Carissimi, a causa di un problema col sistema operativo del PC fisso, attualmente sono nella condizione di aver perduto praticamente TUTTI i contatti email raccolti negli ultimi 10 anni. In attesa di capire se il danno al mio computer sia irreparabile o meno, invito chiunque abbia avuto modo di contattarmi in passato a inviarmi una mail, per poter così tornare a recuperare almeno in parte quanto perso. A presto!
Ciao a tutti, nelle prossime settimane il blog vedrà una momentanea sospensione della pubblicazione di nuovi post. Il motivo è semplice: a causa di prossimi impegni familiari, il tempo a mia disposizione sarà ridotto all'osso, e quello che avrò sarà dirottato sulla stesura del mio prossimo libro, che vorrei riuscire a dare alle stampe per l'autunno. Se nel frattempo mi capitassero per le mani cose interessanti... allora tornerò ad aggiornare il blog. Ciao a tutti, quindi, e a presto!
La riproduzione è sempre il momento più alto dell'allevamento: la nascita di una nuova generazione, nuove e meravigliose vite che verranno ad arricchire il nostro pollaio (e anche a farci dannare un po'!), insomma nuove speranze e nuovi progetti da fare.
Ho già avuto modo di parlare della schiusa artificiale, ma tanti mi hanno scritto per parlare di questo o di quell'aspetto legato all'incubazione naturale delle uova, quelli, insomma, legati alla cara, vecchia chioccia... Così ho deciso di scrivere qualche riga a proposito.
Innanzitutto, una delle domande che mi viene fatta più di frequente è la seguente: come posso indurre una gallina a diventare chioccia?? Ebbene, la risposta è purtroppo abbastanza netta: non si dovrebbe mai cercare di indurre forzatamente una gallina a diventare chioccia. In passato, spesso le contadine avevano necessità estrema di poter avere dei pulcini, ed erano state sviluppate alcune tecniche particolari proprio per riuscire a indurre una gallina alla cova; ciononostante, le galline dei nostri nonni spesso erano galline autoctone, che già presentavano in qualche misura l'istinto alla cova, istinto che trae la sua origine da una ben definita componente del patrimonio genetico dell'animale; così avremo razze con una maggiore propensione alla cova e razze invece che ne sono quasi prive. Ad esempio, le galline di razza Cocincina, o i tanti ibridi nani noti come "americanine" o "mugellesi" hanno di solito una fortissima propensione alla cova, tanto che a volte iniziano ad incubare le uova dopo averne deposte appena 7 o 8; le odierne ovaiole, invece, sono state selezionate per decenni proprio allo scopo di eliminare qualsivoglia traccia di tale istinto, per cui sarà assolutamente inutile provare a convincere una Livornese da capannone a covare: non lo farà! C'è un'altra cosa da aggiungere, molto importante: la cova è un momento difficile ed estremamente impegnativo per qualunque gallina: solo un animale in perfette condizioni fisiche cercherà di covare. Per questo, indurre artificialmente la cova in una gallina non pronta potrebbe significare un grave rischio per la sua salute, senza contare che alcuni di questi metodi erano estremamente cruenti o quanto meno debilitanti per gli animali che vi erano sottoposti!
Ok, ora abbiamo allora capito che dovremo procurarci preferibilmente almeno una gallina appartenente ad una razza che ha conservato l'istinto alla cova. Quindi, quando essa avrà iniziato a deporre, inizieremo anche noi a raccogliere le uova degli esemplari che ci interessano, per potergliele mettere sotto nel momento in cui inizierà a covare. Non eccedete mai oltre le 12-14 uova da destinare a ciascuna chioccia: tenete conto che la povera gallina ha dei limiti fisici!! Le uova vanno conservate in un ambiente fresco, con la punta verso il basso, per un massimo di 15-18 giorni; poi vanno destinate alla mensa (vostra o dei vostri animali).
Un'altra domanda frequentissima che mi viene posta è questa: come posso spostare una chioccia e cambiarla di nido? In effetti, spesso capita che i polli depongano in posti scomodi, "pericolosi" o anche solo in nidi non sicuri. In questi casi è necessario spostare la futura mamma, tenendo però conto di alcune importanti indicazioni di base. Il nuovo nido dovrà essere ben riparato e sarà costituito preferibilmente da una cassettina od una cesta dai lati alti circa 10-15 cm (ottime tante cestine per la frutta), e foderato all'interno con un buon substrato morbido ed accogliente. Per la mia esperienza personale, il substrato migliore si è rivelato finora il truciolo depolverato usato come lettiera per gli animali: oltre ad essere molto igienico e a trattenere l'umidità, è anche piuttosto economico ed utilizzabile in seguito come lettiera per i pulcini. Inoltre, potete provare a mescolare del tabacco in polvere al truciolo, in quanto la nicotina in esso contenuta può fungere da insetticida naturale nei confronti dei tanti parassiti esterni della gallina stessa. A questo proposito non posso fare a meno di raccomandarvi di controllare molto bene la vostra chioccia e di verificare che lei o la lettiera non ospitino un numero eccessivo di ectoparassiti (pidocchi pollini, acari, ecc...): viste le condizioni di immobilità della futura mamma, potrebbero moltiplicarsi fino ad indebolirla seriamente se non addirittura ad ucciderla. Attenzione in particolar modo agli acari ematofagi, che vivono nel substrato ed escono solo di notte per succhiare il sangue: non avete idea di quanto possa esser brutto andare in pollaio una mattina e trovarvi dentro una chioccia morta dissanguata sopra le uova!
Tornando a noi, una volta preparato il nido giunge finalmente il momento di spostare la chioccia. Questa operazione va effettuata sempre DI NOTTE: la gallina, infatti, se spostata di giorno potrebbe stressarsi eccessivamente e decidere di abbandonare la covata. Procedete invece così: andate dalla chioccia di notte, prelevate alcune delle sue uova ben calde e mettetele nel nuovo nido, quindi prendete la gallina e fate altrettanto. Il buio ed il calore delle uova sotto di lei la tranquillizzeranno, e le sembrerà di non essersi mossa. Quindi mettetele sotto anche le restanti uova. Al mattino, con la luce del sole, si sarà quasi certamente già abituata alla nuova sistemazione e difficilmente abbandonerà la cova. Con questo sistema ho spostato nell'ultimo anno 5 chiocce, di cui due tacchine, senza problemi di sorta.
Soprattutto nei primi giorni di cova, assicuratevi che la gallina beva e mangi. L'ideale sarebbe mettere cibo ed acqua in contenitori bassi davanti al nido, e distanti circa 30-50 cm da esso, in maniera che essa debba uscire dal nido stesso per nutrirsi: in questo modo una volta alzatasi ne approfitterà per defecare al di fuori, mantenendo pulito il substrato. Se non dovesse nutrirsi da sola, ogni due giorni provate a sollevarla delicatamente e a posarla davanti al cibo fuori dal nido.
Ed ora arriviamo al momento forse più delicato: la nascita dei pulcini. Delicato perchè i piccoli rappresentano una preda ambita per i roditori come i ratti e per altri predatori. Per questo, di solito, io trasferisco la chioccia (uno o due giorni prima della nascita), in una gabbia, assieme a tutto il nido. La gabbia dev'essere abbastanza grande da permettere alla gallina di muoversi, di alzarsi in piedi e di allontanarsi dal nido; diciamo che per le razze medio-piccole può andar bene una gabbia di un metro per sessanta centimetri di base, e 50-60 cm d'altezza. La gabbia dovrà essere ovviamente fatta con rete a maglie fine, di circa 1/2 cm, e con un'ottima chiusura. La chioccia potrà restare nella gabbia coi pulcini per il primo mese, quindi verrà allontanata e tornerà con le altre galline; i pulcini rimarranno in gabbia invece fino ai 2 - 3 mesi, fino a quando cioè potranno essere in grado di difendersi abbastanza bene o di scappare efficacemente. Se pensate che sia un pò troppo esagerato, credetemi: non avete idea di quello che puà fare un ratto. Giusto stamattina ho trovato una giovane Polverara, la migliore della prima covata di quest'anno, uccisa dai ratti; e giusto un anno fa i ratti avevano ucciso anche suo nonno, Leonida. Per cui, massima attenzione ai predatori!!
A volte invece ci si può trovare ad avere bisogno di una buona balia, cioè di una gallina che si prenda cura di alcuni pulcini (nati ad esempio in incubatrice). In tal caso una chioccia è una manna da cielo: si può aspettare che comincino a nascere i suoi pulcini, quindi aggiungerle (sempre di sera) qualche "figlio adottivo", mettendoglielo sotto ed inserendolo dalla parte della... coda della gallina. O ancora, se non si puà aspettare, si potranno aggiungere i pulcini di notte togliendo nel contempo le uova: spesso una chioccia accetterà di diventare mamma anche solo pochi giorni dall'inizio della cova. Resta il perciolo che la chioccia comunque non riconosca i piccoli come suoi, o che semplicemente li rifiuti: in questo caso potrebbe anche ucciderli. Un tempo si usava cucire in maniera particolare le palpebre delle chiocce per evitare che questo accadesse, ora, lontani da questi metodi barbari, l'unico consiglio valido è quello di sorvegliare attentamente ciò che accade e di allevare artificialmente, se necessario, i piccoli., rinunciando così alla balia.
Da ultimo, in questa discussione sulle chiocce... c'è chi ha il problema inverso: una gallina che cova quando non dovrebbe o non vorremmo. Le opzioni possibili sono diverse: disturbarla spesso, metterla con le zampe a mollo in acqua fredda, ecc... In alternativa, prendete al più vicino mercato un pulcinotto, il più piccolo possibile, metteteglielo sotto di notte... e lasciatele fare la mamma per un po'!
Ecco, con questo credo di aver detto tutto. Se avete suggerimenti, informazioni o altro, i commenti sono qui sotto!
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E' USCITO "IL POLLAIO PER TUTTI", IL NUOVO LIBRO DI ANDREA MANGONI!
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Era come se il prato fosse tutto cosparso di piccole scacchiere volanti. Certo, a guardarle con attenzione, ci si rendeva conto che il disegno non era poi così regolare, ma l'impressione che davano le dozzine di esemplari di galatea (Melanargia galathea) svolazzanti su quel prato alpino era proprio quella.
La galatea è una farfalla diurna appartenente alla famiglia dei Ninfalidi (Nymphalidae), famiglia questa che comprende anche altre notissime bellezze alate quali le variopinte Vanesse, le aggraziate melitee o le mediterranee jasio. La galatea è una specie ampiamente diffusa in quasi tutta l'Europa continentale, e si adatta a climi ed ambienti anche molto differenti fra loro, colonizzando tanto le pianure quanto le zone montuose, fino a oltre i 2500 metri d'altitudine.
Con un'apertura alare di circa 4 cm e mezzo, non è certo una gigantessa; ciononostante la sua peculiare colorazione la fa notare immediatamente. I suoi bruchi si nutrono di graminacee, come ad esempio i rappresentanti del genere Poa. Nati in estate, si accrescono fino all'autunno, quindi svernano per poi ricominciare a nutrirsi in primavera. Dopo essersi impupati ai piedi delle piante nutrici, essi riemergono come adulti tra giugno e luglio, in una frenesia di voli e di luci estivi.
Ed è così che le abbiamo trovate noi, intente a nutrirsi su centauree e orchidee spontanee in un prato assolato del Cadore. Ma, tra tutti gli esemplari, uno spiccava per il volo lento e delicato, e a vederlo da vicino si capiva perchè: una delle sue ali era rovinata. Forse l'incontro con un uccello, o con una mantide... chissà. Comunque sia, aveva un'aria maestosa e malinconica, che chiedeva d'essere immortalata; spero solo di esserci riuscito degnamente.
- 1,2 Kg di frutti di bosco;
- 600 gr di zucchero;
- Il succo di un limone e mezzo;
- Due mele verdi acerbe di taglia media.
- 120 gr di lamponi (oppure di more);
- 120 gr di zucchero;
- 500 ml di grappa bianca;
- Acqua quanto basta.
Ed eccoci qui, di ritorno dalle ferie, finalmente! Oddio, "finalmente" si fa per dire, visto che il fresco, la natura, la bellezza ed il riposo non facevano certo venir voglia di tornare, però...
Però è bello anche tornare a casa, riprendere in mano le redini di quanto si era lasciato - da un lato - ed intraprendere strade completamente nuove - dall'altro. Alle molte persone che mi hanno scritto privatamente: abbiate un po' di pazienza e risponderò a tutti!! Ho trovato un accumulo di posta notevolissimo - del resto, quasi venti giorni senza aprire internet si fanno sentire.
Nei prossimi post vi racconterò qualcosa di più sulle meraviglie incontrate tra le Dolomiti cadorine, intanto vi lascio con due immagini-emblema di queste vacanze. Un abbraccio a tutti!