Alle 6 del mattino, quando suona la sveglia, il corpo tende in maniera naturale a ribellarsi e a permanere, - come nella più classica delle leggi fisiche - nel suo stato di immobilità, rifiutandosi di abbandonare le fantasie oniriche. Ma non ha speranza: lo costringerò ad alzarsi e a svegliarsi, magari con l'aiuto di qualche manata di acqua fresca in pieno viso.
Luce nascente.
Dopo quasi un anno di più o meno regolare corsa campestre mattutina, in aprile il mio ginocchio destro ha deciso di dare forfait. Edema spongioso, cartilagini dolenti, a volte fitte tali da fare pensare che il ginocchio fosse in frantumi.
Ho aspettato mesi, ma il responso delle visite è stato unanime: stop alla corsa.
Ma dovevo - volevo - trovare un'alternativa che mi permettesse di fare abbastanza esercizio all'aperto e alla fine ho deciso per provare la bici. Ho riassestato la vecchia Mountain bike della mia giovinezza, e ho fatto un tentativo.
Un'ora di corsa in bici, alle 6 del mattino. Almeno 5 volte a settimana.
Ho sentito da subito rinforzarsi la muscolatura delle gambe, specie attorno alle ginocchia. Il dolore al destro è migliorato sensibilmente, mi sento energico, carico di voglia di fare. Ma sono altri i vantaggi che amo. Vedere i paesi del vicinato quasi senza nessuno intorno; osservare case e paesaggi da un'angolazione diversa, scoprendo dettagli che in auto finiscono inevitabilmente per perdersi. E ancora, il movimento fluido e continuo della bici sembra allarmare meno gli animali, che spesso così si lasciano avvicinare di più: ieri è toccato a un airone grigio, oggi a un piccolo falco, domani chissà di chi sarà il turno. Ma ciò che più mi mancava era vedere le infinite sfumature dell'alba, col sole a sorgere sulle campagne dormienti, ammantate di rugiada, oppure facente capolino tra gli alberi lungo la Brenta, tingendone le acque d'oro.
Questo mi mancava, più di tutto: la luce nascente.
Buona alba e buon ferragosto a tutti.
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