Il giardino naturale - La splendida grazia dei gigli.

Il bellissimo fiore di Lilium martagon. Foto di Andrea mangoni.

“Guardate gli uccelli del cielo; non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il vostro padre celeste li nutre. Or, non valete voi più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi può aggiungere alla durata della sua vita un solo cubito? E perché darsi tanta pena per il vestito? Guardate come crescono i gigli del campo: non lavorano, né filano, eppure vi assicuro che nemmeno Salomone, in tutta la sua gloria, fu mai vestito come uno di essi. Ora se Dio riveste così l’erba del campo, che oggi c'è e domani viene gettata nel forno, quanto più vestirà voi, gente di poca fede? Non vogliate dunque angustiarvi dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Di che ci vestiremo?” Di tutte queste cose si danno premura i pagani; ora il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutto questo.”

Vangelo di Marco, 6, v. 26

La prima volta che ho visto un giglio selvatico, tra le montagne del Cadore, mi è tornato alla mente proprio questo passo del Vangelo. Ricordo di aver pensato che qualcuno avesse gettato dei bulbi coltivati con l'immondizia lungo una scarpata. Le corolle arancio brillanti, aperte verso il cielo, erano così slealmente sgargianti da illuminare da sole l'intero prato, togliendo luce a tutti gli altri fiori spontanei.

I gigli (gen. Lilium) sono piante appartenenti alla famiglia delle Liliaceae, usate un tempo anche nella farmacopea tradizionale. Tra le specie che vivono nelle nostre montagne e nei nostri boschi, Lilium martagon (foto sopra e a destra) e Lilium bulbiferum o croceum sono certo due delle più rappresentative. Ma ovviamente si tratta di un genere di piante che molto ha offerto e che molto ha da offrire al giardino di chi ama questi spettacolari candelabri barocchi pieni di colore. Ovviamente oltre alle tante specie botaniche i floricoltori e gli appassionati hanno dato vita a innumerevoli ibridi e cultivar, tanto da soddisfare le esigenze di ogni palato.

Lilium martagon. Foto di Andrea Mangoni.Credo sia inutile sottolineare come i gigli siano vittime di parassiti di ogni genere e malattie. Sono piante decisamente delicatine, tanto che credo fosse un Lord inglese ad affermare: "tacchini e gigli hanno una sola cosa in comune, e cioè l'ambizione a morire". Uno dei più temibili è la criocera del giglio, un piccolo coleottero rosso che se ne nutre avidamente, e contro cui la difesa migliore rimane un'osservazione costante unita eventualmente ad un'eliminazione manuale dei parassiti. Senza parlare poi di limacce e millepiedi, funghi e virus... Insomma, piante da curare con attenzione!

Come moltiplicare i gigli? Beh, se il nostro scopo non è quello di cercare di selezionare nuovi ibridi o varietà, la propagazione vegetativa di queste piante è la via più facilmente attuabile, e per di più siamo proprio nel momento migliore. A fine estate prendete i bulbi e staccate delicatamente le squame esterne che li compongono; potete toglierne fino quasi la metà, senza che il bulbo poi muoia. Nel caso di specie come Lilium bulbiferum, potrete utilizzare invece direttamente i bulbilli che crescono all'ascella dell'inserzione fogliare. Prendete dunque le squame e/o i bulbilli, mescolateli a sabbia e terriccio umidi e metteteli in un sacchettino di plastica trasparente. Soffiate dentro al sacchettino, quindi richiudetelo e lasciatelo in una posizone di ombra luminosa, in un punto riparato dalle gelate. Durante l'autunno e l'inverno i bulbilli produrranno radici, e le squame staccate formeranno a loro volta alla loro base dei bulbilli che radicheranno ben presto; in primavera vi ritroverete con delle minuscole piantine composte da una fogliolina, un piccolo bulbo e qualche radice, che trapianterete in vaso o direttamente all'aperto. piano piano i bulbi cresceranno, e presto avrete una nuova generazione di magnifici e splendidi gigli per adornare il vostro giardino.

Per finire, un'ultima raccomandazione. Se vi siete innamorati dei gigli selvatici ritratti nelle foto, vi prego: NON RACCOGLIETELI IN NATURA! Si tratta di specie spesso protette ed a volte in forte rarefazione per il degrado dei loro habitat. Per fortuna esistono vivai specializzati in cui poter trovare esemplari coltivati di specie selvatiche, a volte sotto forma di cultivar di particolare bellezza (come ad esempio la varietà bianca di Lilium martagon) . Rivolgetevi a queste realtà vivaistiche, e lasciate alle nostre montagne questi fiori di eccezionale bellezza.

Lilium bulbiferum. Foto di Andrea Mangoni.

2 commenti:

strega reticente valverde ha detto...

Altra passione in comune! e infatti cerco di proteggere quei rari gigli che vedo nascere spontanei nei nostri campi... e ne ho poi piantati tanti ( comprati i bulbi al vivaio) in piena terra ...ti dirò che hanno tenuto bene (forse c'è un buon habitat per loro) e così da aprile a luglio ne ho spesso di fioriti qua e là, arancio e gialli per lo più. Ciao , grazie per le info preziose, saluti
val

Vera ha detto...

E i poetici giglil tirarono una bella fregatura a Linneo(che era un religioso)quando egli con sgomento si accorse che anche loro simbolo di purezza facevano(a modo loro) del sesso. Così almeno ci raccontò il prof di botanica.
Evviva i goderecci gigli.