Maschio di Betta Splendens, PlaKat form. Foto Andrea Mangoni. |
Metti il caso che, dopo anni di
latitanza acquariofila, ti capiti di nuovo l'occasione di allevare il
tuo “primo amore”: Betta splendens.
Metti caso che, seppur tu non abbia
avuto modo di portare con te, nel trasloco, il tuo glorioso, vecchio
72 litri, non voglia tenere il povero pesciolino in un barattolo di
vetro. Che si fa?
Fortunatamente il trend del momento
sembrano essere, abbastanza trasversalmente, i nanoacquari, ovverosia
quelle vasche cubiche (o più raramente a parallelepipedo) dalle
dimensioni molto ridotte e dal litraggio contenuto. Così non è
difficile lasciarsi tentare, e assecondando i piccoli spazi purtroppo
a disposizione, cercare una vaschetta che dia qualche soddisfazione
al pesciolino prima e all'occhio poi.
Haquoss Blu 5.7 |
Nel mio caso, ho recuperato a un prezzo
scontato una bella vaschetta della Haquoss, il nanoacquario Blu 5.7.
Si tratta di una vasca in plastica di 22,5 x 14,5 x 28,5 (h) cm, dotata di una
semplice plafoniera con lampadina a basso consumo, un piccolo
impianto di filtraggio sottosabbia e nient'altro. Considerato che la
vaschetta sarà tenuta a temperature comprese tra i 19 e i 22°C per
tutto l'inverno, non è stato aggiunto riscaldatore. Un po' di
materiale di fondo recuperato dalla vecchia vasca va a sostenere una
serie di piantine – Microsorum pteropus, Cryptocoryne wendtii,
Ceratopteris talichtroides, Vallisneria sp, Vescicularia sp..
E alla
fine anche il pesciolino, diventato presto il beniamino anche di mio
figlio Pietro, trova una nuova casa. Certo non una villa, ma un
dignitosissimo miniappartamento. Più avanti poi, chissà? Riuscirò
a trovargli una femminuccia, e magari il mio vecchio acquario tornerà
a riempirsi; in effetti, in testa mi baluginano idee di vasche zeppe
di cryptocoryne e altro ancora...
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Per saperne di più
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