Dopo lungo tempo vengo a riproporvi un documento storico di interesse avicolo. Si tratta del Catalogo della ditta Pochini del 1922. Luigi Pochini era un avicoltore ed allevatore molto noto ai suoi tempi, oltre che autore di libri sull'avicoltura; di lui ho già riproposto il volume Avicoltura Pratica del 1905, recentemente reso di libero download senza richieste ulteriori.

Il catalogo si rivela d'interesse in quanto vero spaccato della realtà amatoriale avicola del nostro Paese, con rappresentazione di incubatrici, trinciaerba, sperauova ed altri strumenti usati in quegli anni. In più è presente un catalogo di razze avicole e canine con foto storiche estremamente interessanti, e denominazioni che fanno pensare o discutere...
Coppia di Sottobanca; in primo piano la femmina. Foto Andrea Mangoni.

Nuovi arrivi nel mio allevamento! Ho infatti iniziato una nuova avventura, per me completamente nuova: l'allevamento dei colombi. Ho avuto infatti l'opportunità di ricevere in regalo da un caro amico alcuni esemplari appartenenti a razze italiane veramente belle: il Sottobanca ed il Triganino Modenese.
Matteo Grilli Wildlife Art

L'ho scoperto solo oggi, ma ve lo voglio segnalare subito. Il blog di Matteo Grilli, che si appoggia alla piattaforma di Blogger.com, è un meraviglioso esempio di quel che può fare il giusto connubio tra arte e natura. I suoi dipinti ci trasportano in Australia, nel bush come negli acquitrini e lungo le spiagge, e colgono gli attimi fuggenti della vita selvatica locale. Gli schizzi raccolti sul campo sono poi elaborati in acquerelli eleganti dal punto di vista formale e precisi dal punto di vista naturalistico. Ibis, koala, pappagalli ed uccelli acquatici prendono vita sulla carta, facendo rimpiangere amaramente di non essere stati accanto a Matteo mentre ne trasferiva su foglio l'essenza vitale. 

Per tutti gli appassionati di illustrazione naturalistica e/o dell'affascinante territorio australiano, non posso fare a meno di consigliarvi di visitare il suo sito: è veramente splendido!

*****
Nei giorni scorsi un caro amico, Gianni Pizzi, mi ha segnalato la presenza di un eccezionale habitat ricchissimo di esemplari di una magnifica orchidea spontanea, Epipactis palustris. L'habitat in questione, un prato umido, si trova nel territorio comunqle di Dolo, in provincia di Venezia. Quando ci sono stato non potevo credere ai miei occhi, il terreno era completamente ricoperto di esemplari di orchidea! In alcuni punti la densità arrivava a 30-40 piante per metro quadro. Gli steli delle piantine, quasi tutti oramai sfiorite (purtroppo), si levavano a 20-30 cm d'altezza dal suolo, mentre qualche esemplare eccezionale arrivava a 60 cm. E' un delitto pensare che questo habitat così ricco possa correre il serio rischio di scomparire: purtroppo infatti tutta l'area risulterebbe, da quello che ho capito, interessata dai futuri lavori per la camionabile e l'idrovia, che dovrebbero modificare radicalmente l'aspetto di questo territorio.

Epipactis palustris in provincia di Venezia è diffusa in varie località, ma è in generale rarefazione in quanto i suoi habitat d'elezione sono costantemente minacciati dall'avanzare dell'antropizzazione del territorio. E' un'orchidea spontanea caratterizzata da fiori penduli od orizzontali di colore bianco-roseo, posti in cima a steli che possono raggiungere in casi eccezionali i 70 cm. Una delle caratteristiche salienti del genere Epipactis è quella di avere un'apparato radicale formato da rizomi stoloniferi, che consentono quindi una moltiplicazione
Oggi vorrei lasciarvi con una brevissima clip delle Polverara di ceppo Rossetto al pascolo, e nel farlo approfitto della situazione anche per ricordare un paio di considerazioni, forse ovvie, sull'importanza che esso ricopre per questi animali.
Per polli ed altri avicoli infatti il pascolo rappresenta più di una semplice occasione di variazione della dieta. Affinché esso rimanga permanentemente inerbito, dovremo calcolare una densità di animali AL MASSIMO di 1 capo ogni 10 metri quadri di prato; al di sopra di
Primo piano di un gallo di Boffa. Foto di Andrea Mangoni.
Gallo di Boffa o Barbuta padovana. Foto di Andrea Mangoni.
*****
Questo post partecipa al quarto appuntamento del Carnevale della Biodiversità, ospitato da Erba Volant
*****
Nella nostra cultura la parola alieno evoca immediatamente la figura di un omino grigio verdastro con grandi e liquidi occhi scuri, sbucato da un'astronave. Se poi ci dice "ET Telefono casa" meglio, ma non è così importante. Piuttosto, speriamo che arrivi Scully a trarci d'impaccio...
Ma nella nostra lingua la parola alieno significa in primo luogo semplicemente "di altri, straniero". E questa parola ricopre un ruolo di notevole importanza per tutti coloro che si occupano di biodiversità, da tutti i punti di vista, anche se con accezioni profondamente differenti. 
Quando parliamo di biodiversità in natura, parlare di alieni fa spesso venire la pelle d'oca. Qui l'alieno si ammanta di un altro nome, più subdolo e meno facilmente identificabile dal profano: alloctono. Immaginiamo per un momento un ambiente naturale in perfetto equilibrio, dove tutti gli organismi si sono pazientemente evoluti in milioni di anni. Immaginiamo che in questo ambiente arrivi con le proprie appendici - o vi venga portato - un organismo che gli è completamente estraneo. E qui ricordiamoci che per biodiversità si intende di norma la ricchezza data dalla diversità genetica degli organismi che si integrano in un ecosistema; in questo senso, l'arrivo di un organismo nuovo non potrebbe rappresentare un'arricchimento della biodiversità? Sì e no - più no che sì, in verità - e vediamo subito il perché. Se l'ambiente non ha subito la meglio,
Le galline in cova ed i pulcini sono tra i soggetti maggiormente a rischio di infestazione. Foto Andrea Mangoni.
Con l'estate i nostri amici pennuti ritrovano dei vecchi, fastidiosissimi (e pericolosi!) parassiti: i pidocchi pollini e gli acari ematofagi. E' infatti in questa stagione che si ha la maggiore proliferazione di questi invertebrati. Ma spesso tra gli appassionati vige molta confusione riguardo l'identità di questi animali, e ogni genere di ectoparassita viene sbrigativamente classificato come "pidocchio". Poiché le cose stanno molto diversamente, vale la pena vedere più da vicino di chi stiamo parlando.
Gallina Polverara bianca con cresta a cornetti visibile. Foto Andrea Mangoni.
L'immagine di un bel gallo con la sua cresta rossa come una vela al vento, sopra la testa, l'abbiamo bene in mente tutti. Ma ci sono razze di polli che possiedono delle caratteristiche davvero particolari, e in questo caso vogliamo parlare di un carattere genetico che sdoppia letteralmente la cresta dei nostri polli in due, modificandone nel contempo la forma. Si tratta del locus D e dei suoi alleli. 

Il locus D ha la proprietà infatti di essere incompletamente dominante e di poter sdoppiare completamente o parzialmente la cresta semplice. A seconda dell'allele coinvolto, lo sdoppiamento potrà essere più o meno evidente e la forma della cresta cambiare radicalmente. 

Degli alleli di D, quello chiamato Dc è stato individuato come la causa della cresta a coppa, presente in razze come la Siciliana o la Caumont. Esso trasforma la lamina sdoppiandola e sagomandola come una coppa dai margini dentati più o meno

Fiore di Lychnis coronaria. Foto di Andrea Mangoni.

Quando tornavo a piedi a casa percorrendo il tragitto dalla fermata dell'autobus, c'era un piccolo giardino abbandonato in cui a parte qualche vecchio cespuglio di rose oramai sfatto erano presenti solo erbacce e pochissimi fiori; uno di questi però faceva di tutto per farsi notare, sia per il colore verde argenteo delle foglie sia per i fiori di colore ondeggiante tra il malva ed il ciclamino. Era una piantina vitalissima, che si autoseminava ovunque, anche nelle crepe dei marciapiedi o nei buchi dei mattoni forati, dove cresceva con le sternbergia e con le speronelle. Mi ci sarebbero voluti alcuni anni per sapere che si trattava di Lychnis coronaria.
L. coronaria è una delle cinque specie di questo genere che è reperibile anche in natura in Italia; è parente del più piccolo ma altrettanto affascinante fior di cuculo (Lychnis flos-cuculi) e delle sileni, come lei appartenenti alla famiglia delle cariofillacee; anzi, per alcuni autori pure la nostra cotonaria dovrebbe essere inclusa nel genere Silene. La pianta ha foglie e
Il fiore della rosa Omar Khayam. Foto di Andrea Mangoni.
L'Iram è, in fede, svanita con tutte le sue rose, la sette volte inanellata coppa di Jamshid nessuno più può trovare; ma ancora il vino si accende di rubino, ancora il giardino rifiorisce dove scorre l'acqua.
La mia tomba sarà in un luogo tale, che ad ogni primavera il vento del nord farà piovere fiori sulla terra del corpo mio.
Omar Khayam rappresentava una figura estremamente complessa nel pur arabescato mondo mediorientale della Persia del XII secolo. Astronomo, matematico, esperto di musica, poeta; uomo di scienza e di lettere, dotato di uno stile intriso di malinconia e dolce rabbia per un disegno della Creazione che gli appariva forse, in ragione della morte, troppo effimero per essere appieno gustato. Le sue quartine vennero tradotte in occidente dallo scrittore inglese Edward Fitzgerald, e da qui
Caglio zolfino (Galium verum). Foto di Andrea Mangoni.
Per anni, da bambino, leggendo che le larve di sfinge passera si nutrivano di Galium, mi ero chiesto di che pianta si trattasse. Poi, un bel giorno, sfogliando un libro di botanica l'ho finalmente scoperto: Galium verum, il caglio zolfino, era lì disegnato di fronte a me. Una pianta in apparenza esile, con minuscoli fiorellini gialli. Non mi ci volle molto per scoprire che, in tutta la mia campagna, non ne cresceva che una sola, misera pianticella, quasi soffocata del tutto dall'invece esuberantissima G. mollugo.  provai a più riprese a prelevarne le radici e gli stoloni, ma senza successo. Non attecchiva mai. In compenso la pianta originale un bel giorno finì per cedere il passo alle altre sue concorrenti vegetali, e svanì per sempre dalla campagna.
G. verum in vaso.
Cercai e ricercai la pianticella in giro; la trovai abbondante in tante parti d'Italia, dalla Lombardia alla Toscana, me chissà perché non riuscivo ad individuarla vicino a me.
poi, un bel giorno, passando per una stradina secondaria vicino a casa mia ne trovai una bella colonia lungo l'argine sassoso di un fossato: cresceva in compagnia di trifoglio rosso e salvia dei prati, un connubio anche esteticamente bellissimo, come un arazzo di colori in miniatura. Una vera gioia per gli occhi. Memore delle passate esperienze, stavolta non andai per il sottile: prelevai una piantina con tutta la zolla. E finalmente così facendo il caglio zolfino finì per tornare tra le piante della mia campagna.
Il caglio zolfino è una pianta della famiglia delle
Rosa Ville de Bruxelles. Foto di Andrea Mangoni.
La Ville de Bruxelles è entrata nel mio giardino quasi per caso. Mia moglie Roberta, infatti, aveva deciso di regalarmi due rose antiche in previsione del nostro anniversario di matrimonio. Recatasi al vivaio La Campanella, specializzato in rose antiche, si è resa conto che una delle due varietà che voleva acquistare non era immediatamente disponibile. Così ha deciso di farsi consigliare dalla titolare del vivaio per trovare una degna sostituta, e devo dire che mai scelta si è rivelata col tempo più felice.

Boccioli in vari stadi di Rosa Ville de Bruxelles. Foto di Andrea Mangoni.
La Rosa Ville de Bruxelles ("Città di Bruxelles", in francese) venne ottenuta da Vibert nel 1849 in Francia. E' una damascena dai grandi fiori stradoppi e quadripartiti, rosa intenso che tendono a scolorire leggermente ai bordi. I boccioli, avvolti da sepali dotati di lacinie fogliose, hanno forma a coppa ma una volta del tutto aperti sono appiattiti e larghi, caratterizzati da un profumo dolce e intenso degno delle migliori damascene.

Boccioli in vari stadi di Rosa Ville de Bruxelles. Foto di Andrea Mangoni.
La Ville de Bruxelles è un'arbusto vigoroso, che può arrivare a un metro e mezzo di altezza, caratterizzato da foglie leggermente incurvate di un bel verde chiaro vivace. Gli steli ed i rami hanno pochissime spine, ma molte sottili setole. In definitiva, è una delle rose più belle che io abbia avuto il piacere di trovare e coltivare. L'unico cruccio è che fiorisce una sola volta, in primavera... ma come per moltissime rose antiche, questo dende ancor più intensa sia l'attesa dei primi boccioli sia la soddisfazione di assaporarne per la prima volta la meravigliosa fragranza.

*****

. .
. .

Foglie e fiori di Rosa Ville de Bruxelles. Foto di Andrea Mangoni

Gallo di Polverara (Boyz II Men). Foto di Andrea Mangoni.
Ok, prima che lo chiediate: sì, è il nome del gallo nero di Polverara protagonista del post. E sì, ho una fantasia malata nel trovare nomi per gli animali, ma   chissà perché mi sembrava adatto a questo galletto che è rimasto nel pollaio per una serie di coincidenze fortuite. 
Iniziamo col dire che Boyz II Men NON avrebbe dovuto restare con me. Era uno dei figli di Pippo che avevo messo tra gli animali cedibili, perché presentava tutta una serie di "difetti" che me lo rendevano difficile da scegliere come riproduttore del mio ceppo di Polverara: innanzitutto aveva un difetto ad un dito, con un'unghia deforme; poi era rimasto purtroppo più piccolo dei suoi compagni di covata, probabilmente non perché geneticamente minuto ma perché essendo l'ultimo schiuso faticava a nutrirsi a causa dell'arroganza dei fratelli.