Neotinea tridentata. Foto Andrea Mangoni. Clicca per ingrandire. |
Pochi passi lungo l'argine di un canale, nel padovano, ed ecco che tra le foglie e gli steli compare inconfondibile una vecchia amica. Si tratta di un'orchidea spontanea, Neotinea tridentata, di cui abbiamo già parlato in passato. Piccola, delicata, bellissima, le sue infiorescenze bianche ciazzate di viola o rosso sono stupende. Ho sempre pensato che si trattasse di una pianta pronta a spuntare, al pari di altre orchidee, in primavera, ma negli anni ho imparato che le rosette basali compaiono in pieno inverno, già a dicembre, e che solo in aprile riescono a fiorire. I fiori che crescono tra l'erba alta hanno steli lunghi, si appoggiano alle graminacee per arrivare al sole, e se mi sdraio a terra i giochi di luce e controluce sui loro petali le fanno somigliare a gioielli.
Oxythyrea funesta su scabiosa. Foto Andrea Mangoni. Clicca per ingrandire. |
Il prato in cui la incontro è ricco di altri fiori - salvie, veccie, ranuncoli. Qua e là s scorge qualche scabiosa viola palido, e su una di esse incontro un piccolo coleottero, un cetonino, l'Oxythyrea funesta. Si tratta di una specie molto comune, spesso dannosa a causa della sua abitdine di nutrirsi a scapito di rose e fiori di alberi da frutto, ma qui in natura è solo un altro pezzetto di biodiversità. I due coleotteri somigliano a una lucida - e pelosa! - scacchiera nera e bianca. Forse sono una coppia, forse si sono appena accoppiati. Forse presto la femmina deporrà le sue uova nel terreno, e le larve che ne nasceranno si nutriranno delle radici delle erbe della riva per un anno, prima di trasformarsi a loro volta in coleotteri adulti.
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