RADICI.



Stavo cercando tutt'altro. Come spesso accade, le cose che ci fanno più pensare ci arrivano per caso, mentre siamo in tutt'altre faccende affaccendati. Cercavo delle determinate foto, che ovviamente non ho trovato, in un vecchio hard disc, quando in una cartella di file ho trovato un piccolo tesoro: le scansioni di alcune vecchie foto della famiglia di mia madre. Alcune le conoscevo, le avevo già viste più volte; altre invece non le ricordavo affatto. E così mi trovo a pensare alle radici mie e della mia terra. Dalle foto i miei zii e mia madre, giovanissimi e belli, mi guardano sorridenti. Mia nonna è luminosa nel sole, mentre lo stesso sole scolpisce i volti di mio nonno e dei miei bisnonni, che sembrano usciti da una tavola di Mike Mignola. Attorno a loro la campagna, inondata di luce, i filari di salici in lontananza. La stessa campagna che fa loro da cornice in quasi tutte le foto, così come era nella realtà il palcoscenico di tutte le loro storie, piccole e grandi, vive e intense.

Quella campagna rappresentava la vita per i miei nonni, Pietro ed Elvira, così come lo era stata per i miei bisnonni. Lavoravano in campagna, indefessamente, spesso tornando a casa la sera in tempo per apparecchiare la cena e tornando poi nei campi, dopo aver messo a letto i figli, per finire i lavori più urgenti alla luce della luna.



Era una campagna certamente non facile da gestire, ma che portava in sé decine di generazioni di vite di contadini. I fossi, le siepi, le carreggiate esistevano invariate da secoli. Già apparivano uguali, così come i loro confini, nelle mappe del XVII secolo. Ma della storia antica i miei nonni non sapevano nulla: conoscevano invece tradizioni, pratiche, tecniche e usi tramandati dai loro avi. E parte di quel bagaglio lo avrebbero trasferito a loro volta ai propri figli.
Già, i loro figli, che avrebbero poi intrapreso strade diverse che li avrebbero portati lontani, in un modo o nell'altro, da quel mondo in cui le vigne e i covoni caratterizzavano il panorama quanto i filari di salici e i fossati. In queste foto ritrovo le mie radici, la mia famiglia, la campagna che amo. Un lascito, un'eredità cui mi sento legato come a poche altre cose. Ritrovo anche mia mamma, un batuffolo biondo perso tra le margherite, sotto le viti; e proprio oggi, che festeggio il mio compleanno, rivedere lei e i miei familiari in quelle vecchie foto mi scalda il cuore, e mi ricorda chi sono, da dove vengo e il legame con la mia terra. Un regalo prezioso, in un giorno come questo.
A tutti voi buon anno, amici.



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