Come dare l'ortica ai polli? Molti allevatori offrono questa pianta ai propri animali, ma non sempre gli avicoli la gradiscono. Oggi vedremo insieme appunto quali sono i modi migliori per somministrare l'ortica alle galline. 

L'ortica (Urtica dioica) è davvero la cenerentola degli orti: invasiva, detestata per i dolorosi incontri che regala a chi la sfiora, è una vera e propria bomba dal punto di vista nutrizionale: ricca di vitamine (B2, B3, A, K) e di sostanze utili (potassio, calcio, fosforo, magnesio).


In pollaio l'ortica è utilissima come integratore alimentare, specie d'inverno, visto che pare stimolare la ripresa della deposizione nelle galline. Come somministrarla? Abbiamo vari modi per farlo. Possiamo offrirne le foglie più tenere fresche e tagliuzzate finemente ai polli in gabbia di accrescimento o nei recinti, oppure possiamo lasciarla essiccare e sbriciolarla nel pastone. E ancora, possiamo sbollentarla e unirla sempre al pastone a base di pane o crusca, da fornire d'inverno agli animali. Troverete le indicazioni necessarie nel video che posto qui sotto. 



Tutto sta ad andare oltre al suo pungente abbraccio, dovuto alla presenza di sostanze urticanti nei tricomi, peli unicellulari che si rompono al contatto con un potenziale aggressore liberando le sostanze al loro interno. Ma nella lillipuziana foresta di peli velenosi e non che adombra fusto e foglie dell''ortica, una marea di insetti trova casa, dagli afidi agli imenotteri parassiti degli afidi stessi, fino ai bruchi di tante specie di farfalla.




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Quando, quest'anno, ho deciso di riprendere un gruppo di Gallina Boffa, ho pensato di ripartire pensando direttamente a un obbiettivo preciso da ottenere: la Boffa bianca. Ho pensato che vedere nel pascolo un bel gruppo di Polverara nere e di Boffe bianche sarebbe stata una vista magnifica. Ho preso quindi una femmina avana e un gallo bianco dal Pollaio Rurale La Giuliana, provenienti dalla mia linea di sangue, e per assicurarmi variabilità genetica ho recuperato una femmina nera con una lieve macchiettatura bianca da Stefano Gallo. Il trio si è ambientato senza problemi, e alla fine quest'anno ho ottenuto un gruppetto di giovani Boffe avana, provenienti dai soggetti di Gianni. 



Di questi animali ho tenuto solo 3 giovani femmine, per la rimonta, tutte portatrici del bianco; ma dalla femmina nera di Stefano sembrava non esserci modo di ottenere uova feconde. Per tutta la primavera e l'estate le uova o erano chiare, o mostravano un guscio stranamente fragile. Poi, quest'autunno, la matrona nera di Stefano ha mutato produzione: in un'ultima incubata autunnale di 20 uova, solo 6 sono risultate feconde ed erano tutte uova deposte da lei. 



Alla fine su 6 uova ho avuto 5 pulcini, che ad occhio e croce sembrano essere 4 galletti e una femminuccia, tutti caratterizzati da una livrea scura ma portatori di bianco. Così se riuscirò ad accoppiare questi maschi con le sorellastre avana potrò avere nella prossima generazione delle Boffe candide, come avevo voluto fin dall'inizio, e mantenendo per di più una discreta variabilità genetica.

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Un guizzo nero e lucido tra l'erba, attira la mia attenzione, e faccio appena a tempo a d allungare la mano prima che sia troppo tardi: riesco a catturare il giovane biacco (Hierophis viridiflavus) a pochi centimetri dal recinto delle galline. Se fosse entrato, i polli gli avrebbero riservato una morte veloce e dolorosa, e da predatore il serpentello si sarebbe trasformato in preda. Sono felice di essermi accorto in tempo di lui e di averlo salvato, perché il biacco è uno degli animali più utili per l'orto e il pollaio: buona parte della sua dieta è costituita infatti da roditori e la sua efficacia nel predare topolini e giovani ratti, così nocivi per le verdure e pericolosi per gli avicoli, è proverbiale. 



In Italia è chiamato comunemente milord o carbonasso, nome quest'ultimo legato soprattutto alla sottospecie carbonarius, caratterizzata (come il mio esemplare) da una livrea quasi totalmente nera con pochi disegni bianchi. I giovani del biacco sono invece caratterizzati da una livrea grigia con la testa nera e gialla, con una livrea che ricorda molto le giovani bisce d'acqua del genere Natrix. Quando in settembre nascono dalle uova deposte a luglio dalle femmine, i giovani biacchi si rifugiano frequentemente nei dintorni delle case e finiscono per essere preda dei gatti e dei cani. È un peccato, anche perché come tutti i rettili italiani il biacco è una specie protetta.
Intanto il mio piccolo amico è scampato alla morte - almeno per ora! - e potrà continuare a cacciare nella mia campagna indisturbato, speriamo a lungo.




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Giovani anatre mute grigio perla


Le giovani anatre mute stanno finalmente diventando subadulte e degli 8 nati di quest'estate 3 sembrano essere maschi e 5 invece femmine. Determinare il sesso delle anatre mute non è troppo difficile, e per aiutare chi non ha ancora maturato esperienza in tal senso ho pensato di realizzare un video sull'argomento, che pubblicherò nei prossimi giorni.

Giovani anatre mute grigio perla


Ho deciso di tenere per il momento i vecchi riproduttori e una coppia di giovani (quelli con le caruncole e i tarsi più scuri) e di cedere gli altri esemplari.
Sono bellissimi da vedere, mentre oziano sul prato, con la loro splendida livrea grigia e bianca. Forse il prossimo anno cercherò dei soggetti neri, per rinsanguare, ma per il momento mi godrò queste meraviglie.


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Come evitare sprechi alimentari?

I polli sono incredibilmente abili a sprecare mangime, spargendolo fuori dalle mangiatoie e rovinandolo o disperdendolo. Se usate correttamente, le mangiatoie a tramoggia sono uno dei modi migliori di diminuire gli sprechi. Ecco i tre punti fondamentali da seguire per avere il massimo risultato.



1) Appendete la mangiatoia a tramoggia, in modo che il piatto di beccata sia all'altezza più meno della testa degli animali. In questo modo i movimenti che potrà fare il pollo saranno limitati, e il cibo sparso a terra sarà molto molto minore.
2) Offrite un mangime omogeneo. I polli vedono benissimo forme e colori, per cui se offrirete un miscuglio di granaglie agli animali questi finiranno per mangiare solo quelle che gradiscono di più spargendo fuori il resto. Macinate col molino tutte le granaglie e mescolatele bene in modo che risultino molto omogenee, oppure acquistate direttamente un mangime già pronto.


3) Pesate il cibo. Offrite ogni giorno agli animali la quantità di cibo che essi possono mangiare in un giorno, così che il mangime eventualmente caduto venga minuziosamente raccolto dagli animali affamati.
Questi tre accorgimenti vi faranno ottenere il massimo dalle vostre mangiatoie e vedrete diminuire vistosamente la quantità di cibo sprecato, con benefici secondari indubbi (come la diminuzione di roditori attratti dal cibo sparso a terra). Provate e vedrete che avrete buoni risultati!



gallo di polverara


E come ogni anno, in questa stagione, guardo ai giovani nati in primavera alla ricerca del futuro, valido riproduttore. Tra i galli ha diverse scelte, ma al momento il migliore sembra essere lui. Il ciuffo, per una volta, è totalmente in avanti; gli occhi sono perfettamente arancioni. Gli orecchioni sono bianchi, i tarsi verdi, la livrea ricca di riflessi scarabeo. La taglia è media, ma è comunque il secondo più grande travi maschi nati quest'anno. Il becco è al limite, la mandibola inferiore sembra troppo lunga, ma accoppiandolo con femmine non consanguinee dovrei eliminare il problema. Due cose non mi piacciono: la cresta a cornetti, che è davvero minuscola, e la struttura fisica, con spalle e groppone troppo stretti. Ma l'unico soggetto più largo e robusto sembra avere troppi difetti rispetto allo standard per poterlo usare.

Non resta quindi che aspettare che finisca lo sviluppo per valutarne anche peso, forma e portamento. Nel frattempo alcuni giovani nati quest'estate, tardi, stanno crescendo e fra loro forse troverò un gallo ancora migliore, ma per ora lasciamo che lui, con la sua intraprendenza, si prenda il titolo di futuro riproduttore.

gallo di polverara



Aster o settembrini
Tra gli ultimi sprazzi di sole autunnale, a fiorire copiosamente restano in giardino i settembrini (Aster naovae-angliae), che offrono agli impollinatori uno degli ultimi banchetti prima della cattiva stagione. Api, vespe e bombi (come questo Bombus pascuorum) si affollano sulle corolle, dove piccoli licenidi si accoppiano ancora al sole di mezzogiorno e cavolaie e Colias festeggiano prima di gettarsi in cerca delle ultime piante nutrici perni loro bruchi. Opilioni dalle lunghissime zampe si aggirano come tigri sui trampoli, pronti a catturare ogni piccolo invertebrati troppo poco cauto nei movimenti.

Ma oltre alla loro utilità per la fauna selvatica i settembrini erano fiori cari alle nostre nonne, piante che non mancavano mai nei loro orti e giardini. Ancora oggi lungo dalle strade di campagna si possono notare grossi cespugli dai fiori color ciclamino o violetti, magari lungo la sgangherata rete di un orto, vicino a cavoli e finocchi. In primavera, alla ripresa vegetativa, si potranno dividere le zolle con le radici delle piante per moltiplicarle e accrescere il numero di questi fiori bellissimi, che scaldano il cuore nelle giornate autunnali.

aster o settembrini




Negli scorsi giorni è arrivato anche per noi il momento della vendemmia, una raccolta che assurge al ruolo di rito vero e proprio e quest'anno reso più povero dalla mancanza di una persona che non c'è più e che ne godeva immensamente.

Non è stato un bell'anno, per l'uva. I secchi faticavano a riempirsi, ogni grappolo andava mondato dagli acini rinsecchiti o marci, regalo sgradito delle grandinate estive. Ma il carretto continuava, seppure a rilento, a raccogliere le ceste e il loro carico. A poco a poco il grande carro si riempiva: un quintale, poi due, e così via.

Alla fine il carico completo è stato di circa otto quintali di uva, pochissima rispetto agli altri anni, ma meglio di quanto a un primo sguardo si potesse sperare di ottenere. Il grado zuccherino si è aggirato a poco più di 18, e vista la qualità dell'uva credo sia stato un risultato eccellente.




Ma l'importante era riuscire a finire e a concludere anche quest'anno il ciclo della vigna, a prescindere dal risultato.
Gli unici ad aver festeggiato sono stati i polli: ampie ceste di uva di scarto li hanno fatti felici oltre misura, offrendo una gustosa alternativa al solito rancio. E va benissimo così, almeno loro hanno goduto davvero appieno di questa giornata.




polverara bianca

A vederle sul prato di un verde freddo e asettico le Polverara bianche sono un colpo d'occhio davvero notevole. Lo scorso anno avevo deciso di eliminare tutti i soggetti bianchi e di concentrarmi sulla selezione delle nere, per lavorare sui riflessi verdi che tale livrea deve comportare. Ma dopo pochi mesi è emersa, alla prima schiusa, una manciata di soggetti candidi dagli esemplari ebano. Cosa è successo quindi?

Iniziamo col rispondere a una domanda che in tanti mi avete fatto negli scorsi mesi: quale dei due colori, tra bianco e nero, risulta dominante nei polli? E la risposta è... Dipende, perché le cose non sono così lineari come sembrano. Iniziamo col dire che bianco e nero non sono degli alleli diversi di un singolo Lucia genico, ma che si tratta di almeno tre differenti loci, per cui non si può semplicemente parlare di dominanza di un colore sull'altro.
In particolare, una livrea nera è data dall'allele E del locus omonimo E, locus che conta non meno di 8 alleli diversi responsabili tra l'altro della livrea selvatico oro, selvatico frumento, selvatico bruno. La condizione per cui un pollo è nero è data dalla presenza in omozigosi di E (E/E) con l'aggiunta di geni melanizzatori. Nella Polverara è questa (o dovrebbe esserlo) la corretta base del piumaggio.
Per il bianco invece le cose si fanno più complicate. Generalmente nelle Polverara è presente il bianco dominante I, che inibisce la produzione di melanina. I soggetti in cui l'allele è in omozigosi (I/I) appaiono bianchi, mentre in eterozigosi (I/i+) sono bianchi con qualche pezzatura nera. Se il bianco della Polverara fosse dovuto solo al gene I sarebbe quindi bastato eliminare i soggetti bianchi o pezzati dall'allevamento per selezionare solo capi neri. Ma il bianco può essere dovuto, come livrea, anche al gene C+ del bianco recessivo. In particolar modo se in omozigosi l'allele c (c/c) rende il mantello candido, mentre in eterozigosi (C+/c) l'inibizione della melanina scompare e i polli mostrano la loro normale livrea.
Nel caso in oggetto, nel mio gruppo di Polverara erano presenti entrambi i geni del bianco, causando così la ricomparsa di tale colorazione (continua nel primo commento).

polverara bianca


munega e prete: scaldino


Una volta non si andava mai a letto soli, nelle fredde notti d'inverno: si era preceduti dalla presenza, ingombrante ma gradita, del "prete" e della "munega" (monaca). Il prete era un trabiccolo di legno che serviva a tenere sollevate le coperte e appunto posizionato sotto di esse. Al suo interno prendeva posto la munega, uno scaldino di metallo che, riempito di braci, avrebbe provveduto a riscaldare per ore il talamo gelido, togliendone nel contempo l'umidità assorbita durante la giornata. Il prete serviva appunto a far sì che la munega, col suo carico potenzialmente incendiario, non finisse a contatto stretto con le coperte, facilmente infiammabili. Nella mia famiglia ho sempre avuto ricordi di una munega che girava, come soprammobile, ormai inutilizzata da anni. Era un bell'oggetto in rame, col coperchio lavorato e traforato ad arte per lasciar passare il calore senza correre rischi. Ma a un mercatino dell'antiquariato ho da poco trovato quest'altra munega, molto più basilare e rustica, con una grossolana griglia a protezione delle braci, e mi ha colpito il suo parlare di mura fredde e di un veneto contadino povero che doveva ingegnarsi per sopravvivere al gelo dell'inverno. Così l'ho portata a casa, con gli altri miei oggetti di un mondo che fu, scomparso per sempre, ma vivo ancora nelle memorie di tanti.

polli al pascolo
Qualche giorno fa, per la prima volta, ho potuto lasciare i giovani nati di quest'anno al pascolo. È sempre un momento speciale vedere il primo approccio dei nostri avicoli alla distesa di erba e alberi che si para loro davanti. Inizialmente guardinghi, muovono i primi passi timidamente iniziando a becchettare, fino a che gli animali più vecchi non li sorpassano con foga e si lanciano a cercare i posticino che tanto amavano sotto gli alberi o tra i cespugli. I giovani allora partono al seguito, lasciando le proprie remore, correndo e svolazzando a più non posso: oramai sono così grandi che i falchetti che regolarmente frequentano il frutteto non rappresentano più un potenziale pericolo. Gli anatroccoli sono sorvegliati a vista dai genitori, che ogni tanto si inalberano proteggendoli se qualche pollo si avvicina un po' troppo a loro. È arrivato uno dei momenti dell'anno, nel mio allevamento, che preferisco di più, il momento in cui vorrei solo sedermi sotto un albero ad ammirare i miei animali scorrazzare al pascolo attorno a me.

piccola anatra muta


La pioggerellina sottile di stamattina ha costellato il prato e le foglie degli alberi di migliaia di gocce d'acqua che rilucono come gioielli. I polli sono indifferenti, inzuppati ma tranquilli: molti infatti scelgono di prendere la pioggia, piuttosto che stare nel ricovero. Ma chi si gode davvero la giornata sono le anatre mute. 

piccola anatra muta


I giovani sono inzaccherati, con un'aria satolla e soddisfatta mentre si godono il fresco e l'acqua c

piccola anatra muta

he ha riempito i contenitori presenti nel loro recinto. La madre è sempre all'erta, anche se ora ha accettato la mia presenza con più serenità e sembra non considerarmi più una minaccia per i suoi piccoli a meno che non mi avvicini a meno di un metro di distanza.

piccola anatra muta


Ero molto curioso invece di capire il comportamento del maschio: non avevo mai lasciato infatti una femmina libera nello stesso recinto del compagno subito dopo la schiusa delle uova. Stavolta ho voluto lasciare fare alla natura e lo spettacolo è stato magnifico. Durante la cova il maschio sostava spesso di fronte al nido, in paziente attesa. Dopo la nascita sembra occuparsi abbastanza attivamente della prole, attaccando i polli che si avvicinino troppo ai suoi anatroccoli. Un gruppo famigliare stupendo che fa davvero tenerezza.

femmina di anatra muta


Ora non devo fare altro che aspettare di vedere come cresceranno i piccoli e quanti maschi e quante femmine avrò, per capire quali e quanti animali tenere per il prossimo anno.

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Ameles spallanzania


È sera, in campagna. Il sole è sceso, la luce cala sempre di più e io sto tornando a casa. Ma un movimento verde, "strano", attira la mia attenzione sui fiori dell'erba di San Pietro. L'insetto che l'ha provocato è una minuscola mantide religiosa, per la precisione una femminuccia adulta di Ameles spallanzania. Si tratta di una specie di mantide caratterizzata da uno spiccato dimorfismo sessuale: le femmine, più grandi (raggiungono i 3 cm), hanno solo ali vestigiali e sono più grosse e robuste dei maschi, che invece sono piccoli, sottili e con ali ben sviluppate. Non erano certo diffuse da noi negli scorsi decenni, ma da qualche anno sembrano essere arrivate anche qui ed essere sempre più frequenti. È stato un'espansione lenta e graduale, apparentemente naturale. 

Ameles spallanzania


Dal suo angolino la femminuccia che ho davanti, col ventre carico di uova ricurvo sul dorso, sembra osservarmi con giusto sospetto. Si irrigidisce posizionando le zampe anteriori davanti a sé, immobile, ondeggiando al minimo alito di vento. Una locusta le si posa di fronte, ma è grande quasi quanto lei: l'attacco non avviene. Forse perché troppo grossa, forse perché l'Ameles non ha fame, la locusta riesce a sfuggire.

Ameles spallanzania

Vado. La mantide non smette di guardarmi. Nei prossimi giorni deporrà le uova, racchiuse in un'ooteca, in un angolino riparato. E allora, con lei ormai a pancia vuota, scommetto che la locusta dovrà guardarsi le spalle.
Buona caccia.


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Giovani Polverara


Il pollaio in questa stagione è sempre affollato dei giovani nati in primavera. Quest'anno le sorprese non sono mancate e gli animali che sono nati mi hanno mostrato quali vie seguire nel prossimo lustro almeno.

La cosa più evidente è stata la manifestazione di una serie di problemi dovuti alla consanguineità. Dopo anni senza aver mai inserito nuovo sangue, e dopo 5 anni di impossibilità di praticare lo spiral mating, quest'anno sono sia comparse livree che credevo perdute sia si sono presentati per la prima volta dei problemi fisici totalmente nuovi.
Dal punto di vista delle colorazioni sono ricomparse la mottled (almeno in apparenza), la bianca recessiva e una nuova livrea grigia, molto particolare. 

pollastra di Polverara


È evidentemente una mutazione del bianco recessivo, e sarebbe bello studiarla, ma...
Ma il soggetto (a destra nella prima foto) mostra un difetto congenito, una malformazione delle ossa del cranio che porta il becco a incrociarsi, causando difficoltà nell'afferrare qualcosa col becco. Sebbene l'animale riesca a nutrirsi regolarmente, non potrò probabilmente riprodurlo. Problema certo legato alla consanguineità, dovuta anche alla morte di alcune femmine adulte a causa di un predatore, nei mesi scorsi, cosa questa che ha diminuito la variabilità genetica del gruppo dei riproduttori.

pollastra di Polverara


Sono nati poi diversi soggetti con ciuffi troppo grandi: bellissimi, ma fuori standard. Non potrò certo tenerli come riproduttori, per cui di fatto sono a disposizione di chi voglia dei polli vivaci e affascinanti.
Di Boffe ne sono nate solo 4, ma le femmine in effetti avevano fatto davvero pochissime uova. 

gallo di Boffa


Le mie gallinelle nane invece si sono date da fare e sono nati molti giovani, quasi tutti di livrea sparviero.



Un anno ricco? Certamente, ma che getta anche pesanti ipoteche: per rimediare alla morte delle riproduttrici dovrò cercare qualche femmina in allevamento diversi dal mio, inserendo per la prima volta dal 2010 nuovo sangue nel mio allevamento.
Ma questa sarà una avventura totalmente nuova, e la racconteremo un'altra volta.



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    Alle 6 del mattino, quando suona la sveglia, il corpo tende in maniera naturale a ribellarsi e a permanere, - come nella più classica delle leggi fisiche - nel suo stato di immobilità, rifiutandosi di abbandonare le fantasie oniriche. Ma non ha speranza: lo costringerò ad alzarsi e a svegliarsi, magari con l'aiuto di qualche manata di acqua fresca in pieno viso.

    Dopo quasi un anno di più o meno regolare corsa campestre mattutina, in aprile il mio ginocchio destro ha deciso di dare forfait. Edema spongioso, cartilagini dolenti, a volte fitte tali da fare pensare che il ginocchio fosse in frantumi.
    Ho aspettato mesi, ma il responso delle visite è stato unanime: stop alla corsa.
    Ma dovevo - volevo - trovare un'alternativa che mi permettesse di fare abbastanza esercizio all'aperto e alla fine ho deciso per provare la bici. Ho riassestato la vecchia Mountain bike della mia giovinezza, e ho fatto un tentativo.
    Un'ora di corsa in bici, alle 6 del mattino. Almeno 5 volte a settimana.
    Ho sentito da subito rinforzarsi la muscolatura delle gambe, specie attorno alle ginocchia. Il dolore al destro è migliorato sensibilmente, mi sento energico, carico di voglia di fare. Ma sono altri i vantaggi che amo. Vedere i paesi del vicinato quasi senza nessuno intorno; osservare case e paesaggi da un'angolazione diversa, scoprendo dettagli che in auto finiscono inevitabilmente per perdersi. E ancora, il movimento fluido e continuo della bici sembra allarmare meno gli animali, che spesso così si lasciano avvicinare di più: ieri è toccato a un airone grigio, oggi a un piccolo falco, domani chissà di chi sarà il turno. Ma ciò che più mi mancava era vedere le infinite sfumature dell'alba, col sole a sorgere sulle campagne dormienti, ammantate di rugiada, oppure facente capolino tra gli alberi lungo la Brenta, tingendone le acque d'oro.
    Questo mi mancava, più di tutto: la luce nascente.
    Buona alba e buon ferragosto a tutti.



    Capita, a volte, che in pollaio nasca un soggetto diverso da tutti gli altri, che ci lascia sbalorditi per qualche caratteristica. Quest'anno è stata la volta di un galletto di Polverara, che al posto di sfoggiare un paio di mefistofelici cornetti, sembra avere una strana cresta che ricorda quella a coppa della siciliana o forse più compiutamente quella a foglia di quercia della francese Houdan. Ma cosa dovrebbe essere successo?

    Difficile dirlo. Nella complicata genetica del pollo, sono alcuni alleli del locus D i responsabili dello sdoppiamento della cresta. Un pollo con base genetica d+/d+ sfoggerà una cresta semplice, un Polverara dalla cresta a cornetti sarà caratterizzato dalla presenza in omozigosi dell'allele Dv (Dv/Dv) mentre una siciliana avrà una cresta a coppa dovuta all'azione di un terzo allele, Dc (Dc/Dc). Su tutti questi alleli possono poi insistere geni modificatori che influiscono sulla forma finale della cresta in questione. In una situazione di eterozigosi, data dall'incrocio di polli a cresta semplice con polli a cresta a cornetti, si ha un patrimonio genetico che comprende l'accoppiata Dv/d+, che comporta un parziale sdoppiamento della cresta. La razza francese Houdan, con la sua cresta a farfalla o a foglia di quercia, non è ben chiaro se sia dotata di una forma modificata di Dc o se invece sia portatrice di un differente allele del locus D.



    E il nostro galletto allora? Mistero: si tratta di un incrocio con una gallinella nana, e quindi di una cresta in stato di eterozigosi? O invece si è verificata una mutazione, che ha prodotto al posto di un paio di cornetti una cresta a coppa su cui agiscono dei modificatori della forma? Impossibile dirlo ora. Se fosse vera la prima ipotesi dovremmo osservare una taglia molto piccola del soggetto adulto; per verificare che sia vera la seconda, dovremo aspettare invece che cresca e programmare degli accoppiamenti con animali a cresta semplice per studiare la trasmissibilità del carattere. In ogni caso sarà interessante vedere l'evolversi della situazione, e non ci resta che allevare questo galletto e vedere che sorprese ci riserverà da adulto.

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    Megachile su menta


    Si parla molto spesso del declino delle api in termini allarmistici, molto meno invece di quello di tanti altri impollinatori rei soltanto di non produrre miele. Eppure esistono centinaia di specie di insetti che svolgono un'opera paragonabile a quella dell'ape domestica nel più totale silenzio, e che in un altrettanto assordante silenzio stanno via via sempre più sparendo a causa di inquinamento e pesticidi: ditteri, farfalle, coleotteri, imenotteri e tanti altri.

    Basta a volte pochissimo per aiutarli e invitarli a trasferirsi nei nostri giardini: buon cibo e siti di deposizione, ad esempio, aiutano molto. Nel mio giardino ho piantato diverse varietà di menta, che quando vanno in fioritura attirano decine di piccoli impollinatori. Tra di essi, ho immortalato questa piccola ape solitaria, una Megachile, intenta a pasteggiare sui fiori di Mentha suaveolens, una specie spontanea in Italia che ho raccolto lungo una strada proprio qui a Camponogara. Le Megachile amano infinitamente questi fiori, e spesso si possono vedere col ventre reso arancione dal polline mentre passano dai fiori dell'aromatica alle foglie delle rose che vegetano lì vicino. Qui ritaglieranno, con precisione impressionante, tanti ovali di foglie con cui costruiranno le cellette che andranno ad ospitare le loro larve fino all'emersione della futura generazione.

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