Lucanus cervus, un lucanide in cui le dimensioni contano. Foto di Andrea Mangoni. |
Che in questo ambito le dimensioni COMUNQUE contino, noi uomini (intesi come maschi di Homo sapiens) lo sospettiamo, con sentimenti contrastanti, già da parecchio. E pare proprio che per gli animali le cose apparentemente stiano circa allo stesso modo, seppur in maniere differenti.
Lucanus cervus) è presente un dimorfismo sessuale estremamente spiccato, con maschi molto
più grandi delle femmine e dotati di mandibole più lunghe e complesse. Fin qui, nulla di strano; ciò che colpisce però è il fenomeno dell'allometria nei maschi di queste specie, ovverosia la presenza di maschi di taglie, forme e dimensioni differenti, da quelli simili per aspetto alle femmine (forme priodonti) a quelli enormi e molto diversi per aspetto dalle compagne (forme telodonti) passando per quelle intermedie (forme mesodonti). Le differenti dimensioni e proporzioni di un maschio priodonte e di uno telodonte ne influenzano anche le capacità riproduttive. Per iniziare, quali meccanismi agiscono sullo sviluppo di questi insetti e cosa induce la forma finale da essi raggiunta? Ancora, purtroppo, questo non è del tutto chiaro. Sembrano infatti essere coinvolti nel processo sia fattori ambientali che genetici. I maschi telodonti spesso passano allo stadio larvale un tempo maggiore dei loro corrispettivi mesodonti e priodonti. Ad esempio, un maschio telodonte di L. cervus passa in media allo stadio larvale dai sei agli otto anni, mentre un maschio mesodonte impiega dai 4 ai 5 anni per svilupparsi. Inoltre, pare che il regime alimentare seguito dalla larva abbia una notevole importanza (sempre in L. cervus, le larve cresciute su Quercus e Fagus danno di norma maschi più grandi di quelle cresciute su altri tipi di albero). I maschi telodonti hanno un notevole vantaggio sugli altri due tipi di maschio durante i combattimenti, essi sono cioè dotati di armi migliori per la conquista della femmina. Inoltre le grandi mandibole aiutano il maschio a trattenere la femmina durante la copula. Però le grandi dimensioni possono essere un cruccio proprio durante l’accoppiamento: il maschio più grande piò infatti meglio trattenere la femmina grazie alle grandi mandibole, ma può non riuscire a inserire il proprio fallo all’interno del corpo della compagna. I maschi priodonti al contrario faticano a trattenere la femmina con le mandibole, ma possono più facilmente portare a termine l’accoppiamento se la femmina collabora. Insomma, in questo caso le (grosse) dimensioni portano forse più svantaggi che vantaggi!
Drosophila bifurca. Foto: www.abc.net.au. |
Anuri (qui Bufo viridis) e mammiferi (Cervus elaphus), gruppi animali in cui dimensioni e richiami sono correlati. Foto Andrea Mangoni e Wikimedia Commons. |
Anas platyrynchos e Oxyura vittata, specie in cui la lunghezza del pene è proporzionale alla frequenza di stupri extraconiugali. Foto Andrea Mangoni e Improbable.com |
Per tornare ai mammiferi, nel caso in cui le femmine siano sessuamente promiscue ci si può attendere che i maschi abbiano evoluto delle strategie di competizione spermatica per poter massimizzare le proprie possibilità di avere una discendenza. Ad esempio, è stato notato come nei roditori e nei carnivori le dimensioni del pene e dei testicoli sono maggiori nelle specie sessualmente promiscue rispetto a quelle monogame, e che sempre le specie promiscue di questi due gruppi fanno sfoggio di glandi più grossi e differenziati, la cui utilità dovrebbe essere quella di eliminare durante il coito eventuali spermatozoi di altri maschi provenienti da rapporti precedenti. Diciamolo subito: è stato visto che nei primati (di conseguenza anche nell'uomo) questo non accade. Alcuni studi effettuati ad esempio per stabilire se uomini promiscui avessero testicoli significativamente più grossi di quelli di uomini strettamente monogami, hanno dato risultati negativi.
E per finire... quanto e come contano le dimensioni del pene? A quanto pare per una specie di pipistrello, la nottola (Nyctalus noctula), peni di grosse dimensioni sono indicativi della taglia e della miglior qualità fenotipica dei maschi che li esibiscono. E nell'uomo? Confortiamo chi può pensare il contrario: l'uomo possiede, in rapporto alle dimensioni corporee, il pene proporzionalmente più grande di tutti i primati. Secondo alcuni ricercatori italiani, il pene dell'uomo, privo com'è di osso penico, sarebbe un buon indicatore della salute e della qualità genetica del suo portatore: infatti la frequenza delle disfunzioni erettili potrebbe essere aumentata dalle grandi dimensioni del pene, e questo si trasformerebbe in quello che secondo la teoria della selezione sessuale sarebbe un "segnale onesto", un modo di dire alle potenziali partner "eccomi, sono forte e sano". Peccato che generazioni culturali e avversità climatiche, con la loro principale conseguenza (i vestiti), l'abbiano reso per la maggior parte delle etnie un segnale generalmente invisibile nel momento in cui la scelta femminile viene effettuata. E in attesa di sapere da studi futuri se tale ipotesi potrà esser comprovata o meno, per il momento accontentiamoci di sfatare un mito. Che possa piacere (o far comodo) o meno, solerti ricercatori hanno definitivamente concluso che non esiste correlazione alcuna tra lunghezza del piede e lunghezza del pene. Possiamo smettere di osservare troppo il numero delle scarpe e trarre conclusioni avventate, quindi.
Nell'uomo la lunghezza del pene e connessa capacità erettile sono "segnali onesti" di buone condizioni di salute? "Donneee..... è arrivato Rocco!!" Foto: Roccosiffredi.it e Facebook.com |
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