva per questi animali? O forse per altri motivi? Non ci è dato saperlo, ma rimane il fatto che tempo pochi decenni ed essa assume il nome senz'altro equivoco di Padoue, mentre gli eredi francofoni delle Padovane di Polverara perdono l'appellativo di Padoue e vengono conosciuti solo coi nomi delle località della Normandia in cui venivano allevate: Caux e Crève-Coeur innanzitutto

In Italia inizia, nel frattempo, la passione per la pollicoltura e si iniziano ad importare dall'estero esemplari da bellezza e da prodotto. Così, accanto a enormi Cocincina e inglesissime Dorking, viene importata dalla Francia proprio la Gallina di Padoue.  Immaginatevi lo stupore al momento di tradurre il nome di questi volatili in Italiano: ma come, dalla Francia arrivano dei polli che si chiamano "di Padova" come le Padovane di Polverara, hanno un gran ciuffo di penne in testa come le Polverara, ma sono più comuni e anche più belle delle Padovane d'Italia? Il passo fu breve: si ritenne subito la Padoue una Padovana di Polverara esportata in Francia e migliorata tramite selezione. Ora che però era giunta in Italia, la Padoue prendendo anch'essa il nome di Padovana scalzava dal suo primato la Polverara, usufruendo immeritatamente della fama che quest'ultima con l'appellativo della città d'Antenore si era procurata nei secoli. E così l'antica gloria del contado padovano, la Padovana di Polverara, finiva quasi per estinguersi di fronte all'arrivo della malcapitata parente.

La Polverara nel Catalogo Lion, primi del '900.
In questo testo essa viene ancora chiamata anche Padovana.
In più, come se non bastasse, i nomi uguali finirono col convincere gli allevatori che fosse lecito incrociare entrambe per ottenere dei buoni risultati; il patrimonio genetico della Polverara si inquinò quindi ancora di più, acquisendo alcune delle caratteristiche che erano un tempo appellativo della sola Padoue. Solo grazie all'impegno di pochi appassionati, nel corso del XX secolo, si riuscì a preservare ciò che rimaneva di essa, non riuscendo però ad impedire, purtroppo, che perdesse il suo antico nome: oggi infatti l'appellativo di "Padovana" rimane assegnato solo alla francese parente, anche se con il suffisso "Gran Ciuffo". In compenso, se nell'ufficialità ora viene chiamata solo Polverara, molti vecchi contadini continuano a conservare la memoria di ciò che era stata e la reputano ancora l'unica e la sola vera Gallina Padovana.

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La storia che avete appena letto, che racconta di come un nome possa cambiare il destino a volte di un'intera razza avicola espressione di una biodiversità zootecnica antichissima, si basa sull'analisi di una lunga raccolta di testi. Il fatto che animali con le caratteristiche della Polverara ancestrale fossero noti coll'appellativo di "Gallina Padovana" è documentata da autori quali Ermolao Barbaro, Conrad Gessner, Ulisse Aldrovandi, Tolmani, Italo Mazzon; indicazioni precise sono pure note nei vocabolari e nei testi di geografia del XIX secolo. Lo studio delle fonti letterarie ed iconografiche evidenzia come in Italia prima della seconda metà dell'ottocento non esistano citazioni che attestino la presenza di polli chiamati padovani con le caratteristiche dell'attuale padovana gra ciuffo, mentre polli esattamente identici ad essa erano noti negli altri Paesi Europei da almeno un secolo sotto il nome di Gallina Ciuffata o Gallina Polacca. Autori come il Pochini, il Tolmani ed il Cassella attestano l'assenza di polli in Italia con le caratteristiche della padovana Gran Ciuffo e affermano la presenza per la provincia di padova della sola Polverara. La tradizione secondo cui Giovanni Dondi dell'Orologio avrebbe importato questi uccelli dalla Polonia non è al momento suffragata da alcuna prova storica, in quanto le prime testimonianze di tale importazione vengono riportate come semplici dicerie e risalgono al XIX secolo, oltre cinque secoli dopo l'arrivo dei polli dotati di ciuffo a Polverara, come recentemente evidenziato dal giornalista padovano Franco Holzer. Attualmente la Padovana Gran Ciuffo è nota all'estero con nomi come Padovana, Polacca o anche Olandese barbuta; la denominazione internazionale più comune è probabilmente Polish. La Polverara rimane una razza rara e bisognosa di ulteriore selezione, seppur non più strettamente minacciata di estinzione.

Gallo di Polverara bianca. Foto Andrea Mangoni.

4 commenti:

Patrizia Martellini ha detto...

Oh finalmente un articolo sulla selezione delle razze domestiche! complimenti per la precisione e le tue fonti storiche!
Sono sicura di aver visto la varietà con il grosso ciuffo ad un raduno primaverile del FAI...era bellissima!

Patrizia- Bolg Evolve or Die

Andrea Mangoni ha detto...

graziePatrizia! le fonti storiche sono state scelte come esempio prendendole tra un centinaio di fonti biblio e iconografiche inedite da me scoperte da una serie di ricerche storiche sulla polverara. spero di riuscire a far pubblicare un giorno il libro che ne è risultato.
la selezione delle razze domestiche è assolutamente affascinante, e ricca di storie particolari. ciao!

amogeek ha detto...

Ti faccio i miei complimenti, il blog è davvero spettacolare mi sono ora soffermato su questi splendidi razze,

Andrea Mangoni ha detto...

grazie, aspetto il seguito del commento! Ciao e Buon Natale!