Rhagonycha fulva in accoppiamento. Foto: Andrea Mangoni.

Una coppia di Rhagonycha fulva si accoppia tra l'erba alta. Foto di Andrea Mangoni

Nei Paesi anglosassoni sono chiamati "Red Soldier Beetles", ovverosia coleotteri soldatino rosso. Ed in effetti, le false cantaridi (Rhagonycha fulva) in questo periodo sciamano nell'erba e nella campagna come un piccolo esercito rosso, ansioso di svolazzare al tramonto alla ricerca di un compagno o di una compagna. Così, appesi alle spighe delle graminacee che ondeggiano nel tramonto, consumano assorti e cullati dal vento un amplesso che vale una vita.

La nuova covata!Foto: Andrea Mangoni.
La nuova, meravigliosa covata! Tutte le foto sono di Andrea Mangoni
Finalmente, dopo tanta attesa, una nuova covata di meravigliosi pulcini è schiusa! Ancora una volta, buona parte del merito va alla Nerina... Da brava chioccia qual'è, ha portato a termine la cova nel migliore dei modi. Il risultato di tanta fatica? Lo vedete qui sopra: nove bellissimi pulcini, di cui tre Black Jersey Giant blu, cinque Polverara di ceppo Rossetto e un Polverara di ceppo Trivellato.

I Black Jersey Giant provengono dall'allevamento del bravissimo Francesco Murru, di Nuoro. Si tratta di una razza americana, selezionata dai signori Black nel New Jersey nel corso dell'800. I galli possono superare i 5 kili e mezzo!!
Sono animali molto belli, conosciuti nelle colorazioni nera, bianca, blu e splash. Francesco è riuscito a farmi avere dalla Sardergna un prezioso carico di uova di questi giganti, carico che ha dato vita a questi tre gioiellini lanuginosi.
Sono veramente bellissimi!!
Le Polverara, invece, per la maggior parte di ceppo Rossetto. Sono infatti figlie dell'unione di Nerina con Briareo, un gallo donatomi dal sig. Rossetto che risulta essere fratello della stessa Nerina per parte paterna. Il padre di entrambi infatti era Ganimede, l'ultimo gallo Polverara puro che aveva il sig. Rossetto. Briareo è figlio da parte di madre di una Padovana Gran Ciuffo, dalla quale ha ereditato in parte il colore. Infatti, pur avendo una bella forma, degna di un Polverara, è in parte dorato, retaggio della colorazione materna.
Due dei nati sono risultati bianchi, segno evidente che il bianco nelle Polverara di ceppo Rossetto era una colorazione recessiva... infatti, il padre di Ganimede era di questo colore. Altri due sono neri, ma con tracce evidenti di doratura... l'ultimo invece sembrerebbe nero puro.
Da ultimo, è nato un Polverara bianco di ceppo Trivellato: è il figlio (o la figlia) di Pipetto, il primo Polverara nato nel mio allevamento, l'anno scorso. Pipetto è morto da pochissimo, probabilmente per un incidente, ma una piccola parte di lui vive ancora dentro questo pulcino.
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LETTURE AVICOLE
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Ooook. E' stata una lunghissima pausa. A cosa è stata dovuta? Partendo dall'inizio... Mi sono laureato. Come potrete immaginare si è trattato di un'esperienza estenuante. Ma finalmente è andata. A quanto pare, sono un biologo! Poi, dopo la laurea, una breve vacanza nella meravigliosa Toscana (di cui parlerò più estesamente, con tanto di itinerari, in Scampoli d'Italia). Ho avuto così modo di incontrare Fabrizio Focardi, avicoltore esperto e giudice FIAV, che in passato ha avuto modo di distinguersi recuperando l'antica e nobile razza Valdarno. Fabrizio mi ha accolto con grande gentilezza a casa sua, ed ho potuto ammirare i suoi bei Malesi, impressionanti per taglia e proporzioni. Ho potuto portare con me anche alcune uova di questa grande razza! Ancora, dalla Toscana ho portato a casa le uova di una strana razza locale, particolarmente interessante... queste uova, assieme a quelle di Malese, non si sono purtroppo schiuse: un problema con l'incubatrice le ha danneggiate irreparabilmente.
Allo stesso modo, non si sono schiuse le uova di tacchino: probabilmente la "location" scelta dall'animale per deporre non era delle migliori. Ora attendo per la seconda deposizione, che dovrebbe avvenire in capo a poche settimane.
Dal punto di vista... "Polverara", i pulcini di Nerina sono stati 3, alla fine: due bianchi ed un nero... poi rivelatosi dorato. di questi solo il primo nato ha dimostrato da avere caratteristiche tipiche della Polverara pura, e ha preso la strada dell'allevamento del sig. Rossetto. Viaggio inverso, dal suo allevamento al mio, hanno fatto altri due esemplari molto belli: medessa (una Polverara nera) e Briareo (un gallo dorato figlio di una Padovana Gran Ciuffo e di Ganimede, il defunto polverara padre anche di Nerina e di Irene, l'altra Polverara bianca di ceppo Rossetto che ho).
Nerina, dopo aver amorevolmente curato i suoi pulcini è diventata nuovamente chioccia, ed ora cova un "melange" di uova sue, di Cocincina Nana lavanda e di Jersey Giant, razze queste ultimi di cui ho ricevuto le uova rispettivamente da Gabriele Magalini di Mantova e da Francesco Murru di Nuoro. Medesimo miscuglio d'uova, con l'aggiunta di uova di altre Polverara, è quello che ospita ora l'incubatrice.
Tra tante vite che si affacciano, una che si spegne: è quella di Pipetto, il primo Polverara di ceppo Trivellato nato nel mio allevamento l'anno scorso. Una morte improvvisa, dovuta quasi certamente ad una emorragia interna causata da una caduta notturna.
Si sta svolgendo poi, a Monticelli d'Ongina (PC), la mostra ''Alla scoperta dell'entomologia: farfalle e altri insetti'', che si snoda nelle sale nobiliari del castello Casali Pallavicino. La mostra si prefigge di fornire una panoramica generale sul vasto e multiforme mondo degli Insetti, mediante un percorso espositivo che comprende non solo esemplari preparati, ma splendide macrofotografie e poster didattici; a questa mostra ho anch'io contribuito, con una serie di poster sui Coleotteri e su alcuni aspetti della loro vita (ciclo vitale, allometria, dimorfismo sessuale). L'esposizione rimarrà aperta fino al 25 maggio di quest'anno.
In campagna... belle nuove e brutte nuove. Da un lato, la pessima notizia dell'arrivo del "gambero killer" Procambarus klarckii nelle acque dei miei fossati. Si tratta di un animale incredibilmente dannoso, che può in poco tempo compromettere l'equilibrio di interi ecosistemi. D'altro canto, tra le varie piante che hanno fiorito, ha spiccato tra tutte una piccola Orchis tridentata, magnifica orchidea spontanea del nostro Paese. Inoltre, nelle mie esplorazioni assieme a Gianni Pizzi, di Legambiente, ho trovato una serie di arbusti selvatici di pallon di maggio (Viburnum opulus), di cui alcuni sono stati trapiantati in vaso. Non ci resta che attendere che prendano. Ho anche visto in questi giorni dei luoghi ove crescono alte margherite selvatiche e varietà bianche e rosee della salvia dei prati... ma di questo ci sarà modo di parlare, così come della mia visita a Carlo Lodovico Fracanzani, uno dei grandi dell'avicoltura italiana, e di tante altre cose... A presto!
Dimenticavo. Mi sono rotto il malleolo e sono immobilizzato. AIUTO!

Vacanze! Meritate, sudate, agognatissime vacanze. Poco meno di una settimana, ma ci si può lo stesso divertire e riposare a dovere. La meta designata è la Toscana, in particolar modo Montemerano, un paesino arroccato su una collina della meravigliosa Maremma grossetana. Si parte, l'autostrada scivola veloce sotto le ruote dell'auto, ed in poco tempo raggiungiamo Firenze... qui, tutti i nostri propositi ed i nostri programmi subiscono un imprevisto arresto: camion carico di gasolio ribaltato, tratto autostradale chiuso per due ore (con noi dentro...), coda infame anche quando il traffico riprende. Morale della favola: all'ora in cui avremmo dovuto essere arrivati a destinazione dovevamo ancora passare accanto a Siena. Visto che in vacanza ci si va per esser liberi di fare ciò che si vuole, senza l'obbligo di far qualcosa per forza, senza immolarci ad altre massacranti ore di strada decidiamo di effettuare una imprevista e rilassata sosta pranzo nel primo paesino che incontriamo. Il fato ha voluto che il paese in questione fosse Orgia, frazione di Sovicille, provincia di Siena. Il borgo è piccolo, stretto sul cocuzzolo di una collina, e ci accoglie con colori e profumi intensi: siepi di rosmarino in fiore contrastano magnificamente con i cespugli di Fior di pesco, ed un silenzio irreale ci avvolge, quando lasciamo la macchina in un ampio parcheggio sterrato ombreggiato da ulivi argentei. Non abbiamo troppa fame, ma l'insegna del bar ristorante Cateni ci attrae come una calamita. L'ambiente è piccolo ma curato; se facesse più caldo sarebbe splendido poter pranzare sulla terrazza del ristorante: piccola ed elegante, domina il paesaggio magnifico delle colline circostanti. Il sig. Marcello, il proprietario, accoglie i clienti con un aplomb tuttto toscano, condito di battute abbondanti quanto le porzioni dei piatti. Sì, perchè se anche noi decidiamo di fare un pranzo... alternativo (antipasto, contorno e dolce!), vediamo le portate servite agli altri clienti, e le dosi non fanno certo venir tristezza. Quello che abbiamo deciso di degustare ci è sembrato molto buono e ben curato: le bruschette al pomodoro, le patate tagliate a spicchi e fritte con la salvia, le verdure grigliate, i salumi locali, i dolci... tutto servito con acqua e vino della casa (noi abbiamo scelto un rosso, rivelatosi davvero robusto e corposo). Anche l'espressione sulle facce della restante clientela era di intensa soddisfazione. I prezzi sono assolutamente accettabili: il piatto forse più costoso è la classica fiorentina, ma la maggior parte dei primi non supera i 6-7 euro e così i secondi non vanno quasi mai sopra i 10. Il menù è a base di carne, con ricette tipiche vecchie di centinaia d'anni. Insomma, una sosta che, per l'incanto del paesaggio, così verdeggiante e silenzioso, e la qualità del cibo, ci è sembrata davvero meravigliosa. Andateci e non ve ne pentirete! Potete arrivare ad Orgia prendendo l'uscita omonima sulla E78 (SS23), che collega Siena e Grosseto; il bar ristorante Cateni si trova in via dei Pratini 25, telefono e fax 0577342028, sito internet: http://www.dalcateniaorgia.it/.

La famiglia si allarga! Foto di Andrea Mangoni

Stamattina abbiamo fatto il bis! Un nuovo ovetto pigolante, un piccolo becco appuntito che fora il guscio, e.... voilà! La Nerina è mamma per la seconda volta!

E questo piccolo mi ha insegnato una cosa... mai mollare, mai sottovalutare la Vita e mai dar per scontato nulla. Sì, perchè questo fagottino nero è arrivato da un uovo che alle prime due sperature era risultato non fecondato. Chissà cosa lo ha spinto ha ritardare il proprio sviluppo rispetto ai fratellini... fatto sta che lui ora è nato ed alcuni di quelli che invece si stavano accrescendo nelle uova non ce l'hanno fatta.

E siamo a due! Non so se ci sarà un terzo pulcino... alcune uova davano segno di essere andate a male, qualche giorno fa. Ma per cominciare l'anno questo primo risultato mi va più che bene.

ancora il nuovo pulcino... Foto di Andrea Mangoni

Il primo pulcino della Nerina! Foto di Andrea Mangoni

Stamattina un pigolare sordo mi ha accolto quando sono entrato nel locale che ospita la Nerina in chioccia. Un pigolare caratteristico, proprio dei pulcini che stanno per uscire dall'uovo. Mi sono chiesto per un attimo se sarebbe uscito oggi o magari se ce l'avrebbe fatta domani... domande inutili. Dopo poco più di due ore il fagottino di piume che vedete qui sopra era felicemente adagiato sulla paglia vicino alla sua mamma.

Nerina è incuriosita, quasi intimorita da questo minuscolo fagottino. Se lo infila con teneri colpetti di becco sotto un'ala, e lui ogni tanto riemerge con la testina dal groviglio di penne nere, pronto a scrutare il mondo sotto lo sguardo vigile della mamma.

Il colore delle zampe e del becco non promette certo di essere in standard, tutt'altro; ma non importa... la cosa più importante è che sia nato. Ora non mi rimane che attendere per capire se qualche altro uovo vorrà schiudersi oppure no. In ogni caso, io sono felicissimo così: è un bel modo per iniziare l'anno di allevamento.

Nerina e il suo batufolo! Foto di Andrea MangoniNerina e il suo batufolo! Foto di Andrea Mangoni

Un prugnolo (Prunus spinosa) in fiore.

Un prugnolo (Prunus spinosa) in fiore. Tutte le foto sono di Andrea Mangoni

Ieri la giornata è iniziata con alcune belle sorprese. innanzitutto, da qulahce giorno le Polverara sembrano tutte piuttosto ansiose di elargire generosamente il proprio carico di uova. Uova piccole, candide, ma gustose e delicate. Così anche ieri alcune uova sono finite sotto la Nerina - che come mamma chioccia si sta rivelando una macchina da cova. La tacchina ha iniziato a deporre!

In compenso, sembrava sparita la tacchina. Ho passato mezz'ora a cercala in ogni anfratto del recinto, sotto la legnaia, nelle vecchie ceste, nulla. Alla fine l'ho trovata, tra il muretto e un ammasso di lamiere e bancali di legno, accovacciata sul suo tesoro: ebbene sì, anche lei ha iniziao a deporre! Al momento siamo a quota sette uova, ma spero vivamente che la cifra si faccia via via più cospicua. Il suo compagno continua a pavoneggiarsi facendo la ruota ad ogni piè sospinto, e - forse deluso dalla tacchina che non gli dedica più molto del suo tempo, ha deciso di corteggiare le grosse ovaiole, con risultati che vanno dallo spassoso al preoccupante, a seconda della taglia delle galline (alcune sono grosse più di lui!).

Ma on è stata solo una giornata da "pollaio". Stasera ho piantato in campagna, lungo il mio fossato, un piccolo cespuglio di prugnolo (Prunus spinosa). Ho recuperato questa piana l'anno scorso, dopo che la pulizia di un fossato attiguo l'aveva completamente sradicata... essendo l'unica pianta della sua specie nell'arco di alcui chilometri, l'ho raccolta e trapiantata in vaso per un anno, prima di farla tornare alla natura. E' una pianta preziosa, che alimenta molti animali: in primavera è tra le prime a fiorire, prima ancora di mettere le foglie, ricoprendosi di centinaia di fiori bianchi; in estate le foglie ospitano la prole di molte specie di farfalle, ed i frutti blu, piccoli ed aspri, sono appetiti da uccellie mammiferi, oltre a poter essereutilizzate anche in cucina ed in farmacopea. Insomma, una pianta utilissima, che non dovrebbe mancare nelle siepi spontanee, assieme alla rosa canina (Rosa canina) ed al biancospino (Crataegus monogyna).

Il vaso non è rimasto vuoto a lungo: ha subito ospitato tronconi delle radici e dei getti di un presunto pallon di maggio (Viburnum opulus), "salvato" dopo che la pulizia di un cavalcavia l'aveva lasciato affiorante dal terreno, a pezzi. Ma di lui ci sarà modo di parlare più avanti, quando si sveglierà con la primavera...

le preziose uova della tacchina..

Occhi della Madonna (Veronica sp).

Occhi della Madonna (Veronica sp). Tutte le foto sono di Andrea Mangoni

La campagna, in questi giorni uggiosi, sembra faticare un pò a scuotersi di dosso l'apatia dell'iverno... ma il risveglio è alle porte, e si fa sentire prepotente un'aria di nuova vita. I prati sono marezzati del lilla del lamio purpureo (Lamium purpureum), dell'azzurro degli occhi della Madonna (Veronica sp.) e delle prime margheritine (Bellis perennis).

Lamio purpureo (Lamium purpureum).

Qua è là risplendono, come piccoli soli dorati, le corolle basse basse del radìcio de can (Taraxacum officinale), in attesa che il clima più mite le faccia esplodere in tutto il loro splendore. I fossati non pullulano ancora di vita, ma le prime avvisaglie si fanno sentire. Nelle acque fredde ieri nuotavano pigre due femmine di tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris), probabilmente in attesa di qualche maschietto in vena di corteggiamento. Tra i macroinvertebrati sembrano essersi svegliate solo le chiocciole acquaiole e qualche anellide di fondale... niente insetti e loro larve, per adesso, mentre gli aselli (Asellus sp.) si rincorrono sotto il fogliame in decomposizione.

Gli alberi e gli arbusti non sembrano troppo ansiosi di emettere foglie; pazienza, bisognerà aspettare ancora un pò...

La Nerina è diventata chioccia!
La Nerina è diventata chioccia!
Finalmente, dopo oltre venti uova deposte, la Nerina si è decisa: è diventata chioccia! Devo dire, lo ammetto, che non ci speravo quasi più. La Nerina infatti, oltre ad essere alla sua prima deposizione, è una mezza Polverara... razza certo non nota per le sue capacità di cova. In verità, stando a quanto mi diceva l'allevatore polverarese Francesco Pianta, nelle Polverara è da considerarsi normale se ogni dieci galline una diventa chioccia. E' anche vero che la mamma di nerina non era una Polverara, e soprattutto che il ceppo di Bruno Rossetto conta una percentuale altissima di Polverara chiocce... chissà come mai queste differenze! Forse il caso, forse semplicemnte il Sig. Rossetto ha selezionato i suoi animali anche secondo l'inclinazione a covare, come un tempo accadeva in ogni fattoria. Non lo so. Certo è che ho dovuto trasferire la gallinella... troppo pericoloso il posto dove aveva deposto, e infatti un uovo si era già rotto. L'ho sistemata in un vecchio pollaio, protetta da una gabbia, con una nuova cestina piena di paglia per le uova. L'ho trasferita di notte, per stressarla di meno. E' magnifica! sembra una palla di penne nere, che chioccia e solleva le penne ogni qualvolta allungo una mano per accarezzarne il dorso. Le lascerò anche le uova che avevo per prudenza sistemato in incubatrice... nulla è meglio di mamma chioccia!
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LETTURE AVICOLE
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Coppia di Tacchini Bronzati dei Monti Lessini. Allevatore Marco Toffoli. Coppia di Tacchini Bronzati dei Monti Lessini. Allevatore Marco Toffoli. Tutte le foto sono di Andrea Mangoni
Come ho detto nella presentazione qui a destra, in avicoltura non mi fermo ad apprezzare solo le galline Polverara; il mio interessa spazia un pò in tutto il mondo avicolo, ma in particolar modo vengo attratto da quegli animali che provengono da ceppi riprodotti in allevamenti a carattere familiare da numerose generazioni, che restano fuori dalle logiche del commercio e che sono ben dissimili, spesso, dagli esemplari reperibili nei normali mercati avicoli.
E' così che, durante una mia visita a casa di Marco Toffoli, di Malavicina, utente anche lui come me della community di Cocincina Forum, mi sono innamorato di una razza di Tacchini di piccola mole, dalla colorazione bronzata.

Anche se gli esemplari di Marco provengono dal comprensorio dei Monti Lessini, gli animali sono probabilmente ascrivibili al ceppo del Tacchino Bronzato dei Colli Euganei, simili cioè al Tacchino Bronzato comune ma con più riflessi metallici, maggior dimensione delle caruncole della testa e soprattutto caratterizzati dalla taglia piccola e dalla costituzione estremamente leggera. In effetti, questi tacchini non superano di molto in dimensioni le galline ibride commerciali a doppia attitudine. Anzi, penso che alcune di queste superino agevolmente il peso del maschio adulto di Tacchino! In ogni caso dubito che il maschio adulto superi i 5 chili. Tra le caratteristiche più peculiari del ceppo in questione, spicca anche la pelle, di un giallo paglierino vivissimo, che ricorderebbe perciò l'analoga caratteristica del Tacchino Romagnolo. In effetti mi è spesso capitato di pensare che questo ceppo particolare derivi dall'incrocio di Tacchini Bronzati degli Euganei e di Tacchini Romagnoli... ma le mie idee al proposito lasciano il tempo che trovano. Certo è che le tacchine di questo ceppo sono ottime chiocce, anche in virtù della taglia estremamente leggera, che le rende ottimi madri in grado di non schiacciare per errore uova o pulcini.
Grazie a Marco, ora anche nel mio pollaio razzola una coppia di questi bei volatili. Certo sono ancora giovani, ma il maschio "el fà 'ea rùa", fà la ruota, tutto il giorno, anche se la femmina per ora non sembra dargli troppa soddisfazione. Comunque sia, spero di cuore di vederle sgambettare attorno tanti meravigliosi tacchinotti questa primavera.


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LETTURE AVICOLE
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L'esuberante fioritura dorata del nocciolo L'esuberante fioritura dorata del nocciolo (Corylus avellana). Foto di Andrea Mangoni

Vi dicevo, nelle righe scritte qui a fianco, che sto lavorando per conservare un microhabitat prezioso, quello di alcuni fossati le cui rive alberate rappresentano un autentico rifugio per moltissime specie animali e vegetali. Bene, mi sembra il momento di farvi vedere su cosa sto lavorando!

Ecco la prima delle due rive che sto accudendo amorevolmente. Questo fossato, disposto all'incirca in direzione Nord-Sud, è abbastanza profondo ma non riesce mai a riempirsi adeguatamente d'acqua, a causa della pendenza del terreno. Vi si trovavano salici bianchi (Salix alba), frangola (Frangola alnus), berretta del prete (Euonymus europaeus) e un mare di sanguinella (Cornus sanguinea) e rovo (Rubus sp.). Con gli anni la mia famiglia ha aggiunto numerosi alberelli da frutto (albicocche, prugne, meli, peri, noccioli fichi), di cui attualmente restano solo uno o due esemplari per tipo. L'idea di piantare bambù non si è rivelata, come ci si poteva del resto aspettare, una genialata. Ora come ora occorre estirpare e tagliare, quasi settimanalmente nella bella stagione, tutte le decine di giovani germogli di questa infestante.

Dal canto mio non sono rimasto con le mani in mano. Ho piantato un cespuglio notevole di ligustro (Ligustrum sp.), che in estate sfama farfalle e coleotteri; ho poi aggiunto salice da vimini (Salix viminalis), salicone (Salix caprea), pioppo cipressino (Populus nigra var. italica), biancospino (Crataegus monogyna), acero campestre (Acer campestris) ed alcune pianticelle di farnia (Quercus robur), nate dalle ghiande dell'unico antico esemplare presente nell'arco di alcuni km. Purtroppo la scorsa estate un'esplosione di luppolo (Humulus lupulus) ha soffocato molte delle piante, che sono morte. Quest'anno stroncherò il pericolo sul nascere, in modo da evitare altre perdite. Inoltre proverò a ripiantare il salicone, oltre che la rosa selvatica (Rosa canina) ed il prugnolo (Prunus spinosa).

L'altro fossato è quello mostrato qui a destra, e si sviluppa praticamente perpendicolarmente al primo. Le piante che ne compongono l'ossatura sono principalmente salici bianchi e pioppi (Populus sp.). alcune pianticelle di frangola e biancospino si sono con gli anni insinuate nel dominio di questi giganti verdi. Il fosso è assai poco profondo, e invaso di carici. Tutti i grandi alberi - salici e pioppi, in pratica - sono abitualmente capitozzati, ma di questo vi parlerò in un'altra occasione. E' inutile dire che questi due fossati con le loro alberature sono rifugio per innumerevoli specie animali. Territori di caccia per gufi comuni e ricci, ritrovi riproduttivi per tritoni e rane, rifugio sicuro per merli e cinciallegre... insomma, tutto un intero mondo gira attorno a questi lembi di terra. Datemene modo, e ve li faro conoscere meglio.

...Si ricomincia. Stavolta per il mio blog il cambiamento è radicale: non ha più nemmeno lo stesso indirizzo! Sarà comunque sempre bello poter continuare a condividere emozioni con tutti voi! Ho voluto rendere il blog una "costola" del mio sito. Avevo bisogno di spazi dove postare quel materiale che in Oryctes.com sarebbe risultato difficilmente collocabile, ed un blog rappresentava la soluzione migliore. A presto!

...Dalla mia prima moleskine, un grappolo di cinorrodi di rosa selvatica (Rosa canina) ed il bruco di una Nottua. Ricordi di un inverno che mi sembra davvero lontanissimo...

"Padova, 16/01/2005. Oggi ho raccolto le bacche della Rosa selvatica. Sono bellissime, sembrano piccoli gioielli! grappoli di Ambra rossa traslucida, o strani Rubini a goccia... In questo gruppo una delle bacche iniziava a rinsecchirsi. attorno agli steli c'era un viticcio secco di rampicante (una Brionia? o una Dulcamara?), simile ad una minuscola idra contorta e rinsecchita."

"Camponogara, 18/01/2005. Zia Ida mi ha dato un bicchierino di carta con dentro questo bruco... E' molto bello, con le sue mille sfumature di marrone e di verde. Credo si tratti di un bruco di Noctua, forse N. pronuba. Corrisponderebbe benissimo al fatto che il bruco è svernante. Ho usato nel disegno i due nuovi acquerelli, il verde ed il nero. Non ho resistito poi alla tentazione di aggiungere qualche tratto a inchiostro..."

La rosa e il bruco