Novembre - diciamocelo - non è esattamente prodigo di fioriture. Poche sono le specie che si sono attardate così tanto da offrire i loro calici alle ultime giornate di sole, ma essendo arrivate tardi le prime gelate alcune piante ci stupiscono ancora con macchie di colore inattese, a volte da cercare col lumicino tra la vegetazione morente, altre volte invece fieramente svettanti sulle foglie secche. È il caso del ranuncolo comune (Ranunculus acris), che mostra i suoi fiori gialli incurante del fatto che la primavera e l'estate siano passati da un pezzo. I suoi piccoli frutti sono costituiti da acheni lisci ammassati a formare quella che sembra una minuscola pigna, prima verde e poi marrone. I fiori, di un giallo quasi fluorescente, sono piccoli e semplici, con 5 petali. Tutta la pianta è velenosa, e il bestiame tende ad evitarla. Ma in questa stagione i suoi fiori, quando presenti, lo fanno sembrare un piccolo re incoronato d'oro.
Totalmente diversi sono i fiori candidi della Silene alba, che in questa stagione nei miei campi sono davvero poco comuni. Questa pianta è conosciuta in dialetto come "réce de liègore", ovverosia "orecchie di lepre", nome col quale è ben conosciuta in quanto veniva attivamente ricercata a fini culinari. La Silene alba infatti è una stretta parente dei carletti o strigoli (Silene vulgaris), e come questi ultimi se ne consumano le foglie giovani, prima della fioritura, scottandole in padella con aglio, olio e sale, oppure utilizzandole in zuppe e minestre. Ma per ora, passato il momento magico del raccolto, non resta che ammirarne gli ultimi candidi fiori. Totalmente diversa per forma e portamento è l'erba morella (Solanum nigrum), una solanacee infestante che da tarda estate a tutto l'autunno sfoggia sulle foglie nerastre piccoli fiori bianchi e gialli che ricordano - non a caso - quelli di pomodori, patate e melanzane, suoi parenti prossimi. Al contrario di questi ultimi però l'erba morella sembra essere tossica, anche se in alcune parti del mondo pare ne siano presenti sottospecie commestibili le cui bacche nere sono regolarmente utilizzate. Ma non è il caso di provarci con la varietà presente nei nostri campi: potrebbe portare a una intossicazione più o meno grave. In compenso, pare che dall'incrocio di questa pianta con i pomodori si sia ottenuta una varietà di ciliegino neri ricchi in antociani. Insomma, in qualche maniera pare che abbiamo trovato modo di farne uso. In ogni caso, per ora, resta una delle ultime piante a ingentilire la campagna coi propri fiori.
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