Fioriture, innesti e potature



Marzo è arrivato troppo presto. O forse è solo che febbraio è sembrato volare, avvolto (o meglio, travolto) da una dose di lavoro esorbitante e ottundente? Il tempo che mi è rimasto per la campagna è stato pochissimo, e quel poco l'ho dovuto forzatamente dedicare al frutteto che in questa stagione reclama le giuste attenzioni. Le prime fioriture stanno arrivando, e prima che le gemme turgide esplodano in boccioli rosei e candidi gli alberi vano potati, gli innesti fatti, i trapianti effettuati. Dalla potatura di quest'anno dipende, in pratica, il raccolto del prossimo anno: è ora infatti che influenzeremo la fioritura degli alberi della primavera dell'anno venturo. Al momento ho provveduto a potare peri, peschi, gelsi e albicocchi; per questi ultimi ho fatto appena in tempo, perché i loro fiori stanno già sbocciando, carnosi e bellissimi trasformando in nuvole rosee le chiome degli alberi.

Inoltre, anche quest'anno cercherò di portare nuove varietà nel frutteto, tramite innesti mirati. Da un anziano agricoltore ho avuto in dono marze di due varietà di pero antico, oltre che dei tralci di vite Corbinea o Corbinella; ho già provveduto a innestare i primi a spacco e a corona, sia su pero che su cotogno; la Corbinea la userò sia per rinnovare un vecchio filare sia per provare a innestare delle viti riparie nate lungo il fossato dai vecchi portainnesti di un vitigno ormai scomparso. Ho poi provveduto a invasare delle piante di ciliegio nate spontaneamente per poi innestarle con marze provenienti da una pianta che avevo a sua volta innestata a partire da un albero secolare trovato in una casa abbandonata d contadini. L'innesto a spacco è in questo caso uno dei più semplici: si prendono le marze, porzioni di rami dell'anno, e si affilano a cuneo nella parte inferiore. Si taglia il portainnesto, nel mio caso un franco, si effettua uno spacco diametrale abbastanza profondo e vi si infila la marza, facendo in modo che da un lato la corteccia di nesto e portainnesto (o meglio ancora, lo strato del cambio) coincidano. Si lega strettamente, si copre la ferita con mastice da innesti e si aspetta, speranzosi, di veder esplodere le gemme dando seguito all'eredità di queste antiche regine dei campi.


E così, ovunque ci si giri, ora, nella campagna dietro casa, ci si imbatte in rami tagliati. La potatura, come abbiamo detto, è importantissima. In generale cerco di rispettare la forma degli alberi, svuotando il centro della chioma, contenendone le dimensioni accorciando i rami con tagli di ritorno, eliminando i succhioni dritti l cielo come campanili. Cosa fare con gli scarti? Il legno migliore verrà destinato alla stufa, mentre parte dei rami più danneggiati sarà portata in campagna, nei cumuli accanto ai fossati, dove cerco di lasciare agli insetti xilofagi dei siti di deposizione invitanti, cosa di cui a ben vedere il picchio verde che continua a visitare la catasta di legna come fosse un fast food dovrebbe essermi grato. Alcuni dei rami più dritti e sottili mi potranno servire per qualche lavoretto, o nell'orto; altri invece diventeranno cenere da spargere sui campi, come concime. Nulla, in ogni caso, andrà sprecato. Ma marzo è arrivato, le gemme sono sempre più frettolose, e io devo sbrigarmi a finire questi lavori nel frutteto: mi attendono infatti le prime schiuse dell'anno, nuovi lavori in pollaio, e qualcosa da fare anche nella campagna. Via allora, bando alle ciance e continuiamo.



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