Maschio di drillo di Bioko (Mandrillus leucophaeus poensis). Foto di Justin Jay, fonte The Drill Project. |
Oggi, anniversario della nascita di Charles Darwin, in molti nel mondo ricorderanno la sua opera e le sue geniali intuizioni. Molti magari penseranno al suo viaggio sul Beagle, a quanto visto intorno al mondo, o a quella fucina di biodiversità che sono le Galapagos. Già, perché le isole, continenti in miniatura isolati dal mare in cui la distanza dalla terraferma agisce come spinta evolutiva massimizzando in molti casi la capacità degli organismi di dare origine a nuovi taxa per speciazione. L'isola come fucina di biodiversità, l'isola come avamposto delle nuove forme di vita. Ecco quindi l'ottava edizione del Carnevale della Biodiversità, ospitato questa volta da Leucophaea (dove troverete l'elenco dei post): L'isola che c'è.
E se l'isola, invece, non ci fosse più? Proprio per le loro straordinarie caratteristiche, le isole sono ambienti sì unici ma anche straordinariamente fragili, come dimostra la storia della loro colonizzazione.
E se l'isola, invece, non ci fosse più? Proprio per le loro straordinarie caratteristiche, le isole sono ambienti sì unici ma anche straordinariamente fragili, come dimostra la storia della loro colonizzazione.
Pensiamo alla fauna e alla flora di tante isole dell'Oceano Indiano o dell'Oceania, pensiamo al Dodo, e alla sua estinzione, o all'introduzione nelle Hawaii di organismi altamente distruttivi come ratti, gatti e manguste, e capiremo come le isole possano perdere le loro
straordinarie comunità senza nemmeno quasi rendersene conto, ad una velocità folle. E quando ciò accade? A volte l'uomo può ancora intervenire, altre volte invece non c'è più nulla da fare. Ma la speranza non deve abbandonarci, come insegna l'esempio di Round Island.
Round Island. Foto BluChameleon.org. |
Negli anni '70 del secolo scorso, Gerald Durrell (scrittore e straordinario naturalista) si rese conto che oramai il limite di guardia era stato passato da un pezzo, e decise tramite il suo Durrell Wildlife Conservation Trust, con l'appoggio di altre associazioni ambientaliste inglesi, di cercare di salvaguardare quello che restava della biodiversità dell'isola.
Le tre specie di rettili interessate dal programma di salvaguardia: lo scinco di Telfair (1 - Liolopisma telfairii), il gecko di Round Island (2 - Phelsuma guentheri) e il Boa di Round Island (3 - Casarea dussumieri). Foto BluChameleon.org. |
La situazione, come abbiamo detto, era critica. Solo una minima parte della foresta originale era rimasta intatta, e l'isola si presentava come uno scoglio arso dal sole ricco di piccole gole sulla sua estremità. La prima azione compiuta da Durrell fu quella di cercare le specie endemiche di rettili dell'isola, per tentare la strada della riproduzione in cattività e cercare in seguito di reintrodurle nel loro habitat naturale. Furono quindi catturati alcuni esemplari dello scinco di Telfair (Liolopisma telfairii), del gecko diurno di Round Island (Phelsuma guentheri) e del Boa di Round Island (Casarea dussumieri). Una quarta specie di rettile, il boa scavatore Bolyeria multocarinata, non venne più ritrovata, nonostante le ricerche in tutta l'isola, e venne perciò considerata estinta.
Bolyeria multocarinata. Estinta. |
Questo episodio dovrebbe dirla lunga sulla capacità dell'uomo di creare distruzione e scompiglio: prima si lasciano liberi organismi altamente devastanti in un ambiente incontaminato, poi li si deve eradicare, con sofferenza e pena per le povere bestie, se si vuole avere una minima speranza di salvare parte della comunità biologica originale dell'isola. Dopo alcuni anni, finalmente, i rettili di Round Island hanno potuto tirare un sospiro di sollievo: i boa sono passati da circo 250 a 1000 esemplari, sono state costituite nuove colonie di scinchi di Telfair e i primi incoraggianti tentativi di reintroduzione delle specie in questione stanno dando promettenti risultati. Persino l'isola, dopo quasi 20 anni di assenza di capre e conigli, inizia a rivestirsi di un tenue e sottile manto verde. la speranza è che un giorno anche l'originale foresta possa venire a ripristinarsi. Resta di certo l'amarezza per una simile quantità di vite sprecate, per le specie che si sono estinte e per tutta quella biodiversità che è andata perduta, forse per sempre.
Isola di Bioko e habitat dei drilli. |
Giovane drillo di Bioko (Mandrillus leucophaeus poensis). Foto di Joel Sartore, fonte Bioko.org. |
Tra le specie più rappresentative dell'isola, però, un cenno va certamente fatto sul drillo di Bioko (Mandrillus leucophaeus poensis), una sottospecie endemica del di per sé già raro drillo diffuso nell'entroterra del golfo di Guinea. Questi spettacolari primati, davvero poco studiati in natura, rappresentano bene la fauna minacciata di cui l'isola di Bioko sembra essere straordinariamente ricca. Quali sono i problemi cui vanno incontro questi animali? Uno dei principali sono le preferenze alimentari dei locali per quella che viene definita bushmeat, la cacciagione, termine omnicomprensivo che include tanto porcospini giganti e piccole antilopi quanto scimmie come, appunto, il nostro drillo. Specie nella capitale dell'isola, Malabo, il commercio delle carni di questi animali è molto sviluppato. Oltre al drillo sono naturalmente cacciate tutte le altre 7 specie di scimmie dell'isola, compreso il colobo rosso di Pennants (Procolobus pennantii), una delle 25 specie di scimmia più minacciate al mondo. se si pensa che apparentemente nessun centro di ricerca o zoo è riuscito a mantenere in cattività questa specie per più di un anno, è facile capire come la salvaguardia dell'habitat di questi animali assuma un'importanza incredibile.
Colobo rosso di Pennant (Procolobus pennantii). Fonte The Drill Project. |
ma in questo caso l'uomo non ha aspettato di dover... raccogliere i cocci, e si è dato da fare. Così l'isola di Bioko è diventata sede di numerose ricerche su numerosi taxa animali, dai primati alle tartarughe marine, dai camaleonti agli anfibi. In questo caso, l'animale simbolo dell'isola resta però il drillo: in quanto specie ombrello, la sua salvaguardia significherebbe la salvezza per decine di altre specie animali, garantendo così un futuro più roseo a tutta una serie di splendide creature, dalle ranocchie del genere Hyperolius al bellissimo ed endemico camaleonte di Fea (Trioceros feae).
Camaleonte di Feae (Trioceros feae) in display intimidatorio. Foto Elliott Chiu, fonte Bioko.org. |
Come realizzare un simile traguardo? Con l'ecoturismo, con la ricerca e anche con progetti come The Drill Project, un lavoro ambizioso che mira a produrre un film sulle foreste di Bioko e sui drilli, finora mai filmati in natura (sotto, il trailer del film). Un progetto quindi da aiutare e sostenere, oltre che da divulgare il più possibile. Perchè è anche tramite queste iniziative che potremo parlare, a riguardo della biodiversità insulare, de "l'isola che ci sarà", e delle isole che continueranno ad esserci.
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