Tradizioni: recuperare e restaurare i vecchi attrezzi agricoli.

La sexo£a ed il coàro. Foto di Andrea Mangoni.

Tutto preso dalla ricerca di un badile per trapiantare un clerodendro ribelle, l'altro ieri mi sono imbattuto (nella rimessa degli attrezzi) in un piccolo, vecchio tesoro di nonno Pietro.

E' il coàro, un corno di vacca, o meglio l'involucro corneo che lo ricopriva, con dentro una lunga pietra squadrata che si assottiglia alle estremità. Si tratta della vecchia pietra che lui usava per affilare la falce quando era in campagna, ancora riposta nel suo vecchio ed originale fodero, oramai sommersa di polvere e sporco. Poco lontano, un pezzo di legno cilindrico, che sembra fragile come una spumiglia, si è rivelato essere il manico di una grande séxo£a*, l'ampio falcetto a mezzaluna per la raccolta del grano, con la lama arrugginita e sbeccata.

Sono solo oggetti, è vero, ma parlano della storia della mia famiglia più di millemila libri. E mi dispiace vederli così, a languire in un deposito sotto polvere e immondizia. Così nasce l'idea: perchè non provare a ripulirli e recuperarli? Neanche a dirlo, i due attrezzi prendono la via del mio appartamento, mentre io, speranzoso, penso già di cercare qualche indicazione in merito su iternet.

Il corno e la pietra per affilare la falce. Foto di Andrea Mangoni.Ma le cose non sono così semplici: a quanto pare, chi ha avuto la mia stessa idea non ha mai pensato di rendere partecipi gli altri... o almeno, io non trovo nulla in tal proposito. Per cui provo a fare un paio di telefonate a persone che credo possano saperne qualcosa, e ricevo tutta una serie di consigli che, insieme, mi permettono di ottenere un risultato decente. E così ho pensato di passare queste informazioni anche a voi, nella speranza possano risultarvi utili. Ecco l'elenco dei materiali utili:

  • Acqua e sapone
  • Guanti di lattice
  • Uno sgrassatore (io ho usato quello della Stanhome)
  • Un po di benzina
  • Una paglietta o una spazzolina metalliche
  • Un panno o uno straccio
  • Olio paglierino
  • Preparato anti tarlo
  • Pasta di legno
  • Smalto trasparente spray (io ho usato quello della Ghibli)

Dopo aver indossato i guanti ed aver accuratamente lavato con acqua e sapone gli oggetti in questione, li ho puliti di nuovo con lo sgrassatore, quindi li ho risciacquati e lasciati asciugare.

Per il corno di mucca, il più era fatto: è bastato lucidarlo con tre-quattro passate di olio paglierino, ed era già pronto per la verniciatura finale. La pietra invece è stata solo lavata e fatta asciugare.

Il falcetto, o séxo£aPer la séxo£a le cose sono state un pò più complesse. Dopo lavaggio e sgrassatura, ho passato la lama con lo straccio intinto nella benzina, quindi ho energicamente strofinato la lama stessa con la paglietta metallica, fino a eliminare il grosso della ruggine; quindi ho ripetuto altre tre volte il procedimento, fino ad ottenere il risultato desiderato, e da ultimo ho ripassato nuovamente il metallo con la benzina. Poichè lo scopo non era quello di ottenere uno strumento da lavoro ma un... complemento d'arredo, il filo della lama non è stato rifatto col modo tradizionale, cioè battendolo con un martello, ma è semplicemente stato reso più regolare con l'utilizzo dell'apposita pietra. Il manico invece, prima di ricevere (come il corno) tre mani di olio paglierino, avrebbe dovuto essere trattato con l'antitarlo, siringando l'insetticida all'interno dei fori e lasciando asciugare... Io lo ammetto, non l'ho fatto. Volendo, con la pasta di legno sarebbe stato possibile anche chiudere i buchi degli insetti, ma a me piaceva di più così. Quindi, dopo aver dato l'olio paglierino e aver lasciato tutto ad asciugare una notte, è stato sufficiente dare a tutto una mano leggera di smalto acrilico trasparente; tanto questo passaggio quanto quelli con la benzina sono stati eseguiti all'aperto, per evitare di inalare esalazioni pericolose. et voilà! I due vecchi attrezzi dimenticati hanno preso una nuova vita. Ora potranno essere appesi e ricordare, a chi li guarda, di quanta Storia sia stata fatta tramite essi. E chissà che un giorno non possano nuovamente tornare all'opera...

*****

*Nota bene: per il nome dialettale del falcetto, è stato deciso di adottare come trasposizione scritta il termine séxo£a, in cui la "X" dovrebbe essere letta come una "S" tendente nel suono ad una "Z", e la "£" (corrispondente alla "L" nel dialetto veneziano) come una "E" strascicata.

Ancora la sèxo£a col coàro. Foto di Andrea Mangoni

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti, hai fatto benissimo a recuperare i vecchi attrezzi del nonno. Anch'io ho la tua stessa passione per le vecchie cose che hanno un significato profondo e ci ricordano i nostri cari
un caro saluto marinella

Andrea Mangoni ha detto...

grazie Marinella! Prima o poi dovrò decidermi a riparare qualcos'altro... Anche tu hai conservato i ricordi dei tuoi cari?