Il giardino naturale: in campagna, tra il risveglio della natura e l'impianto di una siepe

Il fossato al tramonto. Foto di Andrea Mangoni.

Il sole caldo delle prime giornate primaverili è un invito irresistibile, per me, a vagabondare per la campagna a godere del contatto con la natura; inoltre è un'ottima occasione per pianificare i nuovi lavori da operare lungo le mie rive ed i miei fossati, lavori che hanno subito un drastico arresto. Nello scorso inverno, infatti, complici il trasloco, le malattie ed il maltempo, ho colpevolmente abbandonato la mia campagna, limitandomi a gestire il pollaio nelle visite a casa dei miei genitori.

E' così che un paio di giorni fa mi sono preso la briga di andare a fare il punto della situazione riguardo allo stato della vegetazione ripariale del fossato e della siepe che sto (ri)costruendo, allo scopo di ricreare un rifugio per tutta una serie di animali e vegetali sempre più minacciati.

I fossati sono pieni d'acqua. In questa stagione, dovrei poter vedere le ovature di Rana latastei e sentire, forse, i primi gracidii delle raganelle. Ma da parecchi anni, purtroppo, entrambe le specie non si riproducono più nelle acque di questo fossato, sebbene saltuariamente sulle sue rive se ne possano reperire alcuni esemplari adulti. E' pur sempre vero che parte dell'alveo del fossato è invaso da piante secche di iris palustre (Iris pseudacorus), e questo tendenzialmente rende tali parti del fossato assai difficili da colonizzare per tutta una serie di animali, poichè favorisce, in estate, una più rapida evaporazione delle acque con conseguente prosciugamento del letto del fossato stesso.

Giovani piante di farnia. Foto di Andrea Mangoni.

Le piante messe a dimora negli scorsi anni stanno in compenso benone. Il pioppo cipressino (Populus nigra var. italica) è cresciuto tantissimo, ora supera di certo i tre metri e mezzo, così come gli aceri (Acer campestre) piantati in due diversi momenti negli ultimi 5 anni. Biancospino, prugnolo e frangola stanno iniziando a germogliare, così come il salice cenerino (Salix cinerea), che sta fiorendo, offrendo così un precoce pasto ai primi insetti pronubi che sfidano i freddi di questa stagione. Sul terreno alla base della vecchia farnia è tutto un brulicare di piantine nate dalle ghiande d'autunno.

I germogli del pallon di maggio (Viburnum opulus). Foto di Andrea Mangoni.

Poichè, nell'appartamento in cui mi sono trasferito, non posso purtroppo permettermi di ospitare troppe piante in vaso, in particolare di specie voluminose, mi sono risoluto a trapiantare alcune essenze lungo la siepe, con il duplice vantaggio di diminuire da un lato il numero di piante necessarie di mie cure, e di arricchire dall'altro la siepe con due piante estremamente utili e preziose. Le essenze scelte sono alcune pianticelle di olmo (Ulmus minor), pianta un tempo diffusa ma lentamente rarefattasi anche a causa della diffusione di una malattia, la grafidiosi, ed una piantina di pallon di maggio (Viburnum opulus), raccolta l'anno scorso lungo un fossato distante qualche chilometro, ed ora in procinto di germogliare. Così, vanga in spalla e carriola piena, mi sono avviato lungo la carreggiata per finire il lavoro prima che la luce del tramonto mi abbandonasse.

COME IMPIANTARE UNA SIEPE

Molto è stato scritto sull'impianto di una siepe, e di sicuro troverete parecchio materiale in merito. Comunque sia, aggiungo qualche nota anch'io, nella speranza che possa risultare utile. In generale io tendo a programmare una siepe mista, composta da alberi e cespugli, in maniera da diversificare i microhabitat che si vengono a formare e favorire così l'insediamento di una maggior quantità di piante ed animali selvatici, a lavori ultimati.

In particolar modo, di solito lascio tre metri di distanza tra un albero ed un altro; all'interno di questo spazio, a metà strada tra le due essenze maggiori, pianto poi un cespuglio o due nel secondo caso distanzio i cespugli tra loro di 50-60 cm). In verità sarebbero consigliabili 5-7 metri tra un albero d'alto fusto ed un alto, ma in questo caso, poichè quasi certamente buona parte delle piante sarà educata a capitozza, tale distanza più ridotta può andare bene. Nel mio Comune esiste poi un regolamento che indica come distanza minima di impianto dal ciglio del fossato 60 cm; è una buona cosa, perchè permette di poter lavorare nell'alveo dei corsi d'acqua con minori problemi e, nel contempo, aiuta a non sovraccaricare il fossato con materiale organico proveniente dalle piante stesse. Se ne avete la possibilità, create una siepe su due file distanti tra loro almeno un metro, alternando alberi ed arbusti im maniera da formare un percorso sinuoso e non una linea retta.

Usate per quanto possibile piante in vaso o con panetto di terra: hanno l'enorme vantaggio di poter essere messe a dimora in qualunque periodo dell'anno senza subire particolari traumi. In caso aveste invece a che fare con piante a radice nuda, niente paura: avete fino a tutto marzo per piantarle senze particolari problemi.

Lo scavo dovrebbe essere abbastanza profondo da poter permettere di allorggiarvi con comodo la piantina prescelta. Sul fondo disponete uno strato di ghiaia o altro materiale drenante, quindi un piccolo strato di stallatico o compost, quindi il panetto di terra con la piantina. Basterà poi riempire gli spazi vuoti rimasti con la terra di scavo, ed il gioco è fatto. Abbiate soprattutto cura di vedere che il colletto della pianta, cioè la delicata zona di transizione tra tronco e radici, non sia coperta di terra: la piantina potrebbe morire per asfissia. In caso invece di piante a radice nuda, le cose vanno diversamente. Le radici vanno leggermente potate con una forbice ben affilata, quindi immerse in una poltiglia di terriccio e letame in acqua, ed infine disposte con cura nella buca, che andrà riempia con la terra di scavo finemente sbriciolata. In entrambi i casi, al termine delle operazioni potrebbe essere una ottima idea l'impianto di un palo che funga da tutore temporaneo per la pianta, che vi verrà assicurata con legacci di gomma morbida; inoltre una delicata innaffiatura favorirà l'assestamento del terreno. Le innaffiature si riveleranno poi indispensabili, nei primi tempi, per favorire l'attecchimento di piante a radice nuda.

Alla prossima!

Suggerimenti bibliografici

Cogo, L., Giubilato, A., Marchioro, D., Pellizzon, A. (1989). Le Rive - frammenti di foresta da salvare. Ed. Multigraf.

Ferrari, V., e Ghezzi, D. (1999). Le siepi in campagna. Edagricole.

2 commenti:

test ha detto...

Ciao, grazie per i consigli. Mi dispiace di non averti contattato prima ma gli impegni sono sempre tanti. Comunque ora si avvicina la primavera ed è il momento, come mi hai spiegato, di iniziare un piccolissimo allevamento di galline (elezioni permettendo). Sei ancora disponibile a darmi suggerimenti se ne ho bisogno?

Grazie mille, Elisa

Andrea Mangoni ha detto...

Ciao Elisa!!
certo che sono disponibile, quando vuoi sarò ben lieto di fare quattro chiacchiere. E non temere - di impegni ne ho avuti tantissimi anch'io!!
A presto!