Anatra muta cioccolata


Quando ero piccolo, c'era un animale che dominava incontrastato il pollaio di zio Fernando: un grosso maschio di anatra muta (Cairina moschata), che spadroneggiava su tutti gli altri avicoli. Ricordo gli avvertimenti dello zio: "Stàghe distante, che chel màsaro xé cativo" (Stagli lontano, che quel maschio di anatra è cattivo). Eppure quella meravigliosa creatura nera e bianca, con la sua testa ebano e rossa e il ciuffo in testa, mi piaceva da morire. È per questo che anni dopo, quando ho avuto il mio pollaio, ho ripreso qualche soggetto di questa specie. E dopo alcuni anni di stop, da due giorni, ho una nuova coppia. L'anatra muta non è una specie europea: viene infatti dal Sud America, ed è stata importata in Europa nel XVII secolo, diffondendosi molto presto grazie alle sue buone doti produttive e alla sua rusticità. 

Anatra muta

In effetti, rispetto ad altri anatidi si adatta bene a vivere anche senza un vero e proprio stagno cui poter accedere: per farla stare in salute e mantenerne il piumaggio in ordine basta anche un grosso catino o una mezza notte bassa, con un accesso facilitato. Gli animali ne godranno immensamente e basterà una frequente pulizia per non avere grossi problemi. Sono animali rustici, per cui una tettoia bassa potrebbe bastare come riparo, anche se spesso e volentieri le anatre mute amano dormire direttamente all'aperto. Le femmine sono ottime chiocce e si prendono cura amorevolmente delle uova arricchendo col proprio piumino il nido prescelto poco prima di mettersi a covare. L'incubazione dura 35 - 40 giorni, sensibilmente di più rispetto al tempo richiesto dalle uova delle anatre derivanti dal germano reale. I maschi possono essere fieramente aggressivi, e preferisco o godere di un piccolo harem. In caso non abbiano femmine della propria specie a disposizione, potremmo vederlo tentare di accoppiarsi, spesso con esiti nefasti, anche con galline ed altri avicoli, che rischiano di morire schiacciati o annegati. Ma la loro bellezza, la rusticità e i richiami bassi, quasi inudibili (che hanno loro valso appunto il nome di "muta") le rendono animali stupendi da allevare.


Anatra muta grigio perla



L'inverno porta un manto di brina che imbianca il paesaggio e indurisce il terreno. L'orto solo apparentemente è meno ricco, ma in realtà per chi ha saputo lavorare bene è in pieno rigoglío. L'orto invernale nasce in estate, tra luglio e settembre, con le prime piante di cavoli e cavolfiori piantate e fatte crescere con amore, tra gli attacchi della cavolaia e i bruchi di nottua che le insidiano. Le brassicacee sono le vere, grandi regine di questa stagione. Imponenti, odorose, pronte a offrire alla mensa sapori intensi e nutrienti preziosi: pare aiutino infatti a tenere lontane malattie cardiovascolari, rumori e varie malattie croniche. Ecco perché dunque non dovrebbero mai mancare nel nostro orto invernale. Ma l'orto d'inverno è ricco di altre forme e sapori. 



Cipolle invernali e cipollotti continuano a crescere come driadi che allungano le mani al cielo. In questa stagione possiamo risparmiare parte del lavoro di sarchiatura e di eliminazione delle erbacce. Magari potremo sfruttare la paglia rimasta dall'estate per pacciamare le loro "gombine", le loro parcelle di terreno, in attesa di raccoglierli e di gustarli. L'orto d'inverno non è solo verde. Lattughe e radicchi si sfumano di rosso e viola, chi più chi meno, e le foglie più esterne avvizziscono al gelo conservando integro un cuore di foglie compatto e croccante, che aspetta solo di essere raccolto prima che la primavera lo porti ad allungarsi in un fusto destinato ad andare in fioritura. Quest'anno, come ho già avuto modo di dire, non ho potuto piantare in orto invernale. Mi manca, ma ne approfitto per preparare le modifiche che voglio fare ad esso e al pollaio. Per cui, per questi scatti posso solo ringraziare il mio vicino, Antonio, che ha secondo me uno degli orti più belli e ordinati di Camponogara. Grazie infinite!




Ranunculus acris


Novembre - diciamocelo - non è esattamente prodigo di fioriture. Poche sono le specie che si sono attardate così tanto da offrire i loro calici alle ultime giornate di sole, ma essendo arrivate tardi le prime gelate alcune piante ci stupiscono ancora con macchie di colore inattese, a volte da cercare col lumicino tra la vegetazione morente, altre volte invece fieramente svettanti sulle foglie secche. È il caso del ranuncolo comune (Ranunculus acris), che mostra i suoi fiori gialli incurante del fatto che la primavera e l'estate siano passati da un pezzo. I suoi piccoli frutti sono costituiti da acheni lisci ammassati a formare quella che sembra una minuscola pigna, prima verde e poi marrone. I fiori, di un giallo quasi fluorescente, sono piccoli e semplici, con 5 petali. Tutta la pianta è velenosa, e il bestiame tende ad evitarla. Ma in questa stagione i suoi fiori, quando presenti, lo fanno sembrare un piccolo re incoronato d'oro. 

Silene alba

Totalmente diversi sono i fiori candidi della Silene alba, che in questa stagione nei miei campi sono davvero poco comuni. Questa pianta è conosciuta in dialetto come "réce de liègore", ovverosia "orecchie di lepre", nome col quale è ben conosciuta in quanto veniva attivamente ricercata a fini culinari. La Silene alba infatti è una stretta parente dei carletti o strigoli (Silene vulgaris), e come questi ultimi se ne consumano le foglie giovani, prima della fioritura, scottandole in padella con aglio, olio e sale, oppure utilizzandole in zuppe e minestre. Ma per ora, passato il momento magico del raccolto, non resta che ammirarne gli ultimi candidi fiori. Totalmente diversa per forma e portamento è l'erba morella (Solanum nigrum), una solanacee infestante che da tarda estate a tutto l'autunno sfoggia sulle foglie nerastre piccoli fiori bianchi e gialli che ricordano - non a caso - quelli di pomodori, patate e melanzane, suoi parenti prossimi. Al contrario di questi ultimi però l'erba morella sembra essere tossica, anche se in alcune parti del mondo pare ne siano presenti sottospecie commestibili le cui bacche nere sono regolarmente utilizzate. Ma non è il caso di provarci con la varietà presente nei nostri campi: potrebbe portare a una intossicazione più o meno grave. In compenso, pare che dall'incrocio di questa pianta con i pomodori si sia ottenuta una varietà di ciliegino neri ricchi in antociani. Insomma, in qualche maniera pare che abbiamo trovato modo di farne uso. In ogni caso, per ora, resta una delle ultime piante a ingentilire la campagna coi propri fiori.


Solanum nigrum



Giovane gallo di razza Polverara nera


Per un avicoltore la scelta dei riproduttori è il momento più delicato dell'anno, perché influenzerà tutto il lavoro dei 12 mesi successivi. Ma ancor più decisiva è la scelta del gallo, perché in una specie poligamica come  il pollo ogni maschio andrà a fecondare anche fino a 10 femmine. Diventa importante dunque cercare di fare la scelta migliore fin da subito, o per lo meno la meno peggio. 

Ecco, io a quest'ultima opzione sono ormai abbonato da anni: regolarmente tutti i soggetti migliori e più promettenti muoiono prima di entrare in riproduzione. Che sia un predatore o una malattia, un infarto o un incidente, potete scommettere che io mi troverò a lavorare quasi sempre con le mie seconde scelte. E anche quest'anno è andata - in parte - così. 

Il gallo migliore tra i nati del 2020 era un soggetto bianco, con una testa superba, cresta bellissima, barba folta, mantello candido. Unica pecca, la pelle bianca e tarsi ardesia. Ma a questo avrei potuto rimediare perché in eterozigosi, nel suo patrimonio genetico, erano nascosti pelle gialla e tarsi verdi. 

Beh, è morto. Da un giorno all'altro, all'improvviso, senza sintomi. 

Andato. 

Ho deciso quindi di valutare tra le possibili seconde scelte chi potesse essere il predestinato, e ho scelto lui, il soggetto della foto. Quello che mi ha fatto propendere per lui è stata la taglia: alto più dei fratelli nati prima di lui, è quello rimasto più indietro con lo sviluppo. Ovverosia, rispetto agli altri maturerà più tardi, ma diventerà - speranzosamente - più grosso e pesante.


Giovane gallo di razza Polverara nera

Il ciuffo non posso dire mi piaccia: troppo aperto, sparpagliato, ma devo dargli tempo: le penne stanno ancora finendo di crescere. In compenso ha una barba e dei favoriti magnifici, e gli orecchioni sono candidi. 

La cresta a cornetti è molto piccola, ma sembra regolare e perfetta: poiché quest'anno uno dei miei goal sarà quello di fare selezione proprio sulle creste, questa caratteristica me lo rende prezioso. Preferisco di solito galli con corna più sviluppate, ma mettendolo con le femmine giusto dovrebbe darmi animali di aspetto quasi luciferino. 

La pelle è gialla, i tarsi verdi ma purtroppo troppo chiari. Pazienza, anche qui mi affiderò alle femmine che gli saranno compagne.

Io cerco sempre però, nei galli, un carattere selvatico e vitale, la capacità di vivere fuori e di sopportare i rigori della brutta stagione. 

E lui, al momento, sembra cavarsela bene. Quando lo guardo correre, mi ricorda un Velociraptor, il collo proteso in avanti, la coda ancora incompleta rilevata, al vento,  l'occhio feroce fisso davanti a sé.

Ecco, l'occhio. 

Sto cercando di fissare gli occhi arancio come da standard nei miei animali. 

Ma soprattutto, l'occhio di un gallo di Polverara dev'essere feroce e fiero. E per ora, questo giovane gallo sembra esserlo, entrambe le cose. 

E questo lo rende per me di certo un degno candidato, alla fine, al ruolo di sultano del suo harem, come lo avrebbe chiamato a fine ottocento il buon vecchio Italo Mazzon.

Giovane gallo di razza Polverara nera



Ninfa di Nezara viridula o cimice verde


Nella campagna di novembre sono pochi gli insetti che si mostrano ancora attivi. Tra questi sono certamente abbondanti delle creature nere, verdi e rosse a pois bianchi: sono le ninfe di Nezara viridula, una delle più comuni cimici verdi, cosmopolita. Singole o in piccole gruppi, si vedono su una quantità di denaro versi fiori e ramoscelli, dai vecchi boccioli della centaurea ai germogli di bambù, passando per le bacche di sanguinella. Le ninfe impiegano con la bella stagione solo 35 giorni per divenire adulte, ma con le attuali temperature impiegheranno molto più tempo a passare i 5 stadi preimmaginali di cui si compone la loro "giovinezza". 

Ninfe di Nezara viridula o cimice verde


Fino al quarto stadio, come i soggetti di questa serie di foto, esse non sono nemmeno così simili agli insetti adulti, e c'è chi li scambia per strane coccinelle visto il pattern e la livrea. Solo al quinto stadio inizieranno a prendere la colorazione che le accompagnerà anche da adulte. L'adulto riuscirà a superare l'inverno, nascosto tra le foglie morte, sotto le cortecce staccate dei rami, o - più prosaicamente, con nostro sconforto - trovando rifugio in garage e cantine delle nostre abitazioni. In primavera torneranno a riprodursi, andando a causare anche danni di un certo rilievo ad alcune colture, come pomodori e soia. Ma per ora solo i giovani esemplari persistono sugli steli, intenti a nutrirsi e a crescere il più possibile, prima che il gelo arrivo e con esso una fine prematura.

Ninfa di Nezara viridula o cimice verde


 

Mangiatoia per polli al pascolo

L'allevamento al pascolo dei polli, come abbiamo più volte detto, è un toccasana per questi animali che ne guadagnano in salute, vigoria, resistenza alle malattie, minor stress. C'è comunque un particolare riguardante l'alimentazione che non va però sottovalutato: come fornire cibo ai polli al pascolo senza che questo si rovini con l'esposizione a pioggia, guazza, gelo e altre avversità atmosferiche? 

In generale si può costruire una piccola tettoia in legno dove sistemare abbeveratoi e mangiatoie protetti dalle intemperie, in modo che gli animali possano però accedervi liberamente. Ma se non pensate di avere sufficienti abilità manuali per autocostruirvene una, ecco che da Novital arriva una interessante alternativa. 

Come collaboratore dell'azienda ho potuto infatti testare in anteprima il nuovo modello di cavalletto con copertura antipioggia adatto a proteggere mangiatoie e abbeveratoi destinati ai polli al pascolo. Il cavalletto a tre gambe è equipaggiato con una copertura il plastica piramidale dotata di un'ampia apertura a zip su un lato, che permette la ricarica della mangiatoia senza problemi. La catena centrale permette di appendere la mangiatoia o l'abbeveratoio alla giusta altezza, che equivale di solito all'altezza media della testa dei polli che alleviamo. In questo modo gli animali sprecheranno molto meno cibo e per terra rimarrà poco per roditori e affini. Attenzione anche a posizionare la mangiatoia in modo che ma copertura sia sufficientemente vicina, in modo che non piova di stravento e che non si bagni quindi il cibo. 

Il risultato al momento è ottimo: gli animali si sono abituati al nuovo sistema di somministrazione del cibo in un paio di giorni, e al momento nonostante qualche pioggia e la guazza notturna il cibo si mantiene in ottime condizioni e la mangiatoia non si bagna. Io l'ho posizionata sotto un albero da frutta, e la copertura impedisce anche a foglie morte e detriti di finire dentro la mangiatoia. Vi lascio con un video in cui mostro montaggio e utilizzo di questa bella soluzione, pratica da utilizzare. Per maggiori informazioni sul prodotto potete inviare un messaggio privato agli account Facebook e Instagram di Novital. A presto!