A volte è un caso, quello che ti fa allungare lo sguardo al di là del vetro dell'autobus di linea che utilizzi tutti i giorni, e che ti permette di vedere per la prima volta uno scorcio, una pianta o un fiore che in 15 anni non avevi mai visto. Ed è stato proprio così che un paio di anni fa, tornando dall'università, mi sono accorto per la prima volta (grazie alla sua esuberante fioritura) di una fantastica popolazione di violetta d'acqua (Hottonia palustris), anche nota come erba scopina.
In verità, l'Hottonia poco ha a che fare con le viole: infatti appartiene alla famiglia delle Primulaceae, di cui è l'unico rappresentante completamente acquatico in Italia. E' una pianta a distribuzione eurosiberiana, ma si tratta purtroppo di una specie davvero in forte rarefazione.
Infatti queste piantine delicate, dalle foglie finemente laciniate, che servono da riparo ad innumerevoli creature acquatiche (tanto che un altro nome che talvolta le viene affibbiato è millefoglio d'acqua), vivono in fossi e canali puliti e ombrosi, dalle acque calme e spesso povere, e risentono in maniera incredibile dell'inquinamento cui i nostri corsi d'acqua interni sono sottoposti. Oramai estinta in molte regioni (ad esempio il Trentino Alto Adige) e rarissima lungo la costa tirrenica, la violetta d'acqua corre il concreto rischio (assieme a tante altre piante acquatiche) di diventare un ricordo in buona parte del proprio areale.
Potrete dunque immaginare la gioia di ritrovarne una popolazione in piena fioritura! Mi presi una mattina intera per potermi gustare lo spettacolo e fare qualche foto, sebbene la distanza dalla riva e la asprezza di quest'ultima mi fossero d'ostacolo. A fine aprile la pianta, che per tutto l'anno cresce sommersa, produce scapi fiorali emersi alti fino a 40 cm che portano fiori ermafroditi riuniti in verticilli sovrapposti, di colore bianco sfumato al rosa o al violetto, e dal centro giallo. Mal sopporta le alte temperature, ed è proprio per questo che si può trovare in acque profonde e ombrose. Gli steli possono esser lunghi anche 80 cm, e producono con monotona regolarità radici che li ancorano al fango del fondale.
Purtroppo, è notizia di un paio di giorni fa, la colonia che vedete fotografata qui non esiste più. In soli due anni l'intera popolazione è stata distrutta dal degrado del fossato in cui viveva, e alla mia recentissima visita non esisteva nel canale nemmeno una pianticella.
Potrebbe essere un ben misero finale, però... Però l'anno scorso, avendo capito che la colonia stava rapidamente risentendo dell'inquinamento, avevo preso adeguate precauzioni: avevo prelevato infatti, assieme a un rappresentante del locale circolo di Legambiente, dal gruppo più folto di piante 4 steli, che, trapiantati in un altro fossato, profondo e isolato, hanno dato ben presto vita ad altre 4 colonie! Per cui, almeno per questa volta, queste pianticelle non correranno pericolo... ma per quanto??
1 commenti:
E bravo Andrea! :)
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