
La notizia è di pochi giorni fa. Il Governo Italiano, abbastanza in sordina, ha deciso di sdoganare la coltivazione degli OGM. Molte voci contrarie - tra queste il Ministro alle Politiche Agricole, Luca Zaia, e molte associazioni di coltivatori e di consumatori - e alcune voci favorevoli - specie quegli enti locali che vedranno creati dei fondi a loro favore. Ci attendono anni di "sperimentazione" per stabilire la convivenza tra colture OGM e tradizionali, convivenza che l'Unione Europea ha già bollato come impossibile. Che cosa pensare? Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Gli OGM sono davvero il mostro biblico che viene prospettato da taluni, o rappresentano il luminoso futuro dell'agricoltura, come vorrebbero altri?
Non sono un esperto in materia, ma qualche considerazione la vorrei fare lo stesso. Innanzi tutto, vorrei specificare una cosa: io NON sono contrario per partito preso agli OGM. E allo stesso modo, non sono ad essi favorevole INCONDIZIONATAMENTE. Ritengo quindi importantissimo ragionare, guardando il più possibile a ciò che essi rappresentano e a ciò che possono portare.
Cos'è un OGM? Un Organismo Geneticamente Modificato. Per dirla in soldoni, prendiamo un essere vivente ed inseriamo nel suo genoma un pezzo di DNA proveniente da un altro tipo di organismo, che ha delle caratteristiche che a noi interessano. Ad esempio prendiamo il cotone (Gossypium sp.), e gli inseriamo il DNA del Bacillus thuringiensis, che produce una tossina letale per gli insetti. Otteniamo così una pianta di cotone che diventa difficilmente attaccabile dai parassiti e che abbisogna di minori pesticidi. In teoria.
Sottolineiamolo bene: IN TEORIA.
In pratica, qualunque osservazione riferibile ad un OGM, in bene o in male, pregio o difetto, è constatabile solo dopo aver avito riscontri pratici. Di nuovo, in soldoni: non si sa se funziona fino a che non si prova. Dire che sono un bene o un male è quindi una semplificazione troppo banalizzante, anche perché sotto il nome OGM includiamo piante, ortaggi, cereali, microorganismi totalmente differenti fra loro. Magari esisterà un grano OGM resistente alla siccità che sarà la benedizione per le terre in via di desertificazione, e da un'altra parte ci sarà una soia OGM che fa venire le bolle in faccia a chi ne mangia il seitan. La prima cosa da pensare, quindi, è NON GENERALIZZARE. MAI. Però, se da un lato non è giusto avere riguardo agli OGM delle pregiudiziali assolute, ci sono tutta una serie di considerazioni di altra natura che mi portano a dire che no, in Italia gli OGM io non ce li vorrei.
Innanzi tutto, gli OGM in campo agricolo sono in mano a poche multinazionali, che fanno il bello e cattivo tempo piegando letteralmente le economie di Paesi poveri e innescando reazioni a catena disastrose. Inoltre, l'OGM in agricoltura rischia di ledere un diritto fondamentale: e cioè il diritto di non volerlo nel proprio campo. Pensateci: mais, grano, avena, orzo, riso, tutti sono impollinati dal vento. Come si può far convivere fianco a fianco una coltura tradizionale con una coltura OGM? Basterà una folata più forte delle altre per ritrovarsi nel campo, l'anno successivo, solo semi OGM. Con anche delle possibili ripercussioni legali. In America non sono mancate le class action volte a chiedere risarcimento dei danni dovuti alle contaminazioni da OGM, e già la Bayer ha perduto una causa per aver inquinato geneticamente il riso di alcuni agricoltori a causa della vicinanza dei campi di questi ultimi con i campi di riso transgenico della multinazionale. Insomma, esiste un enorme pericolo di perdita della biodiversità agricola, che potrebbe vedersi azzerata dalla diffusione di questi organismi.
Altro problema: gli OGM faranno bene o male alla nostra salute? E' un tema piuttosto sentito e che preoccupa molti, e la risposta è sempre la stessa: non lo sapremo finchè non proveremo. Esistono nei dati concreti a riguardo di singoli casi, che mostrano soprattutto come certi effetti siano assolutamente imprevedibili. Ad esempio, i fagioli sono in grado di produrre una proteina che provoca la morte del tonchio, un piccolo coleottero fitofago che parassita i legumi. Si è quindi cercato di trasferire la stessa dote in un pisello, in maniera che questo divenisse resistente al coleottero. Purtroppo i cambiamenti nel genoma del pisello hanno causato un effetto imprevisto: la modifica della struttura di una proteina prodotta dai piselli stessi. Una piccolissima modifica strutturale, certo, che però è bastata a rendere la proteina stessa irritante per le cavie da laboratorio.
E ancora, recentemente, l'Istituto Nazionale di Ricerca per gli alimenti e la Nutrizione ha fatto rilevare come a fronte di una maggiore produttività in granella, il mais transgenico produce quantità di lignina quasi 4 volte più elevate rispetto a quello normale, il che rende il trinciato da esso derivato molto meno appetito dagli animali che se ne nutrono. Tutta da verificare invece un'altra notizia apparsa sui giornali, e cioè che topi nutriti con mais OGM avrebbero mostrato alterazioni del sistema immunitario.
Insomma, come si può capire, un argomento complesso. Soprattutto perchè, che lo si voglia o no, conviviamo con gli OGM da diversi anni. Mais e soia utilizzati per produrre i mangimi per gli animali sono infatti per buona parte OGM; e questi animali noi li mangiamo da tempo. Ed è presto per dire se vedremo effetti negativi o meno.
Nella mia totale innocenza, continuo a pensare che ci possano essere altre strade. Altre vie. Vie come quella intrapresa da Ken Street, che cerca nella ricchezza dell'antica biodiversità agricola mondiale la soluzione a molti problemi presenti. E' una strada che sento molto più mia, e che vorrei vedere più bella e splendente.
Sapete che vi dico? Quest'anno se posso mi pianto un paio di trini di buon mais biancoperla autoctono. In isolamento temporale. Alla faccia del mais BT OGM.
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