Un superbo gallo di razza Polverara della selezione dei coniugi Ongaretto. Foto Andrea Mangoni.

Questo è uno di quei post che non vorresti mai scrivere. Si tratta del mesto resoconto di uno dei tanti problemi che affliggono il nostro Paese, in tutti i campi: un triste, squallido, meschino campanilismo.

La Polverara è una razza che vive, ora come ora, un momento di crisi. A quasi quindici anni dalla sua rinascita, nella maggior parte degli allevamenti è andata incontro a una costante degenerazione di alcuni dei caratteri di razza. Ad esempio, gli orecchioni sono in
Le sàndane (Cornus sanguinea) e le scope che se ne ricavano.


Già in passato in questo blog abbiamo parlato di piante usate per la realizzazione di scope tradizionali e rustiche. In quella occasione avevo accennato a una particolare scopa realizzata con le sàndane, un arbusto locale; l'occasione per tornare a parlare di questo argomento mi viene data dall'incontro, durante,  una manifestazione rievocativa del mondo contadino del veneziano, con Dino Mancin, di Camponogara (VE), esperto realizzatore di scope vegetali con metodi tradizionali. 

Dino Mancin, di Camponogara (VE).

In seguito ho scoperto anche di essere imparentato col sig. Mancin, in quanto mia nonna Elvira era sua cugina. Un ulteriore legame, questo, col mondo contadino di cui tante volte vi ho già parlato. Ma andiamo a vedere nel dettaglio il vero soggetto di questo articolo. 


Scopa di sàndane (in basso) e di saggina (in alto).

Ecco due differenti scope. Mentre quella più in alto a destra, più ordinata e regolare, è fatta di saggina, quella più lunga e grezza è fatta di sàndane. Ma che cosa sono le sàndane?

Col nome di sàndane si intende nel dialetto locale la pianta del sanguinello (Cornus sanguinea), un arbusto flessibile e resistente che cresce - o meglio, cresceva -  regolarmente lungo le rive dei fossati. Si tratta di una

Oggi vedremo in questo breve video come costruire una pulcinaia d'emergenza in economia, partendo da materiali riciclati a costo zero. Questo contenitore d'allevamento vi potrà tornare utile in caso vi troviate a dover alloggiare dei pulcini derivanti da una nascita imprevista, da un regalo o simili situazioni. Utilizzare materiali semplici, come scatole di cartone e cassette per la frutta, vi permetterà di accedere a una buona quantità di materie prime gratuite, facilmente reperibili come sittoprodotti anche solo facendo la spesa al supermercato.
Come ho più volte sottolineato anche nel video, si tratta di una sistemazione d'emergenza che nella sua semplicità non può completamente sostituire una pulcinaia o allevatrice tradizionale. è importante soprattutto mantenere il contenitore pulito, cambiando i giornali o fogli di lettiera quotidianamente, e sostituire lo scatolone con altri più grandi mano a mano che gli animali crescono. Come sempre, il video è disponibile anche in HD, basta selezionare il comando apposito. Alla prossima!
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LETTURE IN TEMA

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Un pulcino di Gallina Polverara nato davvero per... miracolo.


Sono questi i momenti che più di ogni altro fanno piena la mia esperienza di allevatore. Sono le storie che non dovrebbero essere, che sono di per se stesse dei piccoli miracoli. Eventi che ti fanno pensare "E se non l'avessi fatto, ora cosa ne sarebbe?".

Questo pulcino infatti, a rigor di logica, non dovrebbe esserci. Il padre è un vecchio gallo di oltre 5 anni, divenuto zoppo per via degli speroni troppo lunghi; un difetto, la zoppia, che non gli permette di accoppiarsi bene con le galline. Pur sapendolo ho provato lo stesso a inserirlo nel piano delle riproduzioni di quest'anno. Ho rischiato, sperando che probabilmente sarebbe riuscito a fecondare pochissime uova. Poche settimane fa le femmine che erano con lui hanno iniziato a deporre, e una è divenuta chioccia. Dopo un numero imprecisato di giorni la poveretta ha abbandonato la cova... ho scoperto solo poi che il nido era stato invaso dai dermanissi. Quando ho trovato il nido abbandonato le uova erano ormai gelide... chi può dire da quanto non covasse più? 24, 36 ore?

Ho rischiato il tutto per tutto, portando le uova in incubatrice e dopo un giorno ho effettuato la speratura. Su 17 uova solo 5 erano state fecondate, ma in tutte queste ultime l'embrione era morto... in tutte, tranne in una. Un'ombra scura, piuttosto grandicella, ondeggiava nell'uovo. Ricordo l'emozione nel vedere quel piccolo corpo muoversi all'interno del guscio, su e giù. Non sapendo quanto fosse avanti la cova, ho sperato le uova ogni due giorni e quando mi è parso che fosse arrivato a fine sviluppo l'ho passato in schiusa. ieri la bella sorpresa: il piccolo ce l'ha fatta. Mi auguro di tutto cuore che si tratti di una bella femminuccia, per poter avere la certezza di poterla tenere con me. Ma ciò che più importa, è che la sua vita è qui, ora, prepotente nel reclamare il suo pezzetto di cielo. Il resto può attendere.
I Peri di San Pietro sono tra la prime varietà di pera a maturare.

In questo inizio d'estate si cominciano a raccogliere diversi tipi di frutta, ma a fare la parte del leone sono le drupacee. albicocche, pesche, susine, persino le ultime ciliege. Ma esistono anche alcune varietà di pere che maturano proprio in questo periodo, e in manienra particolare attorno al 29 giugno, data in cui la Chiesa Cattolica festeggia San Pietro: proprio per questo tali varietà sono chiamate di solito Peri di San Pietro o, come accade qui in Veneto, Peretti Sampieroi.

I singoli frutti sembrano piccoli gioielli arrotondati.

Si tratta di differenti antiche varietà diffuse lungo la penisola e che sembrano avere diversi punti in comune tra
Giovane maschio di Polverara tortora. Allevatrice D. O., foto A. Mangoni.

Pochi giorni fa ho avuto la fortuna di far visita a una cara amica allevatrice di Polverara, razze che seleziona da molti anni con ottimi risultati. Ad un tratto, mentre osservavo un gruppo di giovani Polverara bianche, l'occhio mi è caduto su un esemplare dalla livrea differente. Appena più scuro, con una livrea che virava quasi al marrone-grigiastro, e penne ben delineate con tinte marroni sul groppone e sul collo. Era un giovane galletto dai tarsi verde oliva, che sfoggiava inequivocabilmente le caratteristiche di una vecchia e oramai data per scomparsa colorazione nota in passato per la Polverara: la colorazione tortora, oggi conosciuta come caki.

Tracce di questa colorazione nella Polverara sembrano essere davvero antiche. In un quadro di Vincenzo Campi realizzato attorno al 1580 si notano in un angolo due galli appesi, entrambi con caratteristiche facilmente riconducibili all'antica Polverara. Uno dei due sembra essere bianco, mentre l'altro mostra una livrea tortora.

Particolare del quadro "La Pollivendola" di Vincenzo Campi.

In seguito in un vecchio catalogo della ditta Lyon dato alle stampe nel 1893 si legge che tra le livree la Polverara può annoverare anche la colorazione tortora. Dopo questa citazione occorrerà veder passare un secolo prima di ritrovare questa caratteristica nella Polverara.
Dobbiamo infatti arrivare alla fine del XX secolo, quando
Abbiamo spesso parlato di pulcini che nascono, di uova da incubare... ma avete mai visto il momento esatto in cui un pulcino? In questo breve video ecco la schiusa di un uovo di Polverara. Godetevi il piccolo magico momento di questa nascita. A presto!



La trinarola, antico strumento agricolo. Foto Andrea Mangoni.

Capita, durante una ristrutturazione, di trovare qualche oggetto che ci parli direttamente del passato e delle nostre famiglie. Nel mio caso, durante alcuni lavori è emersa dai meandri di un ripostiglio una vecchia trinarola.

Che cos'era la trinarola? Oggi non si usa più, ma un tempo trovava applicaėzione nella coltivazione, ad esempio, del mais. Per quello che mi è stato spiegato da un contadino del posto, veniva impiegata per rivoltare e sollevare il terreno ricoprendo la base delle piante di mais, facendo passare l'attrezzo nello spazio compreso tra due file, o trini appunto, di granoturco; da qui il suo nome. Era un lavoro duro che contemplava due attori principali: l'duomo, che spingeva i manubri nella parte posteriore, e il cavallo, che tirava, davanti, legato al gancio anteriore.

Oggi la trinarola non potrebbe essere più usata, a causa dei diversi sistemi di impianto del mais e delle diverse tecniche colturali, ma assume un valore simbolico, la rappresentazione del cibo ottenuto dai nostri nonno con fatica e sudore, in un lavoro corale che univa duomo e animali come parti integranti di un sistema di agricoltura certo meno redditizia ma altrettanto sicuramente più rispettosa dell'ambiente.

Ancora un dettaglio della trinarola. Foto Andrea Mangoni.
Una gallina cova in un nido fatto con cassette della frutta.

Le galline, in fatto di nidi, sarebbero per loro natura piuttosto esigenti. Che poi si adattino a quallo che noi proponiamo loro, è un altro discorso... ma se dipendesse da loro scegliere, avrebbero idee molto chiare sulle caratteristiche che un nido deve avere. Innanzitutto, deve farle sentire sicure: pareti alte, possibilità di sentirsi riparate e nascoste alla vista, buona areazione, tutte caratteristiche che un buon nido dovrebbe avere. A molti allevatori è capitato di trovare galline in deposizione dentro secchi di plastica, sacchi del mangime, dietro tavolati di legno o nello spazio tra due balle di paglia.

Chioccia che cova in un secchio. Foto di Andrea Mangoni.

In effetti, uno dei nidi migliori può essere realizzato semplicemente con un secchio di plastica, sul cui fondo disporre un paio di zolle di terra sminuzzate e coperte con
Galletto di razza Polverara. Foto Andrea Mangoni.

Anche quest'anno l'avventura dell'allevamento di questa magnifica razza continua. Diversamente dallo scorso anno, le schiuse sono iniziate tardi e perciò non posso dire di esser molto felice dei risultati ottenuti finora, ma per lo meno si procede... a rilento, ma si procede. 


Due pulcini di Polverara di pochi giorni. Foto Andrea Mangoni.

Prima di tutto, iniziamo con qualche soddisfazione. Il sistema di accoppiamento a spirale adottato lo scorso anno sembra dare i frutti sperati. Sono nate diverse belle Polverara che hanno costituito dei gruppi riproduttivi interessanti. In particolar modo, da uno di questi provengono i due esemplari che ho portato ai Campionati Nazionali di Avicoltura FIAV 2013; entrambi i sogetti hanno avuto un buon punteggio e uno è diventato
Frittata coi carletti e fiori di sambuco fritti in pastella.

Prologo. Le sei di sera, pochi giorni fa. Per il bimbo la cena è praticamente già pronta, per noi genitori invece no. Cosa mangiare di buono? Idea, facciamo una cenetta alternativa, provando a usare ciò che la natura ci offre! Breve consultazione con la moglie e la decisione è presto presa: stasera mangeremo frittata coi carletti accompagnata da fette di pane ai cereali e fiori di sambuco fritti in pastella! 

Mancano le materie prime, ma a questo si rimedia presto... In cinque minuti sono in pollaio, e recupero delle buone uova di giornata di Gallina Polverara. Poi in un prato che conosco, a pochi chilometri, dove crescono abbondanti i carletti; quindi in campagna, dove un enorme arbusto di sambuco in fiore mi fornisce le ultime materie prime per la cena. Ma andiamo a conoscere meglio i protagonisti del nostro menù, prima di vedere da vicino le ricette utilizzate.

Procuriamoci gli ingredienti: fusti giovani di Silene vulgaris in un prato e uova freschissime in pollaio. Se non è una cena a "Km 0", ci manca davvero poco!

"Carletti" è il nome con cui sono conosciuti nelle provincie di Venezia e Padova i giovani germogli primaverili della silene comune (Silene vulgaris), una spontanea localmente nota in varie parti d'Italia anche come strigoli, sciopett, schioppettini, sonaglini, cavoli della comare, eccetera. Si tratta di una pianta che si
Neotinea tridentata. Foto Andrea Mangoni. Clicca per ingrandire.

Pochi passi lungo l'argine di un canale, nel padovano, ed ecco che tra le foglie e gli steli compare inconfondibile una vecchia amica. Si tratta di un'orchidea spontanea, Neotinea tridentata, di cui abbiamo già parlato in passato. Piccola, delicata, bellissima, le sue infiorescenze bianche ciazzate di viola o rosso sono stupende. Ho sempre pensato che si trattasse di una pianta pronta a spuntare, al pari di altre orchidee, in primavera, ma negli anni ho imparato che le rosette basali compaiono in pieno inverno, già a dicembre, e che solo in aprile riescono a fiorire. I fiori che crescono tra l'erba alta hanno steli lunghi, si appoggiano alle graminacee per arrivare al sole, e se mi sdraio a terra i giochi di luce e controluce sui loro petali le fanno somigliare a gioielli.

Oxythyrea funesta su scabiosa. Foto Andrea Mangoni. Clicca per ingrandire.

Il prato in cui la incontro è ricco di altri fiori - salvie, veccie, ranuncoli. Qua e là s scorge qualche scabiosa viola palido, e su una di esse incontro un piccolo coleottero, un cetonino, l'Oxythyrea funesta. Si tratta di una specie molto comune, spesso dannosa a causa della sua abitdine di nutrirsi a scapito di rose e fiori di alberi da frutto, ma qui in natura è solo un altro pezzetto di biodiversità. I due coleotteri somigliano a una lucida - e pelosa! - scacchiera nera e bianca. Forse sono una coppia, forse si sono appena accoppiati. Forse presto la femmina deporrà le sue uova nel terreno, e le larve che ne nasceranno si nutriranno delle radici delle erbe della riva per un anno, prima di trasformarsi a loro volta in coleotteri adulti. 
Chissà. Nel frattempo aspetterò il prossimo incontro con qualche altra meravigliosa creatura delle nostre campagne.

Neotinea tridentata. Foto Andrea Mangoni. Clicca per ingrandire.

Preparare i semenzai e far nascere da sé le proprie piante: una cosa facile per tutti. Foto Andrea Mangoni.

Quarto appuntamento con le abilità del fattore moderno! Nelle scorse settimane abbiamo visto come iniziare un orto, ma per fare un orto occorre disporre di un adeguato numero di piantine dell'età adatta. La scelta più logica, per il fattore che punti all'autosufficienza alimentare, rimane quella di autoprodursi le piantine seminandole da sé. Vedremo quindi, oggi, cinque differenti modi di realizzare un semenzaio; inoltre come al solito troverete link a siti in tema, video, libri e altre risorse su questo argomento.

Un orto urbano. Ognuno di noi può far nascere le proprie piante.

La presemina di molti ortaggi va effettuata tra gennaio e marzo, e va fatta in casa, perché le temperature esterne sono poco adatte a permettere a molte specie di germinare (ad esempio molte solanacee come i pomodori). Dobbiamo poter disporre quindi di una stanza luminosa e a temperatura costantemente sopra almeno ai
Una vite di Moscato bianco ottenuta da talea. Foto Andrea Mangoni.

Una vecchia casa abbandonata nella campagna veneziana. Sopra la porta, semidistrutta, una pergola di vite ormai collassata. Una pianta gigantesca, il tronco enorme e vecchio di lato, giovani tralci verdi che si arrampicano attorno agli stipiti. 
Un tempo molte case avevano pergolati di vite sopra le porte, per dare alla famiglia ombra, frescura e - perché no? - anche qualche bel grappolo da portare sulla mansa. Ma perduta la vita familiare, abbandonata la casa, anche la vite finisce con l'essere dimenticata. Eppure...

Una casa abbandonata, una vecchia pergola di vigna disfatta. L'avventura inizia così. Foto Andrea Mangoni.

Eppure a volte vale la pena cercare di recuperare queste vecchie piante. A volte dietro esse si nascondono varietà antiche, dimenticate, magari "fuori moda", ma in grado di
Un pollaio, allegro e colorato,  può rappresentare per il fattore moderno fonte di cibo e ricchezza. Nell'immagine polli di razza Millefiori di Lonigo, esemplari di Luca Rizzini, foto Andrea Mangoni.

Con questo nuovo post affrontiamo un argomento che per questo blog è un vero cavallo di battaglia: la costruzione e la gestione di un pollaio.
Fonte di cibo, il pollaio per il fattore moderno rappresenta anche un investimento capace di ripagarlo in vari modi, dal controllo alle infestanti alla pollina, ottimo concime se ben lavorato. E da sempre è stato così, nelle nostre campagne.

I pollai ad arca mobile sono estremamente pratici e relativamente semplici da realizzare. Foto Andrea Mangoni, pollaio di Gianni e Giuliana Uliana.

Un tempo il pollaio rappresentava tradizionalmente una fonte di ricchezza soprattutto per le massaie, che grazie al commercio e al baratto di uova, pulcini e polli potevano mandare avanti l'economia domestica. Oggi il pollaio
L'antica casa padronale abbandonata. Foto Andrea Mangoni.

Sono in macchina, una strada di campagna stretta tra il mio paese e uno limitrofo, quando a una curva vedo un'enorme casa di contadini, bellissima, antica, abbandonata. Sembra una fortezza che abbia subito un assedio: le imposte aperte, le finestre come orbite vuote, le stanze vuote come spelonche. Sola, ma non del tutto. Di fronte a lei un gigante sembra stare di guardia: è un gigantesco ciliegio. Non ricordo di averne mai visto uno di simile. Il diametro alla base del tronco... quanto? Novanta centimetri? Un metro? I rami più bassi si incurvano e le loro punte svettano a tre metri d'altezza. Già, tre metri per le cime più basse, quasi tutte secche e morte. I rami superiori mostrano segni di gemme vitali.
Da quanto è lì, e soprattutto, fino a quanto rimarrà di guardia alla fortezza? Se passerò tra un mese, tra un anno, tra due... Lo troverò ancora?

Il gigantesco ciliegio. Foto Andrea Mangoni.
Parcheggio, scendo, mi avvicino. Prendo le cesoie, costruisco col ramo di un sanguinello un uncino e riesco a fatica ad abbassare un ramo con delle gemme ancora vive. Riesco a trattenerlo solo per pochi istanti, il tempo di allungare le cesoie ed è già sbalzato verso l'alto. Nelle mie mani restano solo due ramoscelli con poche gemme. Ma forse basteranno. Forse basteranno per fare un innesto, anche se il periodo migliore per innestare il ciliegio è già passato. Forse basteranno per portare anche nella mia campagna quel gigante risoluto. Forse basteranno poche gemme, per impedire che almeno uno dei due vegliardi, testimoni di un tempo antico in cui la campagna era vita, finisca col perdersi per sempre.

Due rametti... basteranno?
Non resta che attendere, per vedere se lo scrigno verde e rosso delle gemme si aprirà dando continuità all'esistenza di quell'immenso custode silente.

Le gemme nell'innesto iniziano a ingrossarsi... incrociamo le dita!

I fossati in campagna, ricchi d'acqua. Foto Andrea Mangoni.

Questo marzo, arrivato dopo un inverno caldo, è un marzo di lavori campestri. Orto, frutteto, pollaio:sembra che nessuno mi voglia lasciare tranquillo in poltrona. Ma è bellissimo lavorare in queste giornate di sole e vento, per quanto alcuni lavori possano essere pesanti. La campagna sta sprigionando tutta la sua bellezza, fatta di cieli tersi, del bianco profumato delle fioriture degli alberi da frutta, del canto dei galli e del verde tenero del grano. E allora, bando alle ciance e al lavoro!

Uno dei galli di Polverara del mio allevamento. Foto Andrea Mangoni.

Questa primavera sembra dedicata agli innesti. Negli scorsi anni sono nati parecchi franchi di ciliegio,e quest'anno ne ho approfittato per innestarvi delle marza di ciliegia bianca, dono di una mia studentessa, e altre di un antico e glorioso ciliegio trovato in un casolare abbandonato della mia zona. In più ho ricevuto da due anziani contadini marze di tre differenti varietà di pero, provenienti da alberi vecchi di un secolo e più. Non vedo l'ora di scoprire se avranno attecchito o meno.

Innesto a spacco di pero, con marze provenienti da una pianta di oltre un secolo di vita. Foto Andrea Mangoni.


In questi giorni una mia corsista, che seguiva il mio corso di Botanica e Giardinaggio, mi ha portato tre piante direttamente dal suo giardino. Due di esse - le vedete qui sotto, ai lati - sono cornioli (Cornus mas), riconoscibili dalla struttura "a croce" dei rami. Si tratta di una pianta
L'orto rappresenta IL caposaldo dell'autosufficienza alimentare.

Secondo appuntamento con questa nuova rubrica, e iniziamo immediatamente a entrare nel vivo della nostra lista. Non credo infatti esista nulla di più importante, per chi mira all'autosufficienza alimentare, di realizzare un orto in grado di fornire mese dopo mese ciò che la nostra tavola richiede.

L'orto ci permetterà di godere di vere primizie per la nostra tavola.

Un buon orto parte con un'attenta progettazione: si analizzano esposizione, pendenza, caratteristiche del terreno, venti dominanti, stagionalità della nostra regione, e da qui si parte a progettare la divisione del terreno in parcelle, le varie tipologie di ortaggi da piantare, le tecniche di coltivazione delle singole specie, le possibili
Fiori di susina Goccia d'Oro. Foto Andrea Mangoni.

Iniziamo oggi una nuova rubrica del blog. Raccoglieremo in singoli post una serie di consigli relativi all'affrontare determinati aspetti della vita in campagna, aspetti legati all'autosufficienza alimentare (e non solo). Oggi iniziamo a parlare di potature e innesti per quel che riguarda gli alberi da frutto.

Entrambe queste pratiche devono essere ben acquisite da qualunque fattore che desideri puntare all'autosufficienza alimentare. Saper potare una pianta in modo da massimizzarne la produzione, o saper innestare un franco nato da seme per ottnere un albero da frutto della varietà desiderata fanno parte di quelle nozioni indispensabili alla vita contadina. La potatura degli alberi da frutto è estremamente importante, come pratica, perché permette di gestire la crescita della pianta ma anche di aumentarne la produttività. L'innesto invece
I contadini di un tempo, in grado di padroneggiare mille abilità.

Tempo fa ho trovato un articolo su The Prairie Homestead, in cui si elencavano le 121 buone doti che un moderno fattore dovrebbe avere. Occorre dire che per "modern homesteading" si intende qualcosa, in lingua anglosassone, che va oltre al nostro concetto comune di fattoria, e che comprende invece tutta una serie di pratiche che portano all'autosufficienza alimentare (e non solo) oltre che alla capacità di sfruttare al massimo l'ambiente naturale, tramite ad esempio caccia e pesca, per permettere la sopravvivenza del proprio nucleo familiare. Molte di queste doti erano un tempo appannaggio comune del sapere contadino, mentre oggi si sono fatte via via più rare. Vale la pena tornare a padroneggiarle? Certo, soprattutto in momenti come questi in cui tanto cercare di tornare ad avere una vita più vicina alla natura quanto riuscire a fare economia e risparmiare sono della massima importanza. Senza contare che l'autosufficienza alimentare non è un traguardo del tutto inarrivabile, se si hanno a disposizione del terreno e il bagaglio di competenze necessario a gestirlo.

Il pollame, fonte di cibo e di altre risorse per il contadino.

Ecco quindi nascere un nuovo appuntamento del blog: in questo post elencheremo le 101 abilità che un fattore moderno dovrebbe avere, abilità che vanno dal saper coltivare la terra all'allevare animali, dal riciclare un oggetto a cucinare il pesce o il bollito. Per ciascun punto
Fiori di pesco Lorenzino. Foto Andrea Mangoni.
Tra le operazioni da compiere nel frutteto in questa stagione, gli innesti occupano un posto particolare. tramite gli innesti, infatti, possiamo moltiplicare il numero di varietà in nostro possesso. In questo post vi proporrò una mini-guida passo passo all'innesto a spacco, che si utilizza per innestare tanto pomacee che drupacee, e che si attua proprio in questi mesi dell'anno. Maggiori informazioni su innesti e potature li troverete in un prossimo post, che rappresenterà una piccola sorpresa. Intanto andiamo ad iniziare, vedendo il caso di un innesto di susino su portainnesto di mirabolano. 

Prepariamo il portainnesto, ripulendo il tronco dai rametti laterali e tagliandolo all'altezza desiderata con delle forbici da potatura ben affilate. Se usate il seghetto rifinite il taglio poi col coltello da innesto.

Preparate il portainnesto (cliccare per ingrandire).

Alcuni centimetri sotto il taglio fatto, praticate una legatura sul tronco del portainnesto. Potete usare anche del buon nastro isolante. La legatura servirà a impedire
Scusa Jack! Mi dispiace averti fatto male!

Ho sbagliato.
Niente da dire, ho sbagliato e l'ho fatto alla grande.
La scorsa settimana ho pubblicato sul blog un post che parlava di come accorciare gli speroni nei galli quando queste appendici crescono troppo, ferendo le galline negli accoppiamenti e impedendo al gallo di camminare bene. 
Avevo pubblicato una sequenza fotografica e un video a riguardo trovato su youtube; un amico, che devo sinceramente rigraziare (il dott. Alessio Zanon), mi ha fatto notare privatamente che la pratica da me proposta era dolorosa per gli animali in quanto non avevo compreso la presenza di un passaggio fondamentale, che impediva all'animale di soffrire. Il risultato era una fonte di dolore non indifferente per l'animale, anche se all'atto pratico quest'ultimo non lo manifestava affatto (e questo mi aveva indotto in errore). 
Ho provveduto a cancellare il post, ma nel frattempo aveva ricevuto già 68 visite.
Mi dispiace, non intendevo insegnare una pratica che potesse causare dolore inutile a un animale né intendevo in effetti metterla in atto io stesso. Mi dispiace soprattutto per il gallo delle foto, Jack, che non aveva battuto ciglio ma che aveva evidentemente sofferto.
Mi scuso con tutti i lettori del blog per l'accaduto, ma soprattutto con lui, che ne ha subito direttamente le conseguenze.

Come si presenta un uovo fecondo verso il 6° giorno di incubazione. Foto Andrea Mangoni.

Della speratura abbiamo già parlato in passato, anche con un video esplicativo. Si tratta in pratica di indirizzare un fascio di luce nel polo ottuso dell'uovo allo scopo di capire se sia presente o meno un embrione. Viene effettuata a partire dal 4° giorno di incubazione nelle uova a guscio bianco o chiaro, e a partire dal 6°-8° giorno in quelle a guscio roseo intenso, allo scopo di individuare le uova non fecondate e quelle con embrioni morti, e di rimuoverle dall'incubatrice. Ma come interpretare le situazioni che possiamo riscontrare? Vediamolo in questa brevissima mini-guida fotografica. 
Nella foto sopra si vede come si presenta un uovo fecondato dopo 6 giorni di incubazione. Si nota una forte differenza di colorazione tra la calottina chiara, la camera d'aria, e il resto dell'uovo. Si notano anche numerose vene e capillari. Se l'embrione è vicino al guscio, se ne possono notare i movimenti e si presenta come un punto scuro evidente circondato di vene rosse.
Nella foto sotto invece ecco come si presenta un uovo fecondato a 8-9 giorni dall'incubazione. La differenza con la camera d'aria appare più marcata e le vene si notano molto meno.

Embrione fecondato a 8-9 giorni di incubazione. Foto Andrea Mangoni.

L'uovo qui sotto appare ancora differente. Presenta infatti una camera d'aria anomala, spostata di lato (a destra), e molto più ampia del dovuto. L'embrione, la massa scura al centro, è circondato dalle vene e sembra essere più
Un pratico abbeveratoio a sifone? Fatelo riciclando le bottiglie di plastica!

Tempo di nascite, tempo di pulcini, e tempo di spolverare le vecchie attrezzature. A volte però ci servirebbe un abbeveratoio piccino per una schiusa di pulcini poco numerosa, o per dei piccoli che ci sono arrivati inaspettatamente. In queste occasioni vale la pena pensare di riciclare creativamente le vecchie bottiglie dell'acqua minerale, per costruire un pratico abbeveratoio a sifone a costo zero! Vediamo insieme cosa ci serve per iniziare. 

Il materiale occorrente (clicca per ingrandire).

Per costruire il nostro abbeveratoio ci occorrono una bottiglia di grandi dimensioni che fungerà da sostegno (A), una bottiglia di diametro nettamente inferiore alla prima che sarà il serbatoio d'acqua principale (2), e un cutter o taglierino (C). 
Se usiamo come bottiglia principale una bottiglia da un litro e mezzo, procuriamoci come sostegno una bottiglia da due litri. Seguendo le indicazioni della figura sottostante, pratichiamo dei tagli col cutter in

Nel fagiano argentato (Lophura nychtemera) il maschio presenta una colorazione molto più appariscente rispetto alla femmina.  È un segnale onesto? Foto Andrea Mangoni.

Le bacheche di Facebook si stanno intasando: il 14 febbraio si avvicina, e amici e conoscenti si danno da fare per farci capire, che lo vogliamo o no, cosa ne pensano loro di San Valentino. La festa degli innamorati, tra romanticismi e speculazioni commerciali, non lascia indifferenti ma di certo è vero che aumentano nelle nostre bacheche gli stati depressi riguardanti le sfortune in amore. Ma ne vale la pena? Suvvia, ridimensioniamo le nostre pene amorose; c'è chi sta messo peggio. Non ci credete? Beh, oggi è il Darwin Day, e chi meglio del buon vecchio Charles poteva ispirarci per un bel post etologico-evolutivo? E allora via, si inizi a parlare di selezione e conflitto sessuale!


Betta splendens, una specie di pesce in cui è la femmina a scegliere. Foto Andrea Mangoni.

"Io credo che quando i maschi e le femmine di una specie animale hanno le stesse abitudini generali di vita, ma differiscono nella struttura, nel colore e negli ornamenti, tali differenze derivano principalmente dall'elezione sessuale". Così, oltre 100 anni fa, Darwin affrontava il tema della selezione sessuale negli animali, partendo dall'osservazione che in alcune specie, sessualmente dimorfiche, in cui i maschi presentavano ornamenti o livree particolarmente appariscenti rispetto a quelli delle compagne, questi dovevano essersi evoluti in
Magnifico gallo di Millefiori di Lonigo. Allevatore Luca Rizzini, foto Andrea Mangoni. Clicca sulla foto per ingrandire.

Oggi voglio tornare a parlare più diffusamente in questo blog della bellissima Millefiori di Lonigo o Millefiori Veneta, dopo l'accenno fatto anni or sono.  L'occasione per farlo mi viene da una recente visita a Luca Rizzini, selezionatore della razza, presso la cui abitazione ho potuto scattare le foto che accompagnano quest'articolo; ma vengo spinto a parlare di questa razza soprattutto perché negli ultimi anni alcuni privati (e non solo...) hanno continuato a propagandare un'idea deleteria, ovverosia che la Millefiori di Lonigo sia semplicemente l'Italiener Millefiori, venduta in Italia anche col nome di Italiana Comune Locale Millefiori, col risultato che oggi molti vendono la seconda per la prima. Questo "scambio di identità", qualunque sia il motivo del suo essere, è totalmente inappropriato, e ce lo dicono la storia e le caratteristiche genetiche stesse delle due razze. 

Gallina di Millefiori di Lonigo. Allevatore Luca Rizzini, foto Andrea Mangoni. Clicca sulla foto per ingrandire.

La Millefiori di Lonigo è una stupenda razza a duplice attitudine, i cui galli possono arrivare a pesare dai 2,8 ai 3,5 kg (negli esemplari più grossi e vecchi) mentre le femmine possono superare i 2,5 Kg. Può deporre fino a
Giovani polli al pascolo, in dicembre. Anche con il freddo, questi animali se la caveranno egregiamente. Foto Andrea Mangoni.

Con l'inverno si ripropone all'avicoltore un dubbio: conviene allevare i propri polli all'aperto o al chiuso? Ovverosia, qual'è il modo migliore per far trascorrere questa stagione ai nostri animali? 

In generale, i polli sono animali fatti per stare all'aperto. Amano scorrazzare per la campagna, spesso incuranti del freddo, della pioggia e del gelo. Molte razze amano anzi stare sempre all'aperto, dormendo sugli alberi se ne hanno la possibilità. Ho visto interi gruppi di polli dormire sui rami di un frutteto, incuranti di pioggia e neve, rimanendo sempre sani e forti. Le galline spesso cessano di produrre durante le giornate più fredde e rispetto agli animali allevati al chiuso iniziano a deporre più tardi, ma ne guadagnano di solito in robustezza e capacità di sopportare le avversità. 

La pioggia provoca la formazione nei recinti di uno spesso strato di fango, che può essere nocivo agli animali. Foto Andrea Mangoni.

Ma cosa succede se i polli non sono allevati al pascolo, ma in recinti? Per quanto si limiti il numero di animali, di norma la presenza dei polli in un terreno recintato comporta la scomparsa di qualsivoglia filo d'erba. La