La colazione dei contadini veneti - Latte, polenta e pane.

Capita, a volte, di attraversare un confine invisibile, un confine tra due mondi distanti tra loro. 
A volte è un confine simbolico, a volte emotivo, a volte fisico e reale. 
Mi è capitato, qualche giorno fa, di entrare nelle stanze di un'antica casa abbandonata di contadini veneti. Il grande camino, parzialmente demolito, resisteva ancora, e così il lavello di pietra, accanto ad esso; a fianco le scale di legno, che portavano al piano superiore, e di fronte ad esse una porta faceva accedere alla sala da pranzo. Qui nulla restava, dell'antico arredamento, se non una vecchia stufa a legna, sventrata e divelta, e uno sgangherato carrello porta televisione. ma per terra, tra il sudiciume, quasi del tutto incolume, c'era una vecchia tazza di porcellana. Una tazza come quelle che aveva mio nonno, bianca, col bordo sottile in oro. 

Il camino e il lavello dell'antica casa abbandonata.

Nel prenderla in mano ho rivisto e ritrovato il mondo dei contadini, un mondo ormai svanito, secoli di tradizioni perduti in pochi lustri dopo le rivoluzioni culturali e
Recensione - L'orto-giardino di Gaia


Oggi parliamo di uno dei testi più interessanti apparsi sul mercato recentemente e riguardanti la Permacultura, ovverosia "L'orto-giardino di Gaia", di Toby Hemenway, Arianna Editrice.

Tra i vari volumi sul tema della Permacultura, questo è, al momento, quello che ho preferito in assoluto. Il motivo è semplice: è allo stesso tempo molto generale, trattando argomenti validi per tuttii tipi di ambienti con cui ci si possa trovare a confrontare, ed estremamente pratico, con poche, chiare, robuste basi teoriche e tante nozioni utili da mettere in pratica subito.

Il libro parte da nozioni di ecologia per approdare ben presto a domande molto pratiche: perché favorire una policoltura piuttosto che una monocoltura, a cosa serve la struttura "ad occhiello" delle aiuole, perché investire sulle perenni anziché sulle annuali.

Anche gli animali utili, come gli impolliatori, trovano spazio nell'orto-giardino.


Tra esempi di giardini reali e digressioni sui singoli punti trattati, il libro si snoda semplice e gradevole da leggere, portando l'attenzione su temi di sicuro interesse per un permacultore, come l'utilizzo delle gilde basate su alcune specie vegetali. Un capitolo è inoltre dedicato anche all'introduzione in un progetto permaculturale di animali utili, dagli insetti ai polli. Un'attenzione particolare è data anche alla tecnica della pacciamatura e ai suoi risvolti pratici.
A fine libro poi non mancano schede relative ad alcune specie di piante utili e ai loro usi. 

Insomma, io l'ho trovato un buon libro, davvero ben scritto. Unica pecca, forse, l'apparato iconografico (foto e immagini), che avrebbe potuto essere più ricco. Ma a parte questo, lo consiglierei senz'altro a chiunque sia interessato all'argomento.
Quali altri libri suggerirei di leggere assieme a questo? Prima di tutto "Introduzione alla Permacultura", di Mollison e Slay, uno dei migliori per capire i principi base della stessa, con qualche esempio purtroppo un po' lontano dalla realtà italiana; in secondo luogo "Guida pratica alla Permacultura", di Sepp Holzer, estremamente pratico anche se incentrato su esempi di un particolare ambiente, quello delle Alpi. Insieme, questi tre volumi rappresentano un ottimo spaccato sul mondo della Permacultura. 

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LETTURE IN TEMA

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Foglia di roverella (Quercus pubescens) bloccata nel ghiaccio. 
Inverno, finalmente. Troppo caldo nei mesi scorsi. Troppo innaturale calore, su queste campagne in cui ricordo inverni bianchi e soffici di nevi che coprivano come una coperta le giovani messi. 
Ora la neve non è ancora giunta, ma c'è il freddo, ci sono il ghiaccio e l'acqua trasformata in un blocco traslucido in ogni contenitore, ci sono le piante che si adornano di elaborate foreste lillipuziane di cristalli candidi. 

L'insalata coperta da una foresta di ghiaccio.

Nell'orto le verdure sembrano filigrane. Le foglie dei cavoli e dell'insalata sono imbellettate di ghiaccio e brillano nella luce del mattino. 

Uno dei cavoli rimasti.

Su ciò che resta delle piante di pomodoro spiccano quelle che sembrano strane lanterne arancioni oblunghe: sono gli ultimi frutti non raccolti, che perdendo la polpa e l'acqua somigliano ora a strane luminarie orientali, ripiene solo di semi.

Gli ultimi pomodori.

Esco, la campagna è immersa in una luce bianca e opaca, le nuvole ora non lasciano far capolino al sole pallido. Tra le viti immobili in una foresta di tralci e gli ultimi fiori di tarassaco gelati, avanzo verso il fossato

Alberi e viti immersi nella foschia del mattino.

Passo vicino alle roverelle (Quercus pubescens) che ho trapiantato anni fa. Le loro foglie secche formano un meraviglioso tappeto castano chiaro ai miei piedi, che scricchiola leggermente sotto le scarpe. 

Il tappeto di foglie di roverella (Quercus pubescens).

Le pianticelle nate quest'anno hanno sfoggiano una coroncina di foglioline lobate, in qualche caso ancora verdi. Le roverelle sono le ultime piante a perdere le foglie, in queste campagne, e questo le rende facili da riconoscere. Dove trapiantare queste piantine? Dove spostarle per evitare che vengano falciate? Troveremo un posto da qualche parte, in giardino o lungo il fossato, almeno per qualcuna di loro? 

Le giovani pianticelle di roverella (Quercus pubescens). 

Ogni albero, ogni essenza ha qualche tesoro da mostrare. I semi alati dell'òppio o acero campestre (Acer campestre), quelli che perlomeno si sono attardati sui rami senza staccarsi dal picciolo per gettarsi nel vuoto roteando, sembrano cesellati d'argento. 

I semi di òppio (Acer campestre)

Qualcuna delle pianticelle che da essi nasceranno, il prossimo anno, le prenderò e le destinerò a sostenere le viti, come un tempo si usava fare. Ma per ora li lascio dormire sereni sotto la coltre di ghiaccio, nell'abbraccio dei rami da cui pendono.

Semi di òppio (Acer campestre)

Il fossato ha poca acqua, ma meglio di niente. Trasformata di un unico, lustro blocco di ghiaccio, ha catturato foglie e steli sulla sua superficie in un gelido abbraccio. Mi sporgo per una foto, e il ghiaccio sostiene persino il mio peso. Da quanto tempo non succedeva!

Il fossato ghiacciato.

Torno verso casa. Nei pollai il terreno è gelido e freddo. Per questo ho disseminato i recinti di posatoi e rami su cui gli animali possono riposare, scaldandosi i piedi senza troppo patire il gelo sui tarsi nudi.

Pollastra ibrida a collo nudo. 

E infine mi fermo ad ammirare le mie Polverara. La volpe, il mese scorso, ha lasciato numerose, profonde ferite nel mio allevamento. Quattro linee di sangue estinte su dieci. Il numero di riproduttori per il 2017 quasi dimezzato rispetto lo scorso anno. Anni di selezione e fatica al vento. 

Pollastra di Polverara.

Ma lei è ancora qui, unica pollastra degna di nota dello scorso anno. Mi ricorda perché devo continuare, mi ricorda cosa ho fatto di buono e quali traguardi ci sono ancora da raggiungere, mi ricorda che ho margini per migliorare e per arrivare dove vorrei. 

Il vento è freddo e sferzante. L'inverno è tornato, ma la mente vola già a primavera, ai nuovi nati, agli innesti, alla mia campagna, alle piante e agli animali. L'inverno è tornato, per tornare a farmi concentrare su ciò che accadrà alla sua fine e su quanto dovrò fare in sua presenza. Vi ho già detto che lo amo? Sì, decisamente. Amo l'inverno. 

PS. Questo post è condiviso con gioia con tutti voi, ma è scritto per me, per ricordarmi chi sono, chi ero e chi voglio essere. Non mi aspetto che la cosa possa esservi completamente chiara, ma l'importante, questa volta, è che lo sia per me. A presto. 



Luna crescente. Clicca per ingrandire.

Alla fine è terminato anche il 2016, con i momenti belli e brutti che ci ha regalato, e il 2017 si affaccia carico di speranze. E come di consueto il nostro blog inizia l'anno nuovo col calendario lunare per le incubate, oramai divenuto un appuntamento fisso delle nostre pagine. In passato abbiamo già parlato dei periodi migliori per far nascere i pulcini e dell'influsso della luna sulla schiusa delle uova. Abbiamo detto che i contadini di un tempo erano soliti mettere a incubare le uova in modo che i pulcini nascessero con la luna crescente, nella convinzione che questi sarebbero risultati più forti e robusti. La credenza in questione sembrava rafforzata dal fatto che molte chiocce si mettono a covare in modo da far schiudere i pulcini proprio in questo periodo. Molti allevatori hanno in effetti potuto constatare che i piccoli nati nel periodo compreso tra la luna nuova e la luna piena spesso sono davvero più forti e mostrano una crescita più veloce ed equilibrata. Per cui si può provare a